Pierangelo Sapegno, La stampa 31/03/09, 31 marzo 2009
DONNE CONTRO PER IL TENENTE COLOMBO
La distanza che passa tra la finzione e la realtà dev’essere la stessa che passa fra il tenente Colombo e Peter Falk, il signore con l’occhio di vetro che l’ha incarnato per tutta la vita. Due mondi capovolti, ecco come sono. Non sappiamo dov’è finito l’investigatore con il sigaro in bocca e l’impermeabile sgualcito: è morto da qualche parte, 1998, ultima puntata e ultimo delitto, lui, il suo cane e la sua Peugeot 403 del 1959, piena di polvere come il primo giorno che l’ha tirata fuori per la tv. Dove finito Peter Falk invece lo sappiamo benissimo: va in giro con l’Alzheimer, ha dimenticato tutto, anche il tenente Colombo, anche la guerra che gli stanno facendo attorno, la seconda moglie e la prima figlia. In ballo c’è qualche miliardo: il suo patrimonio. Cioè, tutto il valore della sua finzione.
La figlia Catherine ha scritto ai giudici che lui non è più capace di intendere e volere, che può essere truffato facilmente, e che toccherebbe a lei la sua custodia, e non alla matrigna. Catherine, come nella finzione, ha scelto il mestiere del padre: fa l’investigatrice. Il Tribunale per ora le ha dato torto. Però ha ordinato delle indagini. Anche sulla seconda moglie, che si chiama Shera Danese, e guardacaso faceva l’attrice per la serie del tenente Colombo, una donna finta al posto di quella vera. L’aveva conosciuto lì Peter Falk, una mattina alle 6, puntata di «A Trace of Murder», un giorno che s’era svegliata alle 3 e mezza per non arrivare tardi e lui era già lì sul set, con il suo impermeabile, come se fosse quello vero. Nell’episodio, Shera faceva l’assassina e lui le parlava sempre di sua moglie senza farla mai vedere. Nella realtà è andata che lui ha divorziato e s’è sposato con lei, nel 1977.
Il fatto è che davvero la sua prima moglie non l’ha quasi mai vista nessuno. Peter Falk era convolato a nozze il 17 aprile del 1960 con Alice Mayo, quando era un attore in cerca di fortuna che faceva solo le parti del delinquente. Aveva adottato due bambine, Catherine e Jackie, perché la loro era una unione impegnata. E Peter era uno che teneva duro. Aveva perso un occhio da bambino, per un tumore, che aveva 3 anni. Tirava dritto lo stesso. Con il diploma da ragioniere in tasca si presentò a Harry Cohn, numero uno della Columbia Pictures per avere una parte importante. Lui lo squadrò e gli disse così: «Niente da fare figliolo. Per gli stessi soldi posso prendere un attore con due occhi».
Andò avanti fino a quando la finzione non catturò la sua vita. Capitò a 40 anni compiuti, il 20 febbraio del 1968, quando gli presentarono il tenente Colombo. Per quella parte andava bene quel suo sguardo strano, un po’ triste e un po’ fermo, con quell’occhio morto. E andava bene anche quell’aria da artista che Peter Falk diceva di sentirsi dentro come una seconda pelle. L’investigatore che doveva fare lui era uno che ricostruiva la verità ricomponendone i pezzi come su una tela di un quadro, o sul canovaccio di un’opera. Era una finzione che gli cambiava la vita. Nel 1975, quando firmò il nuovo contratto per interpretare la seconda serie del tenente Colombo, gli fissarono un compenso di 125 mila dollari a puntata, che corrispondevano a 81 milioni delle vecchie lire (con la svalutazione dovrebbero equivalere a 370 mila euro dei giorni nostri). Se si pensa che in un anno le puntate potevano essere almeno dieci, che nel 1975 una R4 costava due milioni - tanto per capire il valore di quei soldi -, e che la serie fu così fortunata da continuare fino al 1998, uno forse riesce a intuire più facilmente il patrimonio accumulato da Peter Falk.
Tanti soldi e qualche guaio. Dopo il divorzio, i rapporti con la prima famiglia si incancrenirono. Catherine gli fece pure causa per costringerlo a pagarle l’università. Ai giudici mostrò una sua lettera spedita alla scuola per chiedere il rimborso di una retta pagata. Come se non bastasse, lui avrebbe pure notificato al padrone di casa di Catherine la sua decisione di liberare l’appartamento che lei aveva in affitto a Syracuse, New York: «Non fumo, non uso droghe, non bevo alcolici. Perché mio padre non dovrebbe pagare i miei studi?». In compenso, Shera Danese fece altre cinque puntate con il tenente Colombo. In America lei è conosciuta per quello, soprattutto per quello. Solo che quando la finzione è finita, è come se la realtà avesse presentato il conto. Peter Falk sembra diventato un altro. Nell’aprile del 2008 è stato soccorso dalla polizia di Beverly Hills in evidente stato confusionale. Non sapeva dov’era.
L’investigatrice Catherine Falk, nella lettera ai giudici di Los Angeles, ha scritto che lui «non si rende nemmeno conto dei propri bisogni fisici», che «crede di ricordare fatti che non sono mai avvenuti», e che una volta, 6 mesi fa, «ha perso il controllo dell’auto ed è finito contro il muro di un palazzo». Aveva una ferita alla testa e gli hanno ingessato un piede. Per lui nessun problema, mentre gli altri si guardano in cagnesco i suoi soldi. E’ come se il tenente Colombo avesse solo perso il senno per continuare la vita che preferiva. Quella finta.
Vagabondo a Hollywood
Esattamente un anno fa - aprile 2008 - l’attore Peter Falk venne fotografato a Beverly Hills in evidente stato confusionale, arrabbiato con il mondo e soprattutto con chi scattava quelle immagini che ne documentano impietose il crepuscolo del protagonista di uno dei polizieschi più amati, in onda sulla tv americana dal 1968. Quelle foto sono state poi utilizzate dalla figlia di Falk per ottenere la tutela giudiziaria del padre, definito incapace di intendere e di volere a causa dell’Alzheimer. Una battaglia legale che gli States hanno seguito come se si trattasse di uno degli innumerevoli casi del celebre poliziotto con trench e sigaro, ma questa volta con il principale protagonista nella parte della vittima.