Piero Sansonetti, il Riformista 1/4/09, 1 aprile 2009
DISASTRO MARONI
Si è consumata una tragedia. Ancora morti in mare a centinaia. Qualcuno è riuscito a salvarsi ed è stato portato atrocemente indietro. In tanti sono ancora in viaggio, attraversano il deserto libico e infine si imbarcano per raggiungere le coste siciliane. Il flusso dei migranti non conosce soste. Un anno di governo di centro destra non ha cambiato niente. Partivano ieri, partono oggi. Sbarcavano ieri, sbarcano oggi. Morivano ieri, muoiono oggi. Sono oltre trecento i dispersi del barcone sopravvissuti che è affondato nel mare della Libia. Sono trecentocinquanta i sopravvissuti di un’altra imbarcazione che il rimorchiatore italiano "Asso ventidue" ha riportato verso Tripoli salvandoli da un sicuro affondamento e restituendoli alla loro disperazione. Il fenomeno che si riversa dalla Libia sulle coste siciliane è impressionante. E’ un mondo intero che si raduna per trovare ospitalità o transito in Italia. Fra i sopravvissuti si sono contate dieci nazionalità diverse. Una piccola Onu dei derelitti con egiziani, somali, ghanesi, nigeriani, tunisini, eritrei, algerini, marocchini e persino siriani e indiani. ll passaparola li spinge verso la Libia e di lì, dopo essere stati delapidati di tutto dagli scafisfi, in mare per trovare il futuro o più spesso la morte.
Maroni si è trasformato nell’esponente più feroce del governo. Sorridente, sobrio e spietato. Uno come Calderoli parla a vanvera, fa gaffes, usa espressioni e compie gesti simbolici decisamente razzisti, ma non è a lui che si possono imputare scelte di governo autoritarie. E così Cota, Bossi, l’estremista padano Salvini. Maroni invece parla poco, cerca sempre di dire cose civili, sensate, ma i provvedimenti peggiori presi da questo governo quelli che davvero rischiano di superare il confine tra democrazia e violenza di Stato, e mettono in discussione i principi del Diritto sono tutti frutto del suo lavoro.
Vogliamo elencarne qualcuno? La demolizione dei campi nomadi, la legalizzazione delle ronde, l’introduzione dei reato di clandestinità, la modifica del codice penale con l’inasprimento delle pene per gli immigrati irregolari, il rafforzamento delle politiche di contrasto agli sbarchi in Sicilia con le inevitabili conseguenze.
Analizziamo questi provvedirnenti, uno a uno. La demolizione dei campi rom, senza offlire agli abitanti una soluzione alternativa, è l’equivalente di una vera e propria persecuzione nei confronti di un popolo che nella sua storia ha già subito molte persecuzioni, e che è associato agli ebrei nello sterminio nazista. La legalizzazione delle ronde, almeno dal punto di vista simbolico, ricorda i tempi delle squadre d’azione fasciste. E comunque segna un trasferimento del diritto all’uso della forza che dallo Stato passa ai privati (e infatti è accompagnato dai tagli delle risorse a disposizione della Forza pubblica, e solleva le proteste dei sindacati di polizia). L’introduzione del reato di clandestinità e dell"aggavante" dell’essere clandestino, ferisce lo Stato di diritto dal momento che assegna un valore delittuoso alla nazionalità di origine ("ti colpisco non per quel che fai ma per chi sei"). Infine c’è il rafforzamento delle politiche di contrasto agli sbarchi, ribadito con un certo orgoglio dal ministro dell’Interno, appena 24 ore prima dell’immane tragedia al largo della Libia (ha detto Maroni: tranquilli, dal 15 maggio sarà tutto risolto perché entreranno in vigore gli accordi sul pattugliamento delle coste sottoscritti con Gheddafi). Cosa c’è di male in queste politiche di contrasto?
Niente, forse, a livello di principio. Moltissimo sulla base delle conseguenze che queste politiche
provocano. Per due ragioni. La prima è semplicissima: i pattugliamenti rendono praticamente inaccessibili le rotte più facili e brevi dall’Africa all’Italia, e spingono i clandestini a rischiare rotte più lunghe e pericolose. Questo fatto da solo aumenta in modo impressionante il numero degli incidenti e dei morti. La seconda ragione risiede nel carattere tutt’altro che democratico del governo libico e dei sistemi di repressione usati in quel paese, che in nessuno modo possono essere avallati, o addirittura utilizzati, da un paese democratico.
Che ruolo ha Bobo Maroni in tutto questo? Un ruolo importante. Ha accettato di diventare l’anello di congiunzione tra l’aggressività di Bossi e il berlusconismo. Svolge il lavoro "duro", poliziesco, che il Pdl non si può permettere di assumersi direttamente, ma che desidera sia fatto; e al tempo stesso da uno sfogo "concreto" alla vena reazionaria senza la quale alla Lega manca l’ossigeno. Sicuramente è il peggior ministro di questo governo, e anche l’Europa spesso glielo dice; ed è uno dei peggiori ministri dell’Interno della storia della Repubblica. E probabilmente è essenziale a garantire l’equilibrio dell’alleanza tra Pdl e Lega. Vi ricordate i tempi del precedente,governo Berlusconi, quelli nei quali il ministro dell’Interno era Beppe Pisanu? Che bel periodo, che nostalgia...