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 2009  aprile 01 Mercoledì calendario

ISOLA CAPO RIZZUTO E’ LA NUOVA LAMPEDUSA PRONTA A PROTESTARE


«Il sospetto è diventato una certezza: Maroni vuol far pagare alla Calabria il fallimento delle sue politiche sull’immigrazione. Un fallimento annunciato, per la verità, ma che ora è sotto gli occhi di tutti»: a lanciare le accuse è il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero all’annuncio del ministro dell’lnterno Roberto Maroni di voler destinare al centro per gli immigrati (Cie) di Isola Capo Rizzuto, i clandestini che riescono ad approdare in Sicilia. Lo scorso febbraio, il ministro ha firmato un decreto che trasforma una parte dell’ex distaccamento dell’aeronautica militare di Sant’Anna (una frazione di Isola) a centro di identificazione ed espulsione visto che, sin qui, i Cie funzionanti non sono sufficienti e non ci sono ancora i fondi per aprire quelli previsti dal suo piano. Così, meglio ricorrere alla struttura del Crotonese, uno dei centri più grandi d’Europa, con una capienza di 1202 persone, che lunedì scorso ospitava 196 persone nel centro per i richiedenti asilo (Cara), 999 in quello d’accoglienza (Cda) e Il 2 nel Cie la cui struttura, però, ricorda sempre Loiero, «era stata chiusa non più di due anni fa per volere dello stesso Viminale che l’aveva giudicata inidonea» e alla quale «nel frattempo non sono state apportate modifiche».

Al dipartimento per l’immigrazione assicurano che a Sant’Anna tutto procede per il meglio, che i clandestini si recano addirittura di propria volontà nella struttura perché così almeno hanno un pasto assicurato, e che i calabresi sono ben felici di ospitarli. In realtà, però, la convivenza dei cittadini con il centro non è proprio così idilliaca.

Il centro, infatti, si trova a 200 metri dal borgo di Sant’Anna, minuscola frazione di mille anime che ogni giorno devono fare i conti con gli immigrati che escono dal centro. Una convivenza obbligata, raccontano i volontari di Cittadinanza attiva che, in silenzio, provano ad affrontare i mille problemi connessi alla presenza del centro. Dall’abitudine di "attingere" al bucato steso dagli abitanti, a quella di svuotare i campi coltivati a meloni e i vigneti dei contadini della zona. Ogni giorno, i cancelli del centro si aprono sulla statale 106, "liberando" quegli ospiti senza patria né vita, che percorrono a piedi i tre chilometri che li separano da Isola Capo Rizzuto. Su quella strada raccontano i cittadini, si vede di tutto: c’è chi la usa come un gabinetto pubblico e chi ci trova i clienti. E’ il caso delle donne, nigeriane soprattutto, che una volta uscite dal centro praticano il mestiere più vecchio del mondo. Bastano cinque euro, sulla statale 106, per avere i favori sessuali di una donna. E la sera, c’è l’ondata di ritorno. Sempre a piedi, spesso ubriachi, capita che gli immigrafi finiscano sotto le ruote degli automobilisti che si accorgono troppo tardi di quel pellegrino che affoga la disperazione nel bicchiere.

In realtà, nessuno ce l’ha con loro perché, prostituzione a parte, non delinquono. Ma la convivenza è sempre più pesante. L’amministrazione comunale guidata da Carla Girasole, sostenuta da una lista civica, fa quel che può. Ma la verità è che, di contro, il centro per gli immigrati ha un indotto di occupazione cui nessuno intende rinunciare. Tanta gente lavora lì dentro. Le diverse associazioni contano, tra contratti a termine e a tempo indeterminato, circa 400 posti di lavoro. Senza contare la società che si occupa di fornire i pasti, l’assistenza sanitaria. E i gettoni di presenza per i politici che fanno parte delle commissioni territoriali, aggiungono i più precisi. Il lavoro a sud è consenso,così i provvedimenti (un’ordinanza che multerebbe gli automobilisti che si fermano a parlare con i pedoni sulla strada statale) che pure sono in cantiere, tardano a prendere corpo e luce.

A Crotone, il capoluogo, il sindaco pd, Peppino Vallone, un’ordinanza l’ha firmata: parla di decoro pubblico e vieta bivacchi e accattonaggio. Tra le righe è chiaro che è la risposte a tutte le massaie spaventate dai nutriti gruppi di immigrati che affollano i parcheggi dei supermercati, alle volte fuori mano: «Da cinque o sei mesi e così. Noi abbiamo la cultura dell’accoglienza, ma il centro è sempre al limite della capienza. Sappiamo gestire le emergenze, ma se aumenteranno gli arrivi si tratterà di ordinarietà. E nessuno ci ha comunicato che il centro sarà amphato». Lampedusa docet.