Agnese Codignola, L’Espresso, 2 aprile 2009, 2 aprile 2009
AGNESE CODIGNOLA PER L’ESPRESSO 2 APRILE 2009
La doppia vita della pillola C’è quella per eliminare i dolori mestruali. Quella che combatte la depressione. E persino quella da prendere in menopausa. Così l’anticoncezionale cambia faccia
Compie cinquant’anni. E cambia faccia. Perché, mezzo secolo dopo essere stata il simbolo stesso della rivoluzione sessuale, la pillola non è più solo un contraccettivo. Anzi, molte manipolazioni chimiche ne hanno fatto un farmaco, potente e versatile, contro una pletora di disturbi e malattie. Tanto che, oggi, molte donne la prendono non per evitare le gravidanze.
L’ultima arrivata è Yaz, che punta a conquistare il favore di donne che non ne fanno uso solo per la contraccezione, perché è formulata per eliminare i dolori mestruali e rendere più facile l’assunzione, non prevedendo pause. Con queste caratteristiche, negli Stati Uniti ha già saldamente in mano quasi il 20 per cento del mercato, con vendite per oltre 600 milioni di dollari l’anno.
Ma Yaz non è l’unica, perché in questi anni se ne sono viste davvero per tutti i gusti: pillole normali e mini, specializzate nel conferire una pelle di pesca o una chioma folta e lucente, gravate da una ritenzione idrica minima, rinforzate con ferro per prevenire l’anemia collegata alle mestruazioni, o con acido folico in caso si decida di provare ad avere figli, con particolari effetti benefici sull’umore e così via, fino ai contestatissimi prodotti che eliminano del tutto le mestruazioni. Una pletora di offerte che per alcuni è solo una questione di marketing: non riuscendo ad aumentare il numero di utilizzatrici - in Italia fisso da anni attorno al 20 per cento delle donne in età fertile, secondo i dati di vendita - le aziende cercherebbero di sedurre le clienti su terreni diversi.
Ma la realtà è più complessa, e molti sono convinti che sta accadendo ciò che accade sempre dopo decenni di utilizzo di una classe di farmaci da parte di milioni di persone: la reale e completa comprensione di tutte le sue caratteristiche e il conseguente sfruttamento di quelle più positive. La conferma starebbe nei risultati dei numerosi studi compiuti negli ultimi anni su tutti i possibili effetti benefici, così come quelli sui possibili pericoli.
La pensa così Emilio Arisi, direttore dell’Unità operativa di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, presidente della Società medica italiana per la contraccezione e consigliere della Società italiana di ginecologia e ostetricia: "Pur con tutte le dovute correzioni, sappiamo che le donne che assumono la pillola hanno una diminuzione di rischio di morte per qualsiasi causa del 18 per cento. Ciò significa che se è vero che l’anticoncezionale può aumentare debolmente la probabilità che si verifichi qualche malattia, è indubbio che riduce in maniera molto più significativa il rischio di parecchie altre, fino ad arrivare a un bilancio positivo molto nitido".
In effetti i numeri a favore sono imponenti. La pillola previene molti tumori ed esercita effetti benefici su una serie di condizioni non gravi, ma che possono mettere a dura prova la psiche della donna, che vanno anch’essi messi in conto. Spiega Carlo La Vecchia, epidemiologo dell’Istituto Mario Negri di Milano, che sta conducendo uno studio sul legame tra anticoncezionali e tumore del colon: "Le pillole di seconda e terza generazione abbattono il rischio di tumori dell’ovaio di percentuali che oscillano, a seconda degli studi, tra il 50 e l’80 per cento dopo soli tre-sei mesi di utilizzo, con un effetto che si protrae fino a 15 anni dopo la sospensione, di quello dell’endometrio del 50-60 per cento e di quello del colon di circa il 20 per cento".
Ma le virtù dei preparati ormonali non si fermano qui, come hanno ben capito i produttori, e il motivo è scientificamente chiaro. Spiega Arisi: "Vi sono molte condizioni legate al quadro ormonale e, in particolar modo, alla produzione di androgeni, sulle quali la pillola ha un effetto positivo proprio perché contrasta la produzione di ormoni maschili. Con il tempo, poi, l’ovaio entra in una sorta di quiescenza e questo, a sua volta, ha effetti benefici. Anche se certamente va ricordato che ogni donna reagisce a modo suo".
Tra i disturbi legati al ciclo, gli anticoncezionali orali riescono a regolarizzare le mestruazioni troppo frequenti, troppo scarse o comunque irregolari. Poi attenuano l’anemia dovuta a un flusso troppo abbondante, che colpisce tra il 10 e il 30 per cento delle donne, e la dismenorrea, il dolore mestruale che affligge quattro donne su dieci e diventa invalidante nel 10-15 per cento dei casi, perché riducono il flusso e la secrezione di prostaglandine (responsabili dei crampi). Un altro effetto documentato è quello sull’endometriosi, malattia nella quale il tessuto tipico della parete interna dell’utero si trova altrove, ma va incontro alle stesse trasformazioni che si hanno nell’utero, causando dolore acuto e cronico, fino all’infertilità e alla menopausa precoce: la pillola riesce a ridurne la progressione, così come fa con le cisti ovariche benigne, i fibromi (del 20-50 per cento) e le cisti del seno benigne (del 40 per cento).
Ma accanto a questi effetti tipicamente ginecologici ve ne sono altri non meno importanti, soprattutto perché modificano condizioni che possono incidere profondamente sulla qualità della vita della donna. Spiega Arisi: "Ci sono persone che vanno incontro a depressioni, sbalzi di umore, cefalee, malesseri, sintomi dolorosi, e che ritrovano il giusto equilibrio con la regolarizzazione indotta dalla pillola. Per loro può essere indicata anche la sospensione a lungo termine del ciclo, con i prodotti specifici". Ma su queste sostanze, non ancora in vendita in Italia, si è scatenata una battaglia a tratti ideologica, perché la sospensione delle mestruazioni snaturerebbe la femminilità stessa e asseconderebbe, per esempio, l’esigenza a tutti i costi di un rendimento continuativo sul lavoro.
Ma a ben vedere, secondo Arisi, non è così: "Per secoli le donne hanno cercato e ottenuto lo stesso risultato prolungando l’allattamento e passando da una gravidanza all’altra, e stavano meglio di oggi. Inoltre, dal punto di vista fisiologico, la mestruazione è un messaggio con il quale il corpo annuncia la mancata fecondazione dell’ovulo: se l’ovulo non c’è perché l’ovulazione è bloccata, non c’è alcun bisogno del messaggio. E ancora, per molti tumori femminili, il rischio aumenta con il numero di cicli e diminuisce con le gravidanze e l’allattamento, proprio perché i tessuti sensibili vengono esposti complessivamente di meno all’azione degli ormoni. Infine, si pensi a tutte coloro che per i motivi più disparati, per esempio perché sono atlete, o perché hanno necessità specifiche di lavoro o di vita, o di non indebolirsi troppo, possono scegliere: per costoro quel tipo di pillola è un alleato che consente maggiore libertà di scelta".
Per ora i dati sono rassicuranti, perché non sono emersi effetti inattesi nelle utilizzatrici, ma bisognerà attendere molti anni prima di avere dati su campioni significativi di donne che ne hanno fatto uso per anni in modo continuativo: solo allora si potrà dire che la sospensione prolungata delle mestruazioni non ha alcuna conseguenza.
Accanto ai benefici dei contraccettivi ormonali, restano comunque anche i rischi: sono controindicati se una donna ha ipertensione, se fuma più di 15 sigarette al giorno, se ha avuto un tumore sensibile agli ormoni una trombosi o un’epatite, e se soffre di emicrania. Il pericolo principale è quello di trombosi venose profonde: l’incidenza, nella popolazione femminile, è di 4-7 casi ogni 10 mila donne, di questi solo uno o due sono riconducibili all’uso dei contraccettivi orali, con un rischio maggiore per le cosiddette pillole di terza generazione (cioè con desogestrel o gestodene come progestinici) e uno minore per i prodotti che contengono levonorgestrel.
L’altro grande timore di molte donne riguarda il cancro, principalmente quello al collo dell’utero e al seno. Per il primo, sembra ormai dimostrato che la causa non è tanto l’assunzione di ormoni in sé, quanto il fatto che la donna che li usa è meno propensa a chiedere al partner di utilizzare il preservativo, ed è quindi più esposta a infezioni sessualmente trasmesse quali quelle da papillomavirus, che aumentano il rischio oncologico.
Sembrano inoltre ridimensionate le accuse mosse negli anni Novanta nei confronti del tumore della mammella: "L’aumento di rischio", spiega Arisi, "potrebbe verificarsi solo per donne con corredi genetici particolari, è molto discusso e comunque è reversibile dopo la sospensione". Il fatto che vengano periodicamente pubblicati studi che giungono a conclusioni opposte induce comunque a qualche cautela, almeno fino a che non saranno chiarite del tutto alcune incongruenze. Infine, è stato segnalato, negli anni, un piccolo aumento di casi di tumore del fegato tra le utilizzatrici, ma ancora una volta si tratterebbe di eventi davvero rari, se non sporadici.
Considerando tutti gli elementi, positivi e negativi, conclude Arisi, e anche se in paesi come la Gran Bretagna le pillole anticoncezionali sono ormai vendute come prodotti da banco perché considerate sicure, il consiglio resta sempre lo stesso: consultarsi con il proprio ginecologo, per valutare possibili fattori di rischio aggiuntivi e scegliere insieme il tipo più adatto.