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 2009  marzo 29 Domenica calendario

MOVIMENTO PER LA VITA, NEL 2008 SALVATI 7741 BIMBI


A Milano un Centro di aiuto alla vita opera all’interno della clinica Mangiagalli, a Pisa in una casa cantoniera delle Ferrovie dello Stato, a Forlì in una casa diocesana, altrove in ex canoniche parrocchiali ristrutturate. Sono 315 i Centri di aiuto alla vita presenti in Italia e ogni anno se ne aggiunge sempre qualcuno di nuovo. Al loro interno operano circa trentamila volontari. I delegati dei Centri di aiuto alla vita (Cav) e del Movimento per la vita si sono riuniti a Chianciano Terme (Siena) per riformare lo statuto interno all’associazione e per eleggere il nuovo direttivo che rimarrà in carica per i prossimi tre anni. Partecipare all’assemblea del popolo dei volontari pro-life significa conoscere da vicino la storia di molte donne aiutate e di molti bambini venuti alla luce grazie ai Cav. Nel 2008 30mila donne si sono rivolte ai Centri di aiuto alla vita di tutta Italia e in molti casi avevano già in tasca il certificato per abortire: l’80% tra queste ha poi deciso di proseguire la gravidanza. «Ringraziano» loro e 7714 pupi che sono venuti alla luce. E così, da quando esistono Movimento e Centri di aiuto alla vita, sono ormai oltre 105mila i bambini nati grazie allo zampino del popolo pro­life e oltre mezzo milione le donne aiutate. Maria Fanti, responsabile del Cav di Viterbo, ricorda ancora l’ultima visita in ospedale a una neomamma straniera. Si era rivolta mesi fa al Cav per chiedere aiuto: «Contagiosa la sua incontenibile gioia, ora che poteva abbracciare suo figlio».
Era stata accolta, lei come altre 77 donne e 76 bambini dal Duemila ad oggi, nella casa di accoglienza dedicata a madre Teresa di Calcutta. Sono 90 le case di accoglienza che fanno riferimento al Movimento per la vita italiano. Danno protezione e assistenza, assicurano un clima sereno prima e subito dopo il parto; accompagnano in un percorso formativo la donna, perché possa assumere piena autonomia, ricostruire i rapporti in famiglia, trovare un lavoro; coinvolgono gruppi di volontari e famiglie vicine perché, anche dopo l’uscita, la donna assistita non sia più sola. A Viterbo, insieme al Centro di aiuto alla vita e al Movimento per la vita, in un appartamento messo a disposizione da un socio del sodalizio, è sorto anche un centro dove si insegna il metodo Billings per la regolazione naturale della fertilità. Chi vi accede? «Utenti di ogni tipo: ragazzine che hanno cicli irregolari o donne ipofertili che vogliono avere un bambino; coppie che hanno sentito parlare dei metodi naturali in parrocchia nei corsi prematrimoniali o altre che, navigando su Internet, si sono incuriosite a questo approccio». E, perché no, le stesse neomamme che sono state accompagnate nella loro gravidanza dagli operatori del Cav e che vogliono imparare il metodo. E a quanti, anche all’interno dell’assemblea, si lamentano perché spesso le istituzioni non riconoscono pienamente il ruolo dei Cav ecco un’esperienza che offre motivo di speranza. Viene da Forlì, dove il Cav lavora gomito a gomito con il consultorio pubblico. Raconta Angela Fabbri: «Tutte le donne che si rivolgono al consultorio pubblico per chiedere di abortire vengono ricevute da un assistente sociale. E, laddove ne esistono i requisiti, da questo vengono girate a noi». Lo stesso fa il Centro con il consultorio: insieme cercano di rimuovere i motivi che portano una donna a chiedere di abortire, così come recita la 194.