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 2009  marzo 31 Martedì calendario

LA GUERRA DELLE TV


Fiorello su Sky dopo anni di tv (e radio) pubblica. Dal 2 aprile la tv satellitare trasmetterà il suo spettacolo in prima serata. Show semplicissimo: Fiorello in scena quattro volte a settimana, per due mesi e mezzo, in un Palatenda costruito apposta in piazzale Clodio a Roma. In platea, 2.500 persone. Quanti milioni davanti ai teleschermi?

Viva Radio2... minuti con Fiorello, in prima serata su Raiuno tra gennaio e febbraio 2008, ebbe 9.131.000 spettatori. stato il programma più seguito del 2008.

Sabato 7 marzo Mike Bongiorno, volto storico delle tv Mediaset ma anche amico di Fiorello e suo partner in una serie di spot pubblicitari, appare su Sky per lanciare il nuovo programma. Nuova la campagna di promozione affidata allo stesso Fiorello: una raffica di spot trasmessi a sorpresa, con lo showman a fianco dei conduttori di Sky Tg24, dei meteorologi di Sky Meteo, dei commentatori di Sky Sport ecc.

Nella primavera 1980, dopo un lungo corteggiamento, Bongiorno accettò l’offerta di Silvio Berlusconi e passò dalla Rai a Mediaset. Compenso: 600 milioni di lire all’anno contro le 900.000 che la tv pubblica gli dava per ogni puntata di Flash.

Bongiorno: «Nel 1980 abbiamo iniziato a fare sul serio ed è stato un terremoto».

Ora il terremoto rischia di interessare la stessa Mediaset e la Rai. Con la crescita di Sky e con una diversa distribuzione degli ascolti, molto potrebbe essere rimesso in discussione: la tv generalista, la tv commerciale, la qualità della programmazione, i contratti delle star (trattenerle, con la concorrenza di Sky, costerà di più).

Campagna acquisti di Sky nella tv d’intrattenimento: Lorella Cuccarini per un talent show sulla danza, Afef Jnifen per un talk show, il Mago Forest, l’attore Fabrizio Bentivoglio (sarà il protagonista del serial L’ombra di Satana). Forse Adriano Celentano.

Cuccarini: «I soldi? Non sono tutto, ma a Sky pagano bene».

Con l’arrivo di Fiorello il canale Sky Vivo cambierà nome (Sky 1) e palinsesto, diventando il canale-vetrina della pay tv italiana.

Sipra e Publitalia, concessionarie di pubblicità di Rai e Mediaset, hanno risposto no («per non favorire la concorrenza») a Sky che aveva cercato di acquistare spazi pubblicitari, in orari di punta, per il lancio del Fiorello Show.

Sky Italia, pay tv satellitare, è nata il 31 luglio 2003. Fa capo al 100% alla News Corporation di Rupert Murdoch, il magnate australiano dell’editoria e della televisione che dopo gli inizi nel Paese d’origine ha dato vita a un colosso dei media con attività nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo. Fanno parte del gruppo la tv britannica Sky e l’americana Fox, i quotidiani inglesi Times e Sun, da ultimo il Wall Street Journal. Fatturato 2008 di News Corp: 32,996 miliardi di dollari.

Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, sul confronto con il gruppo Murdoch: il nostro fatturato è pari al loro utile.

Ricavi netti consolidati del gruppo Mediaset (attività in Italia e Spagna): 4.082,1 milioni di euro nel 2007. Utile netto 506,8 milioni. Quotato in Borsa dal 1996: Fininvest azionista di riferimento (con il 36%). Il 9 marzo il titolo ha toccato il minimo storico, di poco sopra la soglia dei 3 euro per azione. Sul lungo periodo ha fatto meglio dell’indice S&P/Mib nell’ultimo anno (-41,47% contro -58,04%), peggio negli ultimi cinque (-64,17% contro -52,36%).

«L’andamento delle quote di mercato del settore vede consolidare la tendenza verso una struttura caratterizzata da un oligopolio simmetrico, dominato dalla presenza di Rai, Rti (la società licenziataria delle concessioni televisive Mediaset, ndr) e Sky Italia» (Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni).

La voce principale delle entrate è diversa per ognuno dei tre operatori: il canone per la Rai (1.567 milioni di euro), la pubblicità per Rti (2.172 milioni), gli abbonamenti per Sky Italia (2.133 milioni. Dati 2007).

Studi. Per Media Consulting, alla fine del 2010 Sky diventerà il primo operatore televisivo per introiti complessivi. Secondo Media Italia nel 2012 le sei reti tradizionali (Rai e Mediaset) potrebbero avere uno share più basso di circa 10 punti rispetto a oggi, passando dall’82 al 72%.

Abbonati a Sky Italia: 4,7 milioni, 2,8 milioni in più rispetto al lancio sul mercato italiano, quando assorbì Stream e Telepiù e ne ereditò gli abbonati.

La piattaforma digitale di Sky comprende oltre 170 canali tematici e pay per view. Lo share medio ha raggiunto il 9%. Domenica 18 gennaio ha toccato il record nelle 24 ore: 11,18% (dati Auditel).

Gli introiti pubblicitari per Sky contano appena per il 7% rispetto al fatturato complessivo, mentre per Mediaset rappresentano l’80% e per la Rai il 40. Una diminuzione generalizzata della pubblicità (nel 2008 il calo nel segmento tv è stato dello 0,7%) penalizza dunque maggiormente le due televisioni generaliste.

La crescita degli ascolti di Sky allarma Mediaset e Rai perché, su base annua, ogni punto di share perso o guadagnato vale circa 50 milioni di euro di raccolta pubblicitaria.

Rai e Mediaset si stanno difendendo: hanno creato insieme (entrambe al 48%, poi c’è Telecom Italia Media, editore di La7 con il 4%) una società, Tivù srl, che opererà con due marchi, Tivù e Tivù Sat. Il primo ha il compito di promuovere il digitale terrestre, l’altro di replicare in chiaro via satellite tutta l’offerta televisiva digitale terrestre non a pagamento (le sei attuali reti principali, più altro ancora). Tivù Sat partirà in giugno.

«Guerra è una parola grossa: è concorrenza. La concorrenza è il sale dell’economia» (Confalonieri a chi gli chiedeva se la piattaforma Tivù aprisse un nuovo fronte nella sfida della tv generalista a Sky).

Trasmessi da Tivù Sat, Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, Canale 5, Rete 4, Italia 1 sarebbero così sottratti a Sky, che attualmente li trasmette in chiaro (secondo Confalonieri quattro abbonati Sky su dieci usano il satellite per vedere questi canali).

Anche il lancio della televisione digitale terrestre sembra poco favorevole a Rai e Mediaset. Il passaggio dalla trasmissione analogica a quella digitale (che si compirà entro il 2012 il tutta Italia) è diventato realtà per ora solo in Sardegna. A fronte di un dato nazionale complessivo di tenuta delle sei reti principali intorno all’82,5% (giorno medio, autunno 2008), nell’isola col digitale terrestre il duopolio è sceso tutto insieme sotto al 75% (dati dal 2 al 23 novembre 2008).

Alla fine di febbraio si sono intensificate le voci di un possibile ingresso di News Co in Telecom Italia. L’interesse di Murdoch sarebbe motivato anche dal fatto di poter contare, in questo modo, sulla tecnologia del futuro, e cioè la banda larga. Dal 2011 l’Antitrust europeo consentirà a Sky di scendere dal satellite e la trasmissione tv via cavo potrebbe rivelarsi la più efficace e redditizia.

Giovedì 22 gennaio Fiorello incontra Silvio Berlusconi. Ai giornalisti all’uscita da palazzo Grazioli, sorridendo: «Mi ha detto: ma che vai a fare a Sky? Passi con il nemico?».

La battaglia decisiva tra Rai, Mediaset e Sky si giocherà nel 2010, con la vendita collettiva dei diritti del calcio (oggi ogni club vende in via autonoma alle piattaforme tv i diritti sulle proprie gare). Chi se li aggiudicherà avrà buone probabilità di vincere anche la guerra della tv.

Attualmente Sky ha la più vasta offerta di calcio a pagamento (oltre al campionato italiano, i principali tornei europei). Mediaset Premium, sempre a pagamento sul digitale terrestre, propone soltanto alcune squadre. La7 Carta Più le partite del campionato di serie B. Rai e Mediaset trasmettono invece in chiaro i momenti salienti delle partite. In particolare, la Rai ha pagato 27,5 milioni di euro per il 2008-09 e 28 milioni per il 2009-10 per gli ”highlights” di serie A (in esclusiva nella fascia 13.30-22.30) e B (esclusiva fino alle 20.30) e i diritti radiofonici (in esclusiva). Dopo le 22.30 la Rai divide i diritti tv con Mediaset (che ha pagato 9 milioni) e Sportitalia, che ha l’esclusiva della B tra le 20.30 e le 22.30).
Nel 2007 Sky ha speso 700 milioni di euro per trasmettere il calcio (la metà del denaro investito dalla tv per l’acquisizione di diritti, produzioni, macchina organizzativa ecc.). Da Sky arriva l’80% del totale dei soldi che entrano nelle casse del calcio italiano.