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 2009  marzo 11 Mercoledì calendario

GAUCCI II, E’ TORNATO L’INEFFABILE LUCIANO «MA BASTA COL CALCIO»


Qualche sera fa, in pieno centro a Roma, c’era una grassa, grossa sorpresa ambulante e gongolante. Proprio lui, Luciano Gaucci, il reprobo, l’esule, il furbacchione, il bancarottiero, lo scopritore di talenti, quadrupedi o bipedi, l’ex presidente del Perugia, l’amico di Andreotti, l’amico di tutti, il nemico di tutti, «il cane da guardia » ora dice che l’hanno fatto fuori per questo, ma Big Luciano mica poteva mancare nel paese che una seconda occasione, pure una terza o una quarta la dà a tutti. Era stato inquisito per bancarotta fraudolenta del Perugia calcio, nel 2005. Appena avuto sentore che le cose intorno stavano scricchiolando, se n’era andato a Santo Domingo. Autoaccusandosi o autoassolvendosi, raggiunto dalle Iene disse «mi hanno fatto fuori», nel dubbio una bella vacanza, e se la vedano gli avvocati. Nelnovembrescorsoil gupdi Perugia, Paolo Micheli, ha revocato l’ordinanza di custodia cautelare. Gaucci ha poi chiesto il patteggiamento, condanna di3 anni, coperta, tumulata dall’indulto. Così anche per i figli Riccardo e Alessandro, 1 anno e 8 mesi per loro, liberi comel’aria.ELuciano dunque ritorna. In Italia. Non nel calcio, l’ha assicurato subito, a scanso di equivoci – i tifosi del Torino già tremavano dopo che spifferi l’avevano associato alla gloria granata - «So che il mio nome è stato accostato al Toro, ma non è vero» dice Big Luciano, che qualcosa da dire, e figuriamoci, ce l’ha eccome. «Sono rientrato a casa perché a settant’anni mi sembrava giusto, come romano e come italiano. Ma non rientrerò nel mondodel calcio, resteròun osservatore esterno».Nonci saràun altro Perugia, o un’altra Viterbese, o un altro Catania, o un altro Napoli-tarocco, una società messa in piedi in un giorno nel 2004, il tempo di uscire con una coppola azzurra sul terreno del San Paolo, rassicurare il popolo napoletano, assumere anche un allenatore, Gregucci, e squagliarsela. «Il calcio italiano è migliorato, non c’è più la cupola, lo sanno tutti, ioho provato allora a ribellarmi, sono stato l’unico». Sembraaffamatoe carico come il vecchio Tony Bin, il cavallo della sua leggendaria scuderia che mise dietro ilmondointero prima di essere rivenduto ai giapponesi per 7 miliardi di lire. Carico come il vecchio Perugia di Materazzi e Grosso, che tirò fuori dal cilindro prima di rivenderli, fare soldi, prendersi la fama di scopritore eccezionale di talenti. Quante storie Luciano, da quel cavallo regalato all’arbitro Senzacqua, giorni grami, giorni bellissimi, l’Intertoto vinto col Perugia, giorni da tregenda, secoli fa e sembra ieri, e sembra impossibile che uno come lui possa starsene fuori, fuori dal tunnel, fuori dal gioco. Magari non resta che aspettare, il pensiero di Big Luciano è sempre stato troppo più veloce di ogni previsione. Comequella volta, che aveva scelto Carolina Morace per la Viterbese, oMae Ahnper il Perugia, o Guinazu, o Bothroyd, o Kaviedes, li sceglieva su videocassetta, prima che i dvd, e l’istinto di Big Luciano per il calcio, unistinto naturale, una capacità unica di fare affari e casini, di farsi adorare, detestare, rimpiangere, osannare, respingere, combattere, distruggere. Un senso innato per l’avventura, e rieccolo, ché qui ci annoiamo e uno come lui, in un modo o nell’altro, quando non c’è, ci manca sempre.