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 2009  marzo 25 Mercoledì calendario

«MI HA SEDOTTA CON IL BUON SENSO DEL PROVINCIALE»


Didio Falco si muove nella Roma di Vespasiano come Pepe Carvalho sulle Ramblas di Barcellona o Fabio Montale tra i vicoli di Marsiglia. L’investigatore privato più famoso del primo secolo d.C. è nato nella mente di una pallida signora di Birmingham, laureata in letteratura a Oxford e innamorata del Belpaese. Alle sue ovvie passioni (la storia, l’archeologia, il giallo) Lindsey Davis aggiunge quel tanto di sense of humour che rende la saga di Didio Falco (arrivata in patria al capitolo 19) non il solito spataffio nozionistico ma una lettura «entertaining».
Nell’ultimo romanzo pubblicato in Italia («In pasto ai leoni», Marco Tropea Editore), Falco – figlio di un fabbricante di false antichità, accoppiato con una ragazza patrizia – si trova coinvolto nella morte sospetta di un leone e poi di un gladiatore mentre per conto dell’Imperatore Vespasiano indaga su un caso di evasione fiscale.

Signora Davis, perché ha scelto l’antica Roma?
«Quando ho cominciato a scrivere, ormai vent’anni fa, non esistevano altre detective- stories ambientate in quest’epoca e inoltre avevo alle spalle un romanzo settecentesco che non aveva avuto fortuna. Essendo appassionata di archeologia e di storia, mi sono imbattuta in Vespasiano e ne sono rimasta affascinata, sebbene a suo tempo fosse abbastanza disprezzato».
La più grande virtù di Vespasiano?
«Per me è una cosa molto semplice: il buon senso. Poi fu anche un eccellente amministratore, un buon generale, un padre tutto sommato affettuoso (più con Tito che con il figlio minore Domiziano, che a causa dei suoi lunghi viaggi lasciò spesso solo) e un uomo sobrio. La sua qualità migliore però era proprio il buon senso, in parte forse derivatogli dalle origini provinciali, comunque qualcosa che lo rendeva vicino e simpatico al popolo».
Che cosa resta oggi dell’eredità di Vespasiano?
«Ci sono ovviamente diversi resti materiali, dal Tempio della Pace al Colosseo. Poi c’è un modo di fare politica all’estero che potrebbe servire da modello agli americani in Iraq: quando i romani andavano da qualche parte, costruivano infrastrutture e miglioravano la civilizzazione nel rispetto degli usi e delle abitudini locali».
Chi potrebbe tra i politici di oggi assomigliare a Vespasiano?
«Forse Obama, vedremo. Ha un background diverso da tutti gli altri ed è un vero cosmopolita».
In autunno uscirà in Italia il suo primo romanzo, «The Course of Honour», sulla relazione tra Vespasiano e la sua amante Caenis.
« un libro a cui sono particolarmente legata. Non esiste molto materiale sulla figura di Antonia Caenis, figuriamoci: una donna e un’ex schiava! Però c’è una citazione interessante nelle Vite di Svetonio. Sono partita da lì e ho cercato di inventare un personaggio che spero le somigli almeno un po’. Mi sono fatta l’idea che fosse una persona molto intelligente, un tipo con un carattere forte e una donna fedele. Caenis e Vespasiano si sono amati per tutta la vita: si sono conosciuti nei loro vent’anni, hanno vissuto a lungo separati e poi si sono ritrovati dopo la morte della moglie dell’imperatore per non lasciarsi più. Un po’ come il principe Carlo e Camilla Parker Bowles».