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 2009  marzo 25 Mercoledì calendario

LE NUOVE PAROLE DI PESSIMO GUSTO


«Volendo essere coloriti, si potrebbe dichiarare, come in un epigramma, che l’attività di un lessicografo (o di un semplice lessicomane) si risolve, in ultima istanza, in una curiosa specie di caccia al tesoro che è quella scatenata per la prima datazione» attestata di una parola. Così scriveva Sanguineti nell’introduzione al «Supplemento 2004» del Grande Dizionario della Lingua Italiana dell’Utet. Ora in un supplemento datato 2009, rispetto al passato repertorio arricchisce la sua caccia personale di quasi 4.500 nuove retrodatazioni. Solo qualche curiosità. Il «bidè » è entrato nella nostra letteratura verso la metà del Settecento con il livornese Ranieri de’ Calzabigi, il «Cancan» con Antonio Ghislanzoni, poco più di un secolo dopo. La paternità letteraria di «erotomane » spetta (per ora) a Marinetti e quella di «nicotina» (del tabacco da fiuto) a Guerrazzi. Chi fece «rullare» per primo in letteratura un aereo in pista prima di alzarsi in volo fu D’Annunzio. A Palazzeschi va assegnata la prima «pacchianata » e per «tappabuchi» Prezzolini precedette tutti.
Sanguineti lessicomane si diverte. Ha costituito un archivio personale di oltre settantamila schede, vetustamente trascritte con una macchina da scrivere, dopo averle pescate dalle sue letture stravaganti, ma anche catturate su pagine di quotidiani e periodici. Ecco il nuovo supplemento 2009 arricchirsi di quei «neonati verbali » che «ogni giorno vagiscono», accolti anche se il loro vagire sia stato quasi subito soffocato. Possiamo pescare a caso. Un neologismo può essere un nuovo significato di una parola nota. «Abbaia» non solo il cane, ma anche chi tenta di ingannare o abbindolare: è voce di branco di ragazzotti entrata anche in letteratura. «Allupato » appartiene a un altro gergo, parla di chi ha forti pulsioni erotiche. Lo hanno usato nei loro libri Cappelli e la Mazzucco. «Patonza », per organo sessuale femminile, dal dire triviale è stato portato all’onor del mondo da Benigni e Culicchia. «Mappazza», un cibo abbondante e indigesto, si trova in Ammaniti. «Fancazzismo» è voce tipica del gergo adolescenziale: l’ha per così dire nobilitata Lodoli. Ci sono neoformazioni più complicate talvolta forse troppo improvvisate. «Mafiare» nel linguaggio giornalistico è stato usato (da Beniamino Placido) per dire di chi ha un comportamento o commette un reato mafioso. «Imprecisazione » è stata coniata da Umberto Eco, per dare un carattere più forte a una imprecisione non banale, quasi voluta. De Cataldo ha usato «zaccagnata» per raccontare in una voce sola una scarica di botte. «Biofemminismo» è la concezione che postula la superiorità biologica della donna rispetto all’uomo: l’ha proposta il
Corriere della Sera riprendendola dal manifesto di Natalie Angier. Sarà il tempo a dire se queste parole nuove ce la faranno a sopravvivere.
Già morte invece, ma lo stesso resuscitate da Sanguineti sono voci del passato che hanno vissuto poco. Leopardi provò a lanciare un «depopolarizzare» per dire della volontà di rendere inaccessibile un concetto al popolo. Dossi, grande creatore di neologismi dotti inventò un «disleggere» per raccontare la lettura di un testo fatta con intenzioni polemiche a contestarne i contenuti. E sempre lui ideò un «cippìo» per rendere in onomatopeia un cinguettar d’uccelli. Paolo Valera, scapigliato, si inventò un «cucchiainare» per indicare come si può sorbire un cibo o una bevanda con un cucchiaino. Marinetti coniò «scorpacciatore» per dare l’idea di un uomo senza freni che mangia fino a sfinirsi. Palazzeschi per definire qualcosa di antiquato che non risponde alle esigenze del presente usò «tarlito». La nostra lingua è strepitosa, inesauribile nelle invenzioni, persino qualche volta anche nel cattivo gusto.