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 2009  marzo 25 Mercoledì calendario

SI UCCIDE L’ANTIQUARIO DEI VIP


«Avvocato, il riesame per il sequestro dei miei beni non mi ridà quello che ho perso. Sono stato messo alla gogna, una gogna mediatica... ». Carlo Lampronti, l’antiquario dei vip a via del Babuino, sotto accusa per usura e alla vigilia di un processo davanti alla V sezione penale fissato per il 3 luglio, forse aveva già deciso di togliersi la vita quando, l’altra sera, ha salutato il suo legale Roberto Afeltra con cui aveva impostato la difesa per l’udienza del Riesame prevista per oggi. «Era scoraggiato, sua moglie Paola ed io abbiamo tentato di rincuorarlo, gli ho ricordato che in passato avevamo già vinto con la Guardia di Finanza. Niente da fare, se n’è andato scuotendo la testa...».
Un tonfo sordo, alle sei e mezzo del mattino, in un palazzo umbertino del Lungotevere Mellini. Il corpo di Carlo Lampronti caduto dal quinto piano è andato a sfracellarsi sul selciato della chiostra interna, vicino alla pianta di una palma. Il portiere Stefano è accorso, non c’era più nulla da fare. Più tardi la moglie Paola l’ha riconosciuto, anche per le scarpe gialle e gli occhiali schizzati lontano. Lampronti ha scelto un palazzo familiare, in cui a pianterreno fino a poco tempo fa aveva vissuto la prima moglie Annunziata. In tasca aveva le chiavi con cui ha aperto il portone.
Il 12 marzo gli erano stati confiscati tutti i beni. A pesargli era stata soprattutto l’improvvisa pubblicità sull’inchiesta processuale che lo vedeva accusato di aver preteso da un cambiavalute dei Parioli il rimborso di un vecchio credito con interessi molto esosi, fino al 7% mensile. E così ieri dopo una notte insonne è uscito di casa all’alba e, attraversato il Tevere, si è suicidato.
Nessun biglietto, solo la giacca appoggiata sul davanzale della tromba delle scale al quinto piano e quelle parole di protesta affidate all’avvocato, che oggi chiederà un rinvio dell’udienza del Riesame in attesa di depositare il certificato di morte dell’antiquario. Carlo Lampronti, di 63 anni, lascia due figli. «Così ci è stata tolta la possibilità di dimostrare che era innocente – dice l’avvocato Afeltra ”. Provo una grande amarezza, anche perché era un amico. E se dovessi pensare che sia stato davvero un usuraio mi cadrebbe il mondo...».
Profonda impressione nella strada che ospita negozi della dinastia Lampronti, avviata ai primi del ’900 dal capostipite Cesare Augusto con un banchetto a Campo de’ Fiori di argenti antichi e broccati. Come ricorda una targa l’attività di Lampronti è approdata nel 1914 nella strada dedicata agli antiquari della città. In seguito i Lampronti erano stati antiquari del re. Di fronte al «Babuino» sdraiato su un fianco si è sviluppata ora la vicenda giudiziaria, un’inchiesta del Pm Pietro Pollidori. Ad eseguire il sequestro dei beni dell’antiquario erano stati i carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci. Gli stessi che mesi prima durante una perquisizione a casa gli avevano trovato assegni per 12,4 milioni di euro detenuti secondo l’accusa come garanzia nei confronti del creditore.
«Non si aspettava dopo tanti mesi dalla chiusura delle indagini preliminari, nel febbraio 2008, questo improvviso sequestro un anno dopo – ricorda l’avvocato Afeltra ”. E soprattutto era rimasto colpito dalla pubblicità. Ieri come al solito è uscito presto, per comprare i giornali. Alle otto però la moglie mi ha chiamato. Non era tornato. Poi è arrivata una telefonata dei carabinieri...».