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 2009  marzo 25 Mercoledì calendario

LA CINA METTE IL DOLLARO NEL MIRINO


La Cina ha messo nel mirino il dollaro, reclamando la creazione di una nuova moneta globale sotto l’egida del Fmi che rimpiazzi il biglietto verde quale valuta di riserva. Ma il ministro del Tesoro Timothy Geithner e il presidente della Fed Ben Bernanke hanno già respinto l’idea rispondendo ad alcune domande durante un’audizione alla Camera. A fare la proposta era stato il governatore della banca centrale di Pechino, Zhou Xiaochuan, con un intervento pubblicato sul sito della banca stessa lunedì. Obiettivo, mandare un secondo messaggio a Obama prima del G20 di Londra. Il primo era partito dal premier Wen Jaobao giorni fa, quando aveva espresso "preoccupazione" per la sorte delle riserve valutarie cinesi, 1.950 miliardi di dollari, per lo più in bond pubblici di Washington. Ora Pechino ha ribadito, con l’idea della moneta unica, una crescente insofferenza per il ruolo del dollaro.
Secondo dati del Fmi, a fine 2008 i dollari Usa in riserve valutarie erano quasi 3 mila miliardi, con l’euro che pesava per poco più di mille e tutte le altre insieme sui 300 miliardi. Per Zhou, il dominante peso negli affari internazionali del dollaro, ma anche dell’euro e dello yen, esagera i volumi dei flussi di monete e rende il sistema finanziario mondiale più volatile. La proposta di un paniere di monete al posto delle valute di proprietà delle singole nazioni, secondo la Cina, renderebbe più semplice per i governi gestire le rispettive economie, dando alle nazioni detentrici della valuta comune di riserva più libertà nel cambiare politica monetaria e tassi di cambio. Tecnicamente, la soluzione caldeggiata da Zhou è una espansione dell’uso dei "diritti speciali di prelievo", una sorta di moneta sintetica creata negli Anni ”60 e il cui valore è determinato da un basket di valute. I Dsp non sono mai diventati una vera riserva internazionale e sono stati di fatto confinati alle transazioni contabili tra i membri del Fmi. Usare i Dsp sarebbe anche un modo per finanziare in modo più equo il Fmi, insiste Pechino, che è sotto pressione degli altri Paesi perchè aumenti la sua contribuzione.
Il dollaro non garantisce più la stabilità finanziaria internazionale, è l’opinione cinese. La recente volatilità e il suo indebolimento progressivo, di cui il governo Usa si è avvalso per sostenere l’export americano, si trasforma in perdite per chi, come la Cina ma non solo, ha i forzieri pieni di obbligazioni statunitensi. La Cina stessa, peraltro, non è valutariamente immacolata: per anni ha tenuto il suo yuan sottovalutato per spingere le sue merci nel mondo, e i governi dei paesi partner commerciali, dagli Usa all’Europa, hanno accusato Pechino di "manipolazione". Ora le difficoltà dell’America nel mantenere un ruolo di leadership a causa del crac finanziario mondiale di cui è ritenuta la massima responsabile offrono ai Paesi dalle monete fino a ieri marginalizzate un’apertura per la conquista di un nuovo potere.
Al centro di queste mire ci sono le organizzazioni internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale o le Nazioni Unite, che i governi delle nazioni emergenti considerano strumenti meglio adattabili ai propri interessi, perchè implicitamente, se non esplicitamente, erodono il ruolo della superpotenza americana. Qualche settimana fa, era stata la Russia a chiedere che il Fmi emettesse una valuta globale, giustificandone la nascita con il bisogno di aggiornare "l’obsoleto ordine economico mondiale unipolare". E oggi, 25 marzo, gli esperti del gruppo per la Riforma finanziaria internazionale dell’Onu presentano alle Nazioni Unite una serie di misure innovative.
La più rilevante, secondo quanto ha anticipato qualche giorno fa un membro del panel, Avinash Persaud, ex capo valutario alla JP Morgan, è proprio quella di un basket di monete internazionali che sostituisca il dollaro. "E’ il momento giusto per avere una moneta di riserva condivisa", ha detto Persaud.
Tra gli accademici, anche il Nobel americano Joseph Stigliz, economista alla Columbia di New York, parlando a Shanghai una settimana fa aveva espresso la stessa convinzione: "Il sistema delle riserve basato sul dollaro è parte del problema" - ha detto - perché troppo cash dal mondo viene fatto affluire negli Stati Uniti. "C’è bisogno di un sistema globale di riserve valutarie".