Varie, 25 marzo 2009
Tags : Olindo Canali
Canali Olindo
• Lissone (Monza) 22 gennaio 1955. Magistrato • «[...] Nel bel mezzo del maxiprocesso alla mafia messinese gli avvocati di alcuni imputati chiedono di poter leggere una lettera anonima. Il presidente respinge la richiesta ma parte del contenuto della missiva comincia a trapelare anche perché rimette in discussione alcune delle più importanti vicende giudiziarie degli ultimi anni. Primo fra tutti l’omicidio del giornalista Beppe Alfano, ucciso nel ’93 a Barcellona Pozzo di Gotto: ”forse il responsabile non è colui che è stato condannato”. Quanto basta per innescare veleni e morbose curiosità. Fino al colpo di scena: a scriverla è stato un magistrato. E non uno qualunque ma il sostituto Olindo Canali, origini brianzole ma da anni trapiantato in Sicilia dove si è conquistato fama di giudice d’assalto. Ha sostenuto l’accusa al maxi-processo e poi è stato pm proprio al processo Alfano. Ad uscire allo scoperto è stato lo stesso Canali con un fax inviato in tribunale. E [...] il testo della lettera è stato pubblicato dalla Gazzetta del Sud. A leggerla per intero più che opera di un ”corvo” sembra il testamento di uomo alle corde che aspetta da un momento all’altro di finire in galera. E questo risale all’11 gennaio 2006. Quella la data in cui l’avrebbe ”indirizzata a persona di fiducia” anche se poi è finita nella buca di un avvocato. Pagine in cui si giustifica e si autoaccusa e che chiude in modo drammatico: ”presto finirò nel novero dei magistrati che lavorando a Messina sono finiti in galera... Non so quando succederà ma succederà”. Canali teme di essere arrestato e lui stesso parla di alcune amicizie pericolose. Come quella con Salvatore Rugolo, figlio del boss di Barcellona. ”La stessa frequentazione con Rugolo sia pure nei termini che io so e che non è quella per cui verrò arrestato è il segno che quel dannato lavoro mi aveva fatto perdere lucidità e tensione. Un po’ di sbracamento lo devo ammettere”. E poi c’è il passaggio sul delitto Alfano. ”Pippo Gullotti (condannato per il delitto ndr) che nemesi. Assolto da omicidi che aveva certamente commesso finirà per aver scontato parte di pena per uno di cui è probabilmente estraneo”. Uno scenario sconcertante se solo si pensa che a parlare è il pm che ha sostenuto l’accusa contro Gullotti. Un mistero che si aggiunge ai tanti che covano tra Barcellona e Terme Vigliatore. La stessa zona in cui viveva il professor Adolfo Parmaliana, morto suicida perché le sue denunce sugli intrecci mafiosi erano cadute nel vuoto. Tra i tanti nomi che aveva fatto c’era anche quello di Canali. L’unica che non appare sorpresa di questo scenario è Sonia Alfano, la figlia del giornalista ucciso: ”Da anni sostengo che di Canali non c’è da fidarsi. Invece di continuare a fare allusioni perché non dice quel che sa?”» (Alfio Sciacca, ”Corriere della Sera” 25/3/2009).