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 2009  marzo 25 Mercoledì calendario

MILANO, L’HOTEL DEI CINESI CON INGRESSO DAL TOMBINO

Per bloccare la via d´uscita esterna, un tombino sulla pubblica via, hanno dovuto piazzarci sopra le ruote della volante. Quindi, alle 4 di ieri notte, dopo un giorno e mezzo di appostamenti, gli agenti hanno fatto irruzione nel grande appartamento al primo piano e nel magazzino dismesso del seminterrato, per toccare con mano quanto gli inquilini di questo appartamento di via MacMahon, tra la Bovisa e la chinatown milanese, andavano denunciando da settimane. Cinesi stipati come topi a dormire in loculi, sessanta materassi separati da pareti di compensato, due soli sudici bagni, un cucinino con quattro bombole a gas, i fili elettrici a vista, afrori e condizioni igieniche disperate. «Alla prima scintilla - racconta un agente - qui era una strage».
Fantasmi che per tornare a dormire la notte dopo aver lavorato fino a 16 ore nei laboratori clandestini dovevano aspettare che qualcuno aprisse loro il portone, o la botola. Pagando pure un affitto: 100 euro al mese a coppia, 200 per portarci dentro anche i bambini o per avere il lusso di pochi metri quadrati da occupare al primo piano, quello dotato di finestre che peraltro restavano perennemente serrate.
Ventotto le persone trovate dai tre equipaggi dell´Ufficio prevenzione generale della polizia all´interno di questo albergo clandestino per disperati: 12 di loro regolari, altrettanti senza alcun tipo di documento, due bimbi di undici e sei anni e due neonati. Il più piccolo di loro, 3 mesi, aveva come culla un armadio scassato. I pochi che sono riusciti a raccontare qualcosa hanno indicato un affittuario, cinese anch´egli, che periodicamente passava a riscuotere passando tra materassi, valige mezze aperte, stenditoi coi panni ad asciugare, scarpe e pacchi di riso.
All´immobile sono stati messi i sigilli, in attesa di una possibile confisca. La proprietaria dell´appartamento, italiana, rintracciata nel pomeriggio, sarà ascoltata nei prossimi giorni dai poliziotti del commissariato Sempione. Tra i due ambienti, l´appartamento e un ex laboratorio abbandonato per 300 metri quadri totali di superficie, era stato costruito un passaggio interno con una scala interna artigianale che occultava gli affittuari clandestini dallo sguardo degli inquilini. In pochi nella zona - un quartiere popolare e ad alta densità migratoria, stretto tra il cavalcavia della circonvallazione, la ferrovia e il limite nord del quartiere cinese - avevano capito fino in fondo, tanti avevano notato quello strano movimento di orientali che arrivavano davanti al portone col materasso ad aspettare, o sbucavano all´improvviso da sotto al marciapiede della laterale via Duprè.
Duro il commento del vicesindaco milanese Riccardo De Corato, da anni impegnato in una battaglia per svuotare via Paolo Sarpi e dintorni dalla presenza di commercianti e ristoratori cinesi, qui da quattro generazioni: «La scoperta dell´ennesimo appartamento-dormitorio conferma che i clandestini sono ormai uno dei business della criminalità cinese, insieme a contraffazione, gioco d´azzardo, spaccio e centri a luci rosse». E il capogruppo leghista in Comune, Matteo Salvini, aggiunge: «Al nostro numero verde sono arrivate 15 segnalazioni in tre giorni di cantine, solai e appartamenti sovraffollati. Siamo pronti alle ronde per segnalare questi casi alla polizia».