Dagospia 24/3/2009, 24 marzo 2009
1 - EZIO MAURO, IN DUPLEX CON CDB, KING-MAKER DELL’OPERAZIONE GARIMBERTI PRESIDENTE
Come mai è riciccciato il nome di Garimberti, sepolto tra le teche di Repubblica.tv, dimenticato da tutti, anche dagli amici più intimi, alla presidenza Rai? La voce che conquista più consensi è quella che vuole e vede come king-maker della sorprendente operazione il direttore di Repubblica Ezio Mauro, grande amico del Robert Redford del Circolo Canottieri Roma (quando Mauro entra a "La Stampa" come cronista, Paolo è il capo della redazione romana), aggiungere la felicità dell’editore Carlo De Benedetti, sollevato di uno stipendio e di un prossimo pre-pensionamento.
Garimberti
La cosa sarebbe andata così, al di là di ogni consultazioni con dalemiani e veltroniani: Ezio Mauro chiama il caro Su-Dario Franceschini - che lo sta molto ad ascoltare - e gli ’regala’ la chicca Garimberti. E tutti vissero contenti e inciuciati.
2 - IL MARATONETA DEI SALOTTI BUONI
Fabio Martini per "La Stampa"
Da qualche tempo, con la proverbiale professionalità, si era adattato ai dieci metri quadrati dello studio di «Repubblica Tv», dove moderava i dibattiti con i politici di turno. Fino a quando - due giorni fa - Paolo Garimberti ha ricevuto la telefonata di Dario Franceschini: «Direttore, avrei pensato che tu potresti essere un ottimo presidente della Rai...».
Sessantasei anni, quarantasei dei quali vissuti da giornalista, Garimberti si è detto disponibile. E nel giro di qualche ora, si è chiuso l’accordo anche con Gianni Letta e Silvio Berlusconi, che porterà Garimberti dal piccolo studio insonorizzato di largo Fochetti al nono piano di viale Mazzini.
Carlo De Benedetti
Da 23 anni nel gruppo «La Repubblica-Espresso», Garimberti è stato individuato da Dario Franceschini perché rispondeva ad un profilo tratteggiato già da settimane: un personaggio di garanzia al quale appellarsi laddove il Pdl esagerasse nello strapotere in Rai, ma anche una personalità non riconducibile alla cultura e alla storia democristiana, ma semmai a quella più vasta della sinistra politica ed editoriale e questo per una questione di pesi e contrappesi interni al Pd, dopo la «presa del potere» da parte di un ex Dc come Franceschini.
Certo, sarebbe impossibile etichettare il nuovo presidente della Rai come un personaggio targato Ds. Laico, negli anni della giovinezza con simpatie repubblicane, Garimberti semmai è stato per anni uno dei personaggi di punta del gruppo «Espresso» guidato dall’ingegner Carlo De Benedetti, nel cui salotto romano da qualche anno ha avuto accesso anche Dario Franceschini. Gentilissimo, una gran simpatia che raramente diventa calore, Garimberti arriva alla presidenza della Rai dopo quasi cinquant’anni di carriera giornalistica.
Giampaolo Pansa
Ligure di Levanto, una laurea in legge a Genova, a 20 anni al «Corriere Mercantile», a 26 entra a «La Stampa» e qui un direttore rigoroso come Alberto Ronchey decide che nonostante la giovanissima età, il «Garimba» possa andare a fare il corrispondente da Mosca, un’esperienza che gli consentirà di diventare un esperto di politica internazionale. Quando torna in Italia è uno di quei giornalisti - ed erano pochi - che parlava con l’Avvocato, un privilegio che - sommato all’aspetto giovanile - negli anni Ottanta gli attira le invidie e le battutine salaci dei colleghi: «Il Robert Redford di largo Chigi...».
Una passione smodata per l’attività fisica, Garimberti è uno che fa sport di tutti i tipi. Il calcetto, per esempio. Giocava di punta, era sgusciante anche se segnava poco e non sopportava il gioco falloso. Come quella volta che, ricevuto un takle un po’ deciso da parte di Mario Sconcerti, gli disse: «Tu non verrai mai alla Stampa!». Correva maratone, va in bici, ama il tennis, che gioca con personaggi come Nicola Pietrangeli e Lea Pericoli.
Patito della carta stampata, nella stagione di grande libertà della «Rai dei professori», Garimberti nel 1993 diventa direttore del Tg2. Ci resta per un anno e la sua tendenza ad apparire spesso suscita critiche, ma poi sarà destinata a far tendenza, a cominciare da Enrico Mentana. Scriverà Bruno Vespa nel suo libro sulla storia della Rai: «Memorabili i suoi fluviali collegamenti con Eugenio Scalfari». Ed è in questa fase che rilascia una fiammeggiante intervista all’«Espresso».
Dario Franceschini
E’ il 1994, Berlusconi ha appena vinto le elezioni e Garimberti racconta che molti giornalisti Rai «fino a ieri tributari della Dc e del Psi, oggi si riciclano impudicamente verso i vincitori. Con un’operazione di camaleontismo davvero straordinaria: non li tollero e per quanto mi riguarda, li piglierò a calci nel sedere». Quindici anni più tardi alcuni di quei giornalisti che Garimberti voleva sferzare, sono diventati personaggi potenti nella Rai che Paolo Garimberti è chiamato a presiedere.
3 - QUEL FEELING CON GIANNI LETTA AL CIRCOLO CANOTTIERI
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
«Paolo Garimberti? Un collega serio, cortese, affidabile. Sono stato con lui molte volte, impegnato in diversi servizi di politica internazionale... Se verrà confermata la voce, ne sarei contento» Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e giornalista, parla benissimo di Paolo Garimberti, ora che l’ex direttore del Tg2 è a un passo dalla presidenza della Rai. Poi aggiunge: «Rendiamo l’onore delle armi a Claudio Petruccioli».
Ponti d’oro, in area Pdl, a Garimberti che si dirige verso il settimo piano di viale Mazzini. Ma nella conclusione di questa storia non c’è solo la vecchia amicizia tra Garimberti e Bonaiuti. Ha sicuramente pesato molto un legame di circolo, il prestigioso Canottieri Roma, dove da anni sono iscritti sia il sottosegretario Gianni Letta che Paolo Garimberti. Per anni hanno avuto gli armadietti vicini. Qualcosa più di una semplice familiarità. Chi conosce gli usi politici romani, sa bene che certe connessioni extra Palazzo pesano ben più di tante cordate ideologiche.
Gianni Letta
Ma le vicende Rai sono piene di contrappassi e contraddizioni, anche grazie al tempo che passa. Perché parliamo dello stesso Paolo Garimberti che nel novembre 1994 venne sollevato dall’incarico come direttore del Tg2 da una Rai presieduta da Letizia Moratti: tempi in cui si fece piazza pulita della «Rai dei professori» presieduta da Claudio Demattè, che col direttore generale Gianni Locatelli aveva scelto l’editorialista de «la Repubblica» per l’incarico al Tg2. La decisione di togliere la poltrona del Tg2 a Garimberti, nel 1994, venne attribuita a Silvio Berlusconi.
Giampaolo Pansa ironizzò: «Non capisco perché il Cavaliere voglia cambiare uno come Garimberti, che è completamente allineato...» Tutta colpa di un titolo di apertura dedicato agli esami di riparazione aboliti dal ministro Francesco D’Onofrio. Paolo Garimberti non aspettò tempo per rispondere: «Pansa ha sbagliato esempio, l’abolizione degli esami è importante. Che c’entra Berlusconi? » Al suo posto arrivò Clemente Mimun. E Garimberti si ritrovò sui giornali nella lista degli «epurati eccellenti», accanto per esempio a Demetrio Volcic.
Ma è acqua passata. Anzi, passatissima, a giudicare dai complimenti di Paolo Bonaiuti. Adesso Garimberti è atteso al varco da molti, dal centrodestra come dal centrosinistra. Ci saranno scelte «di grande rilievo politico» da compiere (come dice Paolo Gentiloni). Ovvero decidere un probabile ricambio al Tg1, un nuovo direttore per Raiuno per poi passare a chissà quante altre caselle (Tg2 rimarrà in quota Pdl-An e Raidue alla Lega? Tg3-Raitre graviteranno ancora in area centrosinistra?). Tutto dipenderà da lui e da Mauro Masi, designato direttore generale. I due troveranno quel difficile equilibrio che impedirà il tradizionale rito di viale Mazzini, cioè la contrapposizione tra presidente e direttore generale? Chissà.