Enrico Franceschini, la Repubblica 24/1/2009, 24 gennaio 2009
UNA TARTARUGA SFIDA LA TATA GREENPEACE CONTRO LOW COST
Quello delle Olive Ridley, una specie di tartarughe minacciate di estinzione, che depositano abitualmente le loro uova sulle spiagge di Dhamra, in India. Senonchè proprio a Dhamra sono cominciati un paio d´anni fa i lavori per costruire un ampio porto commerciale, che dovrebbe diventare uno dei più importanti del sub-continente indiano: e la ditta responsabile sia della costruzione che della futura gestione del colossale impianto è la Tata, il conglomerato industriale noto in particolare per la sua produzione d´auto. Proprio ieri la Tata ha presentato al mondo un nuovo, attesissimo modello: la Nano, la vettura più economica mai uscita da uno stabilimento, una macchinetta a quattro posti che costerà la somma incredibile di appena 100 mila rupie, ossia 1600 euro, e che promette di dare quattro ruote a tutti coloro che, soprattutto nel Terzo Mondo, fino ad ora hanno dovuto accontentarsi di due, o di nessuna. Greenpeace non si fa scappare l´occasione: con un´inserzione a tutta pagina sul Financial Times, l´organizzazione ambientalista esorta la Tata a fermare i lavori del porto per salvare le tartarughe. Minacciando implicitamente un boicotaggio internazionale della Tata Nano, o perlomeno una campagna di pubblicità negativa contro la sua casa costruttrice, se l´azienda non esaudirà la richiesta.
"Caro Signor Ratan Tata", comincia l´inserzione in forma di lettera aperta al proprietario e presidente esecutivo della compagnia, "la Nano è la realizzazione di un sogno che lei ha sognato insieme a milioni di cittadini indiani. Ma mentre la Nano è un progetto per il quale lei vorrà certamente essere ricordato, il porto di Dhamra potrebbe rovinare tutto quello per cui la Tata si è battuta e la reputazione che si è guadagnata in tutti questi anni". L´inserzione ricorda quindi che da due anni, cioè da quando sono iniziati i lavoro di costruzione del porto, le tartarughe Olive Ridley hanno smesso di depositare in massa le loro uova nella zona. "Se esse scompaiono, sarà per sempre, e per questo Greenpeace è convinta che i lavori del porto debbano interrompersi", avvertono i militanti ecologisti. L´associazione snocciola poi alcune cifre: il 98 per cento dei clienti della Tata avrebbero affermato in vari sondaggi di volere che la costruzione del porto si fermi; 100 mila di costoro avrebbero scritto o inviato email al signor Tata pregandolo di arrestare il progetto. E 200 scienziati di fama internazionale si sarebbero espressi nello stesso senso. "Ma i lavori vanno avanti, portando una specie minacciata di estinzione ancora più vicina alla fine", si conclude la pagina pubblicitaria di Greenpeace. "Signor Tata, facciamo appello al senso di resposanbilità con cui la sua azienda ha lavorato per oltre cent´anni. Non metta i profitti davanti al pianeta, perché ci sono cose che i soldi non possono comprare".