Elena Dusi, la Repubblica 24/3/2009, 24 marzo 2009
UNA SCOMMESSA QUASI VINTA MA IL PROBLEMA E’ LA QUANTITA’"
«Produrre sangue dalle staminali non è un sogno. Produrlo in quantità industriali sì. Credo che per molti anni questa tecnica rimarrà confinata nei laboratori o aiuterà solo pazienti in condizioni particolari, che non possono beneficiare delle trasfusioni». Giuliano Grazzini, direttore del Centro nazionale sangue dell´Istituto superiore di sanità, saluta un filone di ricerca che avanza, ma invita a mantenere i piedi per terra.
Fino a che punto possiamo credere alla promessa che arriva dalla Gran Bretagna?
«Ricordiamo che stiamo parlando di staminali embrionali, e quindi siamo nel bel mezzo del dibattito etico sull´uso degli ovuli fecondati. Per quanto riguarda l´aspetto scientifico, trasformare le cellule multipotenti in sangue non pone difficoltà insormontabili. Molti gruppi ci lavorano da tempo. Anche noi all´Istituto superiore di sanità poco più di un anno fa abbiamo depositato un brevetto per produrre globuli rossi da cellule staminali adulte».
Che tipo di sangue si riesce a ottenere?
«La maggior parte dei laboratori nel mondo punta a generare globuli rossi, qualcuno sta lavorando sulla produzione di piastrine. Non è sangue completo, ma sicuramente quello che serve in caso di trasfusioni o situazioni di emergenza».
Con il sangue sintetico potremo dimenticare le donazioni?
«Questo è il punto debole della promessa britannica. Perché un conto è lavorare con le staminali in laboratorio, dove se una linea di cellule viene infettata da un agente patogeno viene buttata via e non ci sono conseguenze. Ma passare alla produzione industriale, con tutte le garanzie per la sicurezza e la sterilità che l´uso su larga scala impone, è veramente una questione complicata».
E costosa?
«Costosissima. Oggi nei laboratori le staminali vengono nutrite con dei mezzi di coltura che già di per sé sono molto cari. Avviare delle industrie farmaceutiche perfettamente sterili e sicure per garantire "sangue artificiale" a tutti sarebbe un´impresa dall´impatto economico enorme. Solo in Italia ogni giorno vengono trasfuse circa 6.500 unità di globuli rossi. Cifre molto grandi, ma le donazioni e i prestiti fra le regioni dove è necessario ci rendono autosufficienti».
Quali sono i pazienti che potranno avere vantaggio dal sangue di laboratorio?
«Esistono casi particolari di intolleranza a tutti i gruppi sanguigni, o malattie che riguardano la struttura dell´emoglobina e che potrebbero in futuro essere corrette in vitro sulle cellule staminali».
A che punto è invece la sperimentazione di emoglobina in polvere?
«Ci lavorano soprattutto le forze armate americane. Si spera di rendere questo tipo di sangue artificiale utilizzabile in battaglia o sulle ambulanze, per le gravissime emergenze. I primi esperimenti non sono stati incoraggianti, ma le ricerche sono riprese di recente».