Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 24 Martedì calendario

UNA SCOMMESSA QUASI VINTA MA IL PROBLEMA E’ LA QUANTITA’"


«Produrre sangue dalle staminali non è un sogno. Produrlo in quantità industriali sì. Credo che per molti anni questa tecnica rimarrà confinata nei laboratori o aiuterà solo pazienti in condizioni particolari, che non possono beneficiare delle trasfusioni». Giuliano Grazzini, direttore del Centro nazionale sangue dell´Istituto superiore di sanità, saluta un filone di ricerca che avanza, ma invita a mantenere i piedi per terra.
Fino a che punto possiamo credere alla promessa che arriva dalla Gran Bretagna?
«Ricordiamo che stiamo parlando di staminali embrionali, e quindi siamo nel bel mezzo del dibattito etico sull´uso degli ovuli fecondati. Per quanto riguarda l´aspetto scientifico, trasformare le cellule multipotenti in sangue non pone difficoltà insormontabili. Molti gruppi ci lavorano da tempo. Anche noi all´Istituto superiore di sanità poco più di un anno fa abbiamo depositato un brevetto per produrre globuli rossi da cellule staminali adulte».
Che tipo di sangue si riesce a ottenere?
«La maggior parte dei laboratori nel mondo punta a generare globuli rossi, qualcuno sta lavorando sulla produzione di piastrine. Non è sangue completo, ma sicuramente quello che serve in caso di trasfusioni o situazioni di emergenza».
Con il sangue sintetico potremo dimenticare le donazioni?
«Questo è il punto debole della promessa britannica. Perché un conto è lavorare con le staminali in laboratorio, dove se una linea di cellule viene infettata da un agente patogeno viene buttata via e non ci sono conseguenze. Ma passare alla produzione industriale, con tutte le garanzie per la sicurezza e la sterilità che l´uso su larga scala impone, è veramente una questione complicata».
E costosa?
«Costosissima. Oggi nei laboratori le staminali vengono nutrite con dei mezzi di coltura che già di per sé sono molto cari. Avviare delle industrie farmaceutiche perfettamente sterili e sicure per garantire "sangue artificiale" a tutti sarebbe un´impresa dall´impatto economico enorme. Solo in Italia ogni giorno vengono trasfuse circa 6.500 unità di globuli rossi. Cifre molto grandi, ma le donazioni e i prestiti fra le regioni dove è necessario ci rendono autosufficienti».
Quali sono i pazienti che potranno avere vantaggio dal sangue di laboratorio?
«Esistono casi particolari di intolleranza a tutti i gruppi sanguigni, o malattie che riguardano la struttura dell´emoglobina e che potrebbero in futuro essere corrette in vitro sulle cellule staminali».
A che punto è invece la sperimentazione di emoglobina in polvere?
«Ci lavorano soprattutto le forze armate americane. Si spera di rendere questo tipo di sangue artificiale utilizzabile in battaglia o sulle ambulanze, per le gravissime emergenze. I primi esperimenti non sono stati incoraggianti, ma le ricerche sono riprese di recente».