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 2009  gennaio 24 Sabato calendario

RISCHIARE CON I SOLDI DEGLI ALTRI


Il ministro delle Finanze americano T. Geithner ha ieri illustrato il suo nuovo piano di intervento sui mercati finanziari americani. L’obiettivo è quello di favorire la vendita a investitori istituzionali delle attività «tossiche» ancora nei bilanci delle banche. Le banche assumerebbero delle perdite anche consistenti ma, liberate da queste attività, potrebbero raccogliere capitale privato fresco sul mercato per poi tornare a fare le banche.
Il piano non pare nella sostanza molto diverso da quello precedentemente proposto da H. Paulson, richiedendo un grosso intervento della finanza pubblica per sostenere i prezzi delle attività «tossiche» delle banche, che il governo ritiene sottovalutate dal mercato. Il piano Paulson prevedeva che il Tesoro acquistasse direttamente queste attività a prezzi generosi. Il piano Geithner invece prevede che il Tesoro entri per il 50% in fondi di investimento privati che le acquistino. Il Tesoro fornirà inoltre grossi incentivi a questi fondi di investimento, nella forma di crediti agevolati con una implicita garanzia su buona parte di quel 50% del capitale che sta ai privati investire.

In modo diretto o in modo indiretto il Tesoro sostiene comunque i prezzi delle attività «tossiche» e quindi gli interessi degli azionisti delle banche che le possiedono. Per questo, nell’euforia dei mercati di oggi, sono state le grosse banche come Citigroup a registrare i maggiori guadagni.
Più volte ho sostenuto su queste colonne che il Tesoro sembra aver internalizzato gli obiettivi degli azionisti delle grosse banche. I dettagli di questo intervento non sembrano affatto contraddire questa impressione. Lo stesso fatto che l’amministrazione abbia per così dire «nascosto» il supporto ai prezzi delle attività «tossiche» nell’estensione di crediti agevolati ai fondi privati fa pensare a una operazione di marketing politico, davanti a una opinione pubblica sempre più giustizialista nei confronti delle banche.
Ho anche sostenuto che gli obiettivi degli azionisti delle banche non siano affatto in accordo con gli interessi dei contribuenti e che rischino di rallentare la ripresa dell’economia. Il fatto che i fondi di investimento cui contribuirà il Tesoro per il 50% saranno gestiti da privati lascia ancora più perplessi. In generale quella di finanziare attività di investimento per quote così elevate senza averne un almeno parziale controllo è una ricetta fallimentare. I manager sono necessariamente attratti da rischi eccessivi quando gestiscono denaro altrui. Il Tesoro garantisce a parole una qualche forma di supervisione, ma la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato finora ogni intervento del Tesoro, dalla prima richiesta di fondi Tarp al Congresso fino ai diversi e ripetuti salvataggi di AIG, lascia poco sperare.
A cercare il bicchiere mezzo pieno, si può notare che quantomeno l’amministrazione ha chiaro che agire è necessario per evitare di ripercorrere gli errori che hanno portato il Giappone ad un decennio e più di crescita ridotta. L’euforia dei mercati può essere addotta proprio a questo. L’attesa di un piano di intervento aveva finora portato ad uno stallo sui mercati finanziari che rischiava di avere gravissime conseguenze in una crisi recessiva come quella in cui si trova l’economia mondiale. A questo si aggiunga che l’economia dà i primi segni di recupero (addirittura nei mercati immobiliari secondo dati di ieri), e si vedrà come mercati estremamente volatili abbiano reagito positivamente, dopo essere crollati il mese scorso davanti ad un piano identico nella sostanza anche se meno dettagliato (il primo piano Geithner). Fatico comunque a credere che questi interventi siano sufficienti ad avere positivi e duraturi sui mercati finanziari. Mi rincuora che le autorità monetarie e finanziarie europee appaiano meno propense ad azzardati interventi di salvataggio.