Gian Antonio Orighi, La stampa 21/3/2009, 21 marzo 2009
LA SPIA CHE STREGO’ LAWRENCE D’ARABIA
Amante e spia del mitico Lawrence d’Arabia. Non solo: la prima occidentale che cercò di visitare la Mecca, città santa islamica. Ancora: che osò cavalcare nuda su un cammello nel deserto della siriana Palmira, imprigionata in un harem saudita, arrestata tre volte (e sempre rilasciata) per omicidio. Di più: tenutaria di un bordello nella Parigi occupata dai nazisti e spacciatrice d’oppio. Poche donne possono vantare una vita come la basco-francese Jeanne Clérisse, assassinata a Tangeri nel 1948.
Questa nuova Mata Hari, longilinea, capelli scuri, sempre elegantissima, cominciò a far parlare di sé fin dall’adolescenza. Nata nel 1893 da una famiglia dell’alta borghesia locale, Marga, come la soprannominarono nel collegio delle Orsoline della basco-spagnola Ondarribia, presenta il suo primo biglietto da visita a 15 anni: scappa con un ufficiale francese con cui convive per qualche mese. Finita la storia, arriva il matrimonio riparatore col più bel partito della regione, un lontano cugino, l’eccentrico conte Pierre de Andurain. La coppia milionaria abbandona quasi subito la monotona vita di provincia, gira il mondo e poi decide di allevare cavalli nella pampa argentina. Un disastro.
Jeanne ritorna in patria a 17 anni, col marito ormai succube delle sue stramberie, eredita dal padre una fortuna e stavolta la meta è l’Egitto, dove inaugura nel ”25 un salone di bellezza, il «Mary Stuart». Un viaggio che però nasconde qualcosa. Il figlio ancora vivente, Jacques, 92 anni, eroe della Resistenza francese, assicura nel libro in uscita in Spagna («Prigioniera in Arabia. La straordinaria vita della contessa Marga d’Andurain, spia ed avventuriera in Medio Oriente», autrice Cristina Moratò, editrice Plaza & Janes) che la madre era stata assoldata dall’intelligence service britannico e che prima di sbarcare al Cairo aveva seguito corsi di spionaggio a Londra.
La capitale egiziana, anche dopo la Prima Guerra Mondiale e la spartizione tra inglesi e francesi dei possedimenti in Medio Oriente dell’ex impero ottomano, era un covo di spie. I britannici, che avevano appoggiato la rivolta araba anti-turca capeggiata dal loro agente, Thomas Edward Lawrence, alias Lawrence d’Arabia (la cui storia è stata raccontata dall’omonimo film con Peter O’Toole) hanno mollato nel 1920 la Siria ai francesi. Ma tra gli ex compagni d’arma serpeggia la guerra clandestina per dominare l’area strategica.
Il fascino erotico di Marga trionfa come il suo salone di bellezza, una copertura perfetta e dove le è facile raccogliere le confidenze di egiziane vip e di aristocratiche come la moglie del re Fuad I, la sultana Nazli Sabri, e la prima consorte dello scià di Persia, Fawzia. Il capo locale dell’intelligence service le offre il battesimo di fuoco: stabilire relazioni con l’emiro saudita di Riad, Ibn Saud, che ha un debole per le donne. Poi il responsabile degli 007 di Sua Maestà in Palestina, la invita (senza marito) a un viaggio in Terra Santa e Siria che si conclude nella meravigliosa Palmira, dove insieme al consorte apre nel 1930 un hotel dove vive ancora la leggenda che la nobildonna sia stata al servizio (anche sessuale) di Lawrence d’Arabia. Inutile dire che l’albergo era un’altro centro spionistico di Londra.
In Siria la contessa diventa leggenda, anche per le sue passeggiate senza nulla addosso. Nel ”33, già separata da Pierre (che morirà assassinato nel ”37), decide di farsi musulmana per visitare la Mecca, travestita da uomo. Prima però convola a nozze (bianche) con l’analfabeta Ben Suliman. Ma viene scoperta e messa in quarantena nell’harem del vice-governatore di Yidda. Viene espulsa in Francia grazie all’aiuto di un suo vecchio amante, l’emiro Saud. E Suliman muore avvelenato.
Tornata nella città natale, la Mata Hari del deserto fa ancora scandalo. Su «Le Courrier de Bayonne» racconta la sua vita, con i particolari più piccanti. Quando scoppia la guerra, mentre il figlio lotta contro i nazisti a Parigi lei, probabilmente ancora in servizio, frequenta la sede della Gestapo a Hendaya. Ormai famosissima, si trasferisce a Tangeri, nel ”48 quando un suo amante, Hans Habele, ex agente di Himmler, la uccide a bottigliate su di un panfilo e la butta in mare. Il suo corpo non venne mai ritrovato. Il figlio ricorda: «Mia madre mi diceva di sentirsi erede degli audaci capitani baschi che nel passato solcavano i mari in cerca di fortuna».