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 2009  marzo 24 Martedì calendario

ACQUA ITALIA SPRECONA BATTUTA SOLO DAGLI STATI UNITI


Il primato (in questo caso negativo) è ancora una volta degli Stati Uniti: sono il Paese che, pro capite, consumano più acqua al mondo: 2.483 metri cubi all’anno. A sorpresa, però, al secondo posto figura l’Italia, con un consumo di 2.332 metri cubi all’anno a testa (la media mondiale è di 1.243 metri cubi all’anno). Alla vigilia della giornata mondiale dell’acqua, è uno dei dati che emerge dal primo studio prodotto dal «Barilla Center for Food & Nutrition », il nuovo centro di pensiero interdisciplinare promosso dal gruppo di Parma per affrontare le sfide alimentari del futuro, presentato ieri a Milano da Guido Barilla con Umberto Veronesi e Mario Monti, tra gli esperti del comitato scientifico.
Alla base della ricerca, realizzata in collaborazione con The European House-Ambrosetti), c’è il concetto di acqua virtuale (virtual water) di un bene o un servizio, che rappresenta il volume di acqua dolce consumata per produrlo, sommando tutte le fasi della catena di produzione. Così, ad esempio, si scopre che un paio di scarpe di cuoio contiene 8 mila litri di acqua virtuale, un chilo di manzo 15.500 litri, un litro di biocarburante 2.500 litri, un chilo di pasta 2.000 litri. Numeri difficili da accettare quando già oggi quasi un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile, e con stime che prevedono un aumento del 50% del fabbisogno entro il 2025.
Ecco perché il documento indica sette proposte per ridurre il consumo e l’inquinamento di acqua, investendo allo stesso tempo in progetti che ne promuovano l’uso equo e sostenibile. A cominciare dal concetto di water neutrality, sull’esempio del più noto concetto di carbon neutrality
usato nell’inquinamento del-l’aria, per ridurre l’impronta idrica ( water footprint) di ciascuno. Come? Dal ripensamento delle politiche agricole su scala globale, visto che l’agricoltura impiega il 70% dell’acqua dolce, alla messa a punto di modelli economici in grado di definire il valore economico associato all’acqua; dall’istituzione di un sistema di incentivi e disincentivi per orientare i consumi, immaginando un regime di quote simile a quanto già accade per le emissioni di Co2, alla promozione di uno stile di vita a basso consumo d’acqua, con particolare attenzione all’alimentazione.
Tutti possono fare la loro parte. Con comportamenti alimentari più virtuosi (meno carne più cereali, pesce, frutta e verdura), l’impronta idrica di ogni italiano si ridurrebbe del 15%. E scenderebbe di un altro 5% dimezzando la durata della doccia, usando la lavastoviglie solo a pieno carico, riducendo i lavaggi in lavatrice e con altri comportamenti domestici più virtuosi. L’esempio di Barilla? Negli ultimi anni il gruppo ha ridotto del 35% il consumo di acqua nelle fabbriche in Italia e del 15% in media in quelle nel resto del mondo.