Felice Cavallaro, Corriere della sera 21/3/2009, 21 marzo 2009
«VENDESI DIVORZIO-LAMPO» LA FIGLIA DI RIINA IN AFFARI SUL WEB
Avevano pensato di vendere via Internet divorzi lampo targati Zapatero, tutto chiavi in mano in 40 giorni per 7.500 euro, trasferta in Spagna compresa e brindisi con bottiglie di «famiglia », marchio doc, anzi bollo inconfondibile, visto che si tratta di «Vini Riina». Il tutto mediato da una società fantasma con la caricatura di una vera holding chiamata «T&T Corporation Ltd», sede a Londra a due passi da Piccadilly, 100 milioni di dollari come volume d’affari e un solo numero di telefono, prefisso Palermo, utenza Corleone, titolari guarda un po’ proprio i ragazzi del grande capo di Cosa nostra all’ergastolo.
Ma stavolta Totò Riina forse non c’entra davvero niente perché questo pasticcio è farina della figlia Maria Concetta, trentaquattrenne disoccupata come il marito Tony Ciaravello, vero cervello della bufala che manda in bestia perfino il loro avvocato, Luca Cianferoni, sconsolato davanti a tanta incoscienza, pronto a invocare i cronisti: «Siate clementi ». In effetti sembra di ritrovarsi nel pieno di una burla cinematografica alla Johnny Stecchino o con la mafia ridotta a macchietta nei quadretti dissacranti di Fiacarra&Picone. Se non fosse per i veri protagonisti. A cominciare dal Ciaravello nei panni di «direttore » della holding e di una neo laureata con tanto di targa «Studio legale» per fare da collegamento con veri avvocati a loro volta pronti a smentire. Anche davanti alla Guardia di Finanza che per conto della Procura di Palermo indaga su questa bolla di sapone dallo scorso ottobre, da quando comparve un curioso inserto pubblicitario sul Giornale di Sicilia per i divorzi lampo col tutto compreso a Barcellona o Tenerife. Come indicava fino a ieri il sito di «famiglia», in parte oscurato, dove si offriva di tutto: dalla lotteria in rete all’acquisto di lauree straniere, dalla vendita su e-bay di un miracoloso «codice segreto» in grado di assicurare guadagni astronomici fino all’import-export di olio, caffè, pasta, olive, bianchi e rossi con il marchio «Vini Riina».
Furono proprio i veri avvocati palermitani a sospettare per primi l’esercizio abusivo della professione forense da parte di Katia La Placa, titolare dello studio dove si muove attonito Ciaravello rimproverato da Cianferoni, il penalista fiorentino che difende il suocero e i suoi due giovani cognati in carcere. Ridursi a seguire questa truffa mediatica forse indispettisce l’avvocato che aveva sconsigliato di occuparsi di divorzi e botteghe virtuali. «E che faccio, senza lavoro?». Risposta: «Tutto, tranne reati».
E Ciaravello, preso dal gran dibattito esploso sui blog, ieri si è piazzato davanti al computer lanciando il suo quesito nelle piazze Internet: «Non vi viene in mente che l’informazione che stanno dando i
midia (sic!) non sia veritiera o travisata? Dove sta il reato, chi abbiamo truffato? Nessuno! Allora perché tutto questo trambusto?».
Esilarante il dialogo aperto con variegati personaggi in rete, a cominciare da Stefania Petyx, l’inviata di Striscia la notizia con bassotto al seguito, ironica più che mai riferendosi ai «codici» di Riina: «Chi la porta ’sta notizia a papà! E pensare che un tempo la mafia aveva dei "valori". Certo potevi sparare, strozzare, incaprettare, impallinare, triturare, sgozzare, ma mai divorziare... ».
«gentilissima Petyx, non so se è solo un Nik o la vera...», per porre poi un quesito già fatto echeggiare da Maria Concetta: «La Signora Camera di commercio di Palermo non attiva nessuna ditta dove ci siamo io o mia moglie. Mi dai lavoro tu?».
Infine la Petyx chiede notizie sullo «studio legale» e Ciaravello si dà la zappa sui piedi perché scrive perfino l’indirizzo web dell’avvocato Stefano Ennio, con studi a Rovigo e Barcellona, dove smentisce tutto: «Sono sbalordito, niente da dividere con questi personaggi mai visti».