Marco Conti, il Messaggero 21/3/2009, 21 marzo 2009
«SE VENISSE ANCHE CASINI, SAREMMO PRIMI DEL PPE»
«Come presidente del nuovo partito avrò più responsabilità. E’ l’unica cosa che per me cambierà. L’appuntamento del congresso Pdl è importante formalmente, ma è da tanto tempo ormai che con An siamo un’unica famiglia». Rilassato e anche molto coperto con tanto di cappottone e scialle di lana, Silvio Berlusconi dopo la due giorni di Consiglio Europeo, ieri pomeriggio si svaga passeggiando per le vie degli antiquari di Bruxelles, portando a casa quattro statue (una per stagione), un paio di vasi e un quadretto.
Con l’aria vagamente disimpegnata, il presidente del Consiglio parla «del partito che tanta invidia sta provocando in Europa», come un’artista che si allontana per mirare il quadro, pensando già al prossimo. Scontata la fusione, ovvio l’ingresso nel Ppe, dove «saremo la prima forza» e «se si aggiungesse il partito di Casini alle Europee saliremmo al 49%, vicini alla maggioranza assoluta». Per Berlusconi il Ppe accoglierà An a braccia aperte, non farà storie sulle candidature «perchè intorno a Fini c’è tutta gente presentabile» e «alla nostra destra c’è la Fiamma Tricolore» di Storace. Sulla possibilità di mettere i ministri in lista, il Cavaliere si mostra vago: «E’ un’idea che mi hanno esposto, ma non ne abbiamo ancora parlato». Certa è invece la sua presenza come capolista dappertutto, come è sicuro che «non faremo manifesti, ma solo spot e comizi, dove serve».
Nessun problema anche sul fronte della democrazia interna che seguirà le stesse regole sin ora esistite in Forza Italia. «In nessun partito - spiega - c’è tanta democrazia come nel nostro dove ognuno fa quello che gli pare. Io non ordino, al massimo do dei consigli. Poi ognuno fa quello che vuole. Avete visto la lettera dei 101? L’ho letta e l’ho condivisa subito». Berlusconi guarda le vetrine, entra ed esce dai negozi, infilando prima e dopo considerazioni anche sui leader alleati. I rapporti con Umberto Bossi e Gianfranco Fini «si sono rafforzati e i due alleati non rappresentano alcun pericolo». Per ora Fini «ha un ruolo istituzionale, è la terza carica dello Stato. Poi tra tre anni sarà lui a decidere». Nel frattempo Berlusconi sa e dice di «rappresentare da quindici anni il centro del centrodestra» e di essere quindi indispensabile.
Tra le gentilezze che riserva agli alleati c’è anche un «non ho mai detto che le ronde non servono». Poi magari «ci sono iniziative che uno o l’altro prendono che io non condivido, specie quando si avvicinano le elezioni. Ma tutto si manifesta dentro un accordo che è sui principi e i valori più importanti». Tra un apprezzamento per la statua di una Madonna e per un grande quadro a tempera molto in stile Warhol, il Cavaliere dice di sentirsi a suo agio in «questa parte della città dai palazzi molti più belli di quelli che frequentiamo solitamente a Bruxelles». Sulla Rai non sembra avere fretta, anche se ammette che la soluzione del presidente «va trovata insieme all’opposizione». «Vediamo che succede. Io non me ne sto occupando», spiega. A quel punto Tremonti un po’ annoiato dal tour, scorgendo il corteo di auto che sbuca dalla piazza esclama alla Titti: «Silvio, mi è semblato di vedele un autlo». Meglio riportare gatto Silvestro in patria.