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 2009  marzo 24 Martedì calendario

Zanisi Enrico

• Roma 22 febbraio 1990. Pianista jazz • «In un movimento circolare, la testa e il busto s’immergono nella tastiera, sussurrano ordini alle note. Segnali invisibili, ma sonori. Riempiono lo spazio. Lanciano l’amo nel fondo di un’aria di Schumann per poi guizzare fuori come delfini in una felice frammentazione jazz. È allora che Enrico Zanisi riemerge, alza la testa dal pianoforte, respira l’ossigeno della sua musica. Tocchi limpidi che ricordano Bill Evans, generati da un ragazzo [...] già noto fra i jazzisti romani e non solo. Grandi occhi grigio azzurri, capelli ricci e lineamenti da giovinetto dell’Antica Roma, uno stupore dolce che gli è costato il soprannome di Frodo, l’hobbit ingenuo. [...] Sostenuto dal padre Alberto, insegnante di flauto e da mamma Cinzia, di pianoforte. Lo strumento era lì, a casa, Enrico a sei anni lo ha provato a suonare, per curiosità. [...] è cresciuto nelle acque della musica classica fino al diploma al Conservatorio de L’Aquila [...] a pieni voti; negli anni ha vinto primi premi a vari concorsi, anche da jazzista. La “classica” non l’ha mai abbandonata, dalla passione per Bach alla dodecafonia di Schönberg, o a Glenn Gould. “A sette anni già componevo, magari cose stupide, con un approccio improvvisativo [...] La classica è fondamentale [...] è più profonda, ma il jazz è un’intenzione con la quale ognuno esprime se stesso. Anche quella di Bach era musica improvvisata, quelle di Liszt o Scarlatti erano improvvisazioni, poi trascritte in partiture" [...] A 11 anni si ritrova al Festival dei Due mondi di Spoleto, poi tenta il primo passo nel jazz al Ciak di Roma; alle medie impazza “con gli amici in una saletta di quartiere a suonare pop e progressive metal” [...] Poi, la svolta, a 15 anni al Siena Jazz con l’insegnamento di Marco Di Gennaro. Un suo mito è “Brad Mehldau, l’ho sentito ma non ho avuto il coraggio di stringergli la mano”. Però l’ha stretta ad Herbie Hancock. Certo “se dei musicisti improvvisassero musica classica sarebbe bellissimo. O come fa Bollani, inserendo citazioni. [...] a Perugia stavo provando il Mephisto walzer di Liszt, lui arrivò con un brandy a mezzogiorno e mi disse: t’ho beccato, mo’ me lo rifai da capo... Che emozione, lo risuonai” [...]» (Natalia Lombardo, “l’’Unità” 24/3/2009).