Alberto Piccinini, il Manifesto 19/3/2009, 19 marzo 2009
ORTI DI GUERRA
«Istantanee negli orti di guerra romani, dove impiegati e operai si trasformano in coltivatori. Un ragioniere è fiero dei suoi prodotti. A ridosso delle Terme di Caracalla un gruppo di impiegati si dedica con gioia a questa sana attività. Gli operai del Governatorato si dedicano nelle ore libere agli orti di via dell’Impero. Lussureggianti promesse sul Colle Oppio. Intere famiglie di impiegati hanno il privilegio di coltivare gli orti alle pendici di Valle Murcia. Fiorenti campi di insalate, patate e piselli a Villa Umberto. Orto di famiglia sorto nel giardino di una villa privata: lattughe e fagiolini al posto delle rose e garofani. L’orto di guerra del Dopolavoro del Ministero della Cultura Popolare: chi riconoscerebbe segretari, dattilografe e capisezione del Ministero in questi esperti agricoltori? Gli orti sono stati coltivati anche negli spiazzi del Laterano. Anche le aiuole di Villa Torlonia hanno ceduto il posto agli orti di guerra. Così tutte le classi sociali, partecipando con fervore alla creazione e alla coltivazione degli orti di guerra riaffermano l’incrollabile volontà di resistenza del popolo italiano». (testo dal Cinegiornale Luce del 19.6.1942, «Istantanee negli orti di guerra romani»)