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 2009  marzo 14 Sabato calendario

«ECCO LA MIA VERITA’ SU MADOFF»


«Non sono fuggita, sono qui al mio posto in banca come sempre e in contatto continuo con le autorità americane, la Sec in particolare: sono anche io una vittima di Madoff, non una complice». All’indomani della confessione di Bernard Madoff, l’ex finanziere di Wall Street che rischia fino a 150 anni di carcere per aver fatto sparire 50 miliardi di dollari dai conti dei clienti, è Sonja Kohn ad uscire allo scoperto: per la prima volta, l’ex flamboyant fondatrice di Bank Medici, la banca viennese (partecipata al 25% da UniCredit attraverso Bank Austria) che ha perso più di due miliardi di euro nei fondi-fantasma dell’ex presidente del Nasdaq, accetta di conversare al telefono sul caso più clamoroso e controverso di frode finanziaria nella storia di Wall Street. La sua è certamente una testimonianza-chiave: la Kohn era amica personale di Madoff, forse la persona che in Europa lo conosceva meglio, e proprio per questo è stata inizialmente sospettata di connivenza (se non di complicità) con l’ex re degli hedge fund. La sua scomparsa dalla scena dopo l’arresto di Madoff ha persino fatto pensare a una fuga: «Pure falsità - ribatte lei - sono sempre stata a disposizione delle autorità di vigilanza e degli inquirenti». In effetti su di lei non risultano emessi né avvisi di garanzia né incriminazioni.
«Bernard Madoff - dice la Kohn con il tono dimesso di chi si sente ancora in un tunnel di vergogna - sì è dichiarato colpevole, ma non guardate a me come a una complice. vero esattamente l’opposto: siamo tutti sue vittime, vittime di un grande inganno». Un inganno che ancora la insegue tra poche verità e tante fantasie: quando nessuno la trovava è persino circolata la voce di una fuga per sottrarsi alla vendetta di alcuni oligarchi russi che le avevano affidato somme ingenti. «Sto male - risponde invece la Kohn – ma come può constatare non sono affatto sparita. Anzi, ora sono proprio alla mia scrivania in banca. Lavoro tutto il giorno qui a Vienna nella sede di Bank Medici proprio dietro l’Opera e la ringrazio di avermi contattato, anche se per motivi legali non posso dire molto». La banca è situata al quarto piano della anonima palazzina anni 50 al numero 6 della Operagasse nel cuore della città e ora è sotto il controllo di Gerhard Altenberger, commissario nominato dall’Fma, l’Autorità di vigilanza finanziaria austriaca.
Fuga o ritiro spirituale, la signora Kohn era comunque sparita dalla vita pubblica. Nessuno aveva sue notizie e l’ultima sua dichiarazione pubblica risaliva al 16 gennaio scorso quando in una missiva di posta elettronica rilasciata dal suo avvocato aveva dichiarato che «Madoff non era un suo amico, né si confidava con lei e di provare un dolore intollerabile per la vicenda in cui è caduta vittima». Poi il silenzio, rotto solo ieri in questa conversazione con il Sole 24 Ore. A farle rompere il silenzio sono state forse anche le indiscrezioni pubblicate giovedì sul quotidiano austriaco «Wirtschftsblatt» secondo cui la Kohn sta discutendo con alcuni investitori la cessione della licenza bancaria. Ma chi è interessato a una licenza dal passato così ingombrante? Difficile dirlo. La signora non risponde alla domanda su queste voci di cessione della licenza bancaria. Preferisce glissare: «Passo la giornata tra consigli di amministrazione, riunioni e meeting con i revisori dei conti. E poi viaggio: recentemente sono stata anche a Milano».
Bank Medici, di cui la signora Kohn possiede il 75% mentre l’altro 25% è di Bank Austria, ha avuto la licenza di operare come banca generale nel dicembre del 2003, ha solo sedici impiegati compreso il Ceo, ma l’80% dei profitti arrivava da commissioni di fondi legati al gruppo Madoff mentre il 90% dei suoi clienti è risultato straniero (forse anche oligarchi russi o ucraini e facoltosi italiani). Nel 2007 ha dichiarato solo 800mila euro di profitti su un totale di 4-5 milioni di euro di commissioni. In queste condizioni il futuro è piuttosto incerto.
Proviamo anche a chiederle che cosa pensi delle aperture austriache sul segreto bancario in relazione agli standard Ocse, ma preferisce non rispondere: «Non so cosa dire - dice la Kohn - tante cose stanno cambiando in questo periodo». Poi taglia corto: «Lei è molto gentile, ma io sono tanto provata. La mia reputazione è gravemente danneggiata e ora voglio solo rimettere insieme i pezzi della mia vita, personale e professionale».
Per lei rimettersi in carreggiata non sarà facile. Era stata la stessa Bank Medici il 16 dicembre scorso ad ammettere che i suoi fondi Herald Usa Segregated Portfolio One ed Herald (Lux) Us Absolute Return avevano investito per intero le somme di cui disponevano presso Madoff. La banca aveva inoltre dichiarato di aver assunto la gestione di un terzo fondo, Thema Fund, sede a Dublino, a fine 2006. Solo dopo l’auto-denuncia le autorità di Vienna hanno appurato che Bank Medici faceva attività solo con i fondi di Madoff. A quel punto sono scattate le contromisure bipartisan visto che nel consiglio di sorveglianza della Bank Medici siedono sia Ferdinand Lacina, ex ministro delle Finanze legato ai socialdemocratici della Spoe, sia Hannes Farnleitner, ex ministro dell’Economia dei popolari della Oevp, entrambi sulle spine per essere stati coinvolti in una faccenda che potrebbe costare parecchio all’immagine del Paese alpino, ora sotto pressione anche sul fronte del segreto bancario.
Così Vienna ha deciso di salvaguardare, con il commissariamento di Bank Medici, un settore strategico (i mutual funds) che in Austria vale, secondo la Vöig, l’Associazione di categoria, ben 163,75 miliardi di euro nel 2007 con 2.364 investment funds austriaci attivi e ben 4.962 fondi di investimento stranieri presenti sul suo ricco mercato che, per di più, vanta uno dei segreti bancari più impenetrabili al mondo. Almeno per ora.

IL PERSONAGGIO

La biografia
Sonja Kohn, 60 anni, è figlia di genitori di religione ebraica rifugiati dall’Est Europa in Austria. Negli anni ’70 assieme al marito fonda una piccola società di import-export. Vive per un periodo in Italia, trasferendosi a Milano. Negli anni ’80 si sposta a New York dove fonda una piccola società di brokeraggio. Successivamente torna a vivere in Austria, dove nel 1994 fonda Bank Medici, che nel 2003 otterrà la licenza bancaria.

LE TAPPE DELLA VICENDA

Dallo scoppio dello scandalo al crack: la parabola della «boutique» viennese


12 DICEMBRE 2008
Bernard Madoff, 70 anni, ex presidente del Nasdaq e finanziere molto conosciuto a Wall Street viene arrestato con l’accusa di frode. Attraverso il cosiddetto «schema Ponzi» ha innescato una truffa inizialmente quantificata in 50 miliardi di dollari coinvolgendo migliaia di investitori in tutto il mondo.
16 DICEMBRE
Bank Medici (nella foto la targa all’ingresso della banca), istituto attivo nel private banking, esce allo scoperto e denuncia che due suoi fondi avevano affidato a Madoff tutto il loro patrimonio: 2,1 miliardi di dollari (ma secondo altre ricostruzioni si tratterebbe di 3 miliardi di dollari). Bank Medici è partecipata al 25% dal gruppo UniCredit attraverso Bank Austria (Hvb).
FINE DICEMBRE
Emerge che fra gli investitori che hanno perso i fondi investiti in Bank Medici vi sarebbero anche oligarchi russi. Sonja Kohn e la sua famiglia risultano irrintracciabili.
1 GENNAIO 2009
Bank Medici viene commissariata dalle autorità austriache (nella foto il ministro delle Finanze Josef Proell). L’autorità finanziaria austriaca Fma designa Gerhard Altenberger alla supervisione di tutte le operazioni della banca. Nello stesso giorno si dimettono dall’istituto il Ceo Peter Scheithauer e il componente del board Werner Tripolt.
15 GENNAIO
Fonti del Governo austriaco rivelano al Sole 24 Ore che Bank Medici sarà liquidata «per mancanza di clienti e di business». Secondo quanto raccolto dal quotidiano la fondatrice Sonja Kohn è impegnata a cercare un «salvatore», mentre il socio
di minoranza Bank Austria
non si oppone alla cessazione delle attività.
17 GENNAIO
Il settimanale austriaco «Format» rivela che Sonja Kohn guadagnava 50 milioni di euro all’anno dalle commissioni di vendita
dei fondi Madoff,
ma secondo le autorità austriache nel 2007
sono stati registrati in bilancio a Vienna solo 4-5 milioni di commissioni. Secondo il periodico i milioni arrivati in Austria sarebbero stati 8 all’anno per le commissioni ma il resto, 42 milioni, dei cinquanta totali sarebbe finito in Svizzera, alla Privatbank Genevalor, Benbasset & Cie.