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 2009  marzo 20 Venerdì calendario

CAPOLAVORI DI BOTTEGA


Disegna e forse collabora con Ghiberti; vede Donatello e Brunelleschi, Filippo Lippi e Masaccio; e crea un’arte (Vasari) «nuova, utile, bellissima». (Antonio Manetti, 1485) «il primo che invetria le figure», e la sua bottega, attraverso il nipote e i pronipoti, si prolunga per 150 anni: il fiorentino Luca Della Robbia (1400-82) passa il testimone ad Andrea e ai cinque figli di questi, tutti ora in mostra ad Arezzo, fino al 7 giugno (a cura di Giancarlo Gentilini e Lietta Fornasari, cat. Skira, con 20 saggi e studi), accanto ad alcuni dei loro contemporanei, quali Andrea del Sarto o Perugino, con cui i punti di contatto sono spesso assai numerosi; una ”carrellata rinascimentale” densa di spunti ed emozioni, e carica di bellezze. Un’arte (ancora Vasari) «che non la potesse offendere né acqua né vento», disseminata in buona parte del Centro Italia: la mostra è accompagnata, assai opportunamente, da una Guida che, ad Arezzo e nelle quattro valli attorno, cataloga ed illustra 168 ”robbiane” in 25 località, anche se alcuni dei maggiori capolavori sono a Firenze (la Cantoria del Duomo, che, sui 30 anni, consacra Luca grande scultore e vale un elogio di Leon Battista Alberti nel De Pictura; le lunette; le formelle del campanile; Santa Trinita; la Cappella dei Pazzi) e dintorni (San Miniaro, il Ciborio di Peretola).
Della bottega, qui si segue tutta l’evoluzione: le prime terrecotte; quelle invetriate; la policromia, che via via diventa più sgargiante. E non sono soltanto le notissime Madonne con il Bambino: ma anche dei Ritratti di giovane o fanciullo, vasi, fiori, altre scene sacre, e dei bellissimi Angeli; una Pietà di Andrea è del tutto analoga (e coeva) alla Pala dei Decemviri di Perugino nel capoluogo umbro. La fama dei Della Robbia si spinge lontano; se ne trova un’eco a Ferrara, Palazzo di Schifanoia, ma sono richiesti in tutt’Europa, lo garantisce il solito Vasari; dal 1446, hanno bottega a via Guelfa; a fine secolo la produzione si fa più seriale, le Madonne col Bambino hanno varianti talora quasi impercettibili, ma che le rendono tutte diverse; e sempre incarnati tanto stupendi quanto ispiratori di tenerezza. Si disputano Andrea Lorenzo il Magnifico e gli d’Aragona; gli fanno qualche concorrenza soltanto i Buglione, e anche la loro bottega è qui ben documentata e rappresentata.
Dall’epoca in cui nelle vie di Firenze incrociano Alberti, Beato Angelico, Brunelleschi, si arriva fino a Raffaello e Michelangelo, e alla morte di Tiziano, passando per Lippi, Botticelli, Ghirlandaio, Paolo Uccello, Pinturicchio; anche per Savonarola e i Medici banchieri dei Papi. L’invenzione di Luca si trasmette a un’autentica dinastia, e poi invade l’Europa. Il nipote Andrea ha 12 figli, e cinque vanno a bottega; il migliore è forse Giovanni. Ma Raffaello convoca Luca junior per i pavimenti delle Logge vaticane; mentre il fratello Girolamo si trasferisce in Francia. l’export di un’innovazione assoluta, fino a Londra e Lisbona: genio, tecnica e creatività, con il fascino del segreto, quasi un brevetto ben custodito; le opere di grandi dimensioni sono sezionate: tagliate con filo di rame lungo i profili, o ai bordi degli abiti. Bellissime ”robbiane” sono in ogni dove, spesso anche poco frequentate: come quelle di Foiano, o di Anghiari, del Valdarno o della stessa Arezzo. Arrivano la fama e la ricchezza, «el bianco luce e risplende»; tanti i tabernacoli, tante le realizzazioni devozionali; Girolamo ripete, con il suo stile e i suoi materiali, la Madonna di Raffaello ora al Louvre, detta La bella giardiniera; un’arte certamente non più minore, una riconoscibilità assoluta.
Gli originali, pochi colori di Luca, si moltiplicano. Dai suoi bianchi (per le figure) e azzurri (per gli sfondi), i gialli e i verdi per i festoni, i fiori, le frutta, presto si arriva a tante tinte, ed assai sgargianti: una rivalità palese con la pittura, ricchissima, dei tempi. E le Arti, come vuole il sottotitolo della mostra, dialogano tutte; il giovane orafo modellatore di terra inaugura un’epoca che sa far durare un secolo e mezzo: è una cifra del Rinascimento, quello più pieno, più bello, più illustre; e si esplica in tutti i generi: il rilievo, la figura a tutto tondo, quella in piano; nel sacro, ma anche nel profano: sia pur in più ridotta misura, poiché minore ne era la committenza. E si esce dalla mostra con la voglia di correre nel Duomo di Arezzo, dove una Trinità di Andrea è un trionfo di putti, angeli, ghirlande, frutta, perfino con otto incapucciati di una confraternita in ginocchio e preghiera. Perché i Della Robbia, davvero, non saziano mai; non sanno stancarci.