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 2009  marzo 20 Venerdì calendario

FORZE AFGHANE VERSO IL RADDOPPIO


Raddoppiare le forze di sicurezza afghane nei prossimi sei anni per controllare meglio il territorio e il confine pakistano e affiancare le truppe alleate. Questo sembra emergere come uno degli elementi più importanti della nuova strategia statunitense nel teatro operativo afghano-pakistano, almeno secondo le indiscrezioni raccolte dal New York Times negli ambienti del Pentagono. Più che di novità si tratta dell’estensione di quanto già messo a punto dall’Amministrazione Bush che aveva pianificato di portare in tre anni a 134mila unità l’esercito di Kabul. Obama punterebbe ora a raggiungere i 400mila effettivi nelle forze afghane oggi composte da 90mila militari e 80mila agenti di polizia.
Se l’Afghan National Army mostra discrete capacità, altrettanto non si può dire per l’Afghan National Police, composta da agenti mal pagati, spesso corrotti e soggetti alle pressioni delle bande malavitose e dei talebani. Le difficoltà a rendere efficiente la polizia dipendono anche dalle carenze della missione addestrativa europea Eupol, che finora è riuscita a mobilitare solo 193 istruttori (tra questi 31 tedeschi e 25 italiani) dei 400 previsti. Anche per questa ragione consiglieri militari statunitensi e italiani (del reggimento Tuscania dell’Arma) stanno addestrando l’Afghan National Civil Order Police, nuovo corpo specializzato nel contrasto a insurrezione e terrorismo.
Resta da chiarire chi coprirà i costi del raddoppio delle forze afghane, stimati in 20 miliardi di dollari. Nell’ottobre scorso gli Usa chiesero a Giappone e alleati, che non schierano forze da combattimento in Afghanistan, di finanziare il programma, ma finora hanno solo incassato la disponibilità di Tokyo a pagare gli stipendi ai poliziotti per i prossimi sei mesi. Gli Stati Uniti puntano a coinvolgere di più anche i Paesi confinanti, chiedendo il supporto di Islamabad per allargare le incursioni aeree dall’area tribale al Balucistan e in particolare all’area di Quetta, dove la Cia ha segnalato la presenza di molti esponenti talebani e di al-Qaida. Washington gioca a tutto campo anche sul fronte diplomatico: il Dipartimento di stato ha comunicato ieri che il vice-sottosegretario Patrick Moon sarà il 27 marzo a Mosca al vertice del Gruppo di Shangai sulla crisi afghana, al quale parteciperà anche l’Iran.
Nelle aspettative americane il potenziamento delle forze afghane consentirà di replicare un modulo già applicato con successo in Iraq, considerato che difficilmente i militari alleati supereranno le 100mila unità (oggi sono oltre 75mila). In visita a Kabul, il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha promesso l’invio di almeno altri tre o quattro mila soldati in occasione delle elezioni di agosto, ma tra le forze alleate si registra anche il raddoppio delle perdite: 65 militari uccisi dall’inizio dell’anno contro i 32 caduti nello stesso periodo del 2008 e in primavera è prevista un’ulteriore escalation dei combattimenti. Per il 90% si tratta di soldati americani (34), britannici (15), canadesi (6) e australiani (2) schierati nelle zone più calde del Sud, uccisi per lo più da attentati e ordigni stradali come quello che ieri a Gereshk, nella provincia di Helmand, ha ucciso il deputato di Dad Mohammad Khan, un ufficiale di polizia e tre guardie del corpo.