Attilio Barberi, Libero 20/3/2009, 20 marzo 2009
FIAT DOVRA’ PAGARE PER SPOSARE CHRYSLER
Il matrimonio americano della Fiat con la Chrysler rischia di non essere del tutto gratuito come era nei piani del Lingotto. Anzi, il conto per lo sposalizio dell’anno nel pianeta delle quattro ruote potrebbe anche costare caruccio a Marchionne e Montezemolo. La Fiat dovrà farsi carico infatti del 35% del debito che la Chrysler ha contratto nei confronti del governo Usa. Ad annunciarlo è stato il gruppo automobilistico di Detroit. Nella nota diffusa ieri in tarda serata, vien chiarito un passaggio decisivo dal punto di vista americano: «neanche un nichel» dei contribuenti americani andrà al Lingotto. Una risposta secca a quanti, dentro e fuori i palazzi del potere economico e politico degli Usa, avevano gridato allo scandalo per la possibilità che gli italiani potessero avvantaggiarsi per il maxifinanziamento pubblico concesso da Obama ai costruttori di auto.
Dei 9 miliardi di dollari previsti per la Chrysler appena 4 sono entrati nelle casse esangui del più piccolo fra i colossi di Detroit. Gli altri 5 sono in sospeso: la Casa Bianca e il Congresso aspettavano rassicurazioni sul fatto che neppure un cent finisse al socio italiano entrante. E così sarà. Anzi: non solo Torino non sfiorerà neppure un dollaro dei finanziamenti di Stato. Rischia addirittura di mettercene dei suoi. Oltre 3 miliardi di dollari. Nel comunicato della Chrysler non c’è scritto, ma secondo le indiscrezioni rimbalzate dagli ambienti di Borsa da New York, la garanzia della Fiat sul debito della casa Usa riguarda sia i 4 miliardi già incassati sia i 5 che il Tesoro si appresta a erogare. La copertura a carico del Lingotto sarebbe addirittura parte integrante del piano presentato dai vertici del costruttore americano a Obama lo scorso mese di febbraio. E sarebbe diventata una delle condizioni poste da Washington all’erogazione della seconda tranche di finanziamenti. Insomma a Obama e al Congresso Usa non bastava la firma di Bob Nardelli, numero uno scricchiolante della Chrysler. Era richiesta pure quella di Marchionne.
La partnership tra Fiat e Chrysler potrà contare su un budget per gli acquisti di 80 miliardi di dollari. I veicoli che saranno prodotti in partnership tra le due aziende consentiranno un 26% di risparmio di benzina in più rispetto ai modelli Chrysler del 2010.
Notizie non positive per Torino sono arrivate ieri anche dall’altra parte del mondo. La casa automobilistica cinese Chery ha deciso di congelare la joint venture con Fiat, a causa della crisi del comparto. Non si tratta di uno stop definitivo, precisa il presidente della Chery Yin Tongyao, ma «le società straniere subiscono l’impatto della crisi finanziaria e qualsiasi investimento aggiuntivo sarebbe difficile per loro in questa fase». La produzione non inizierà quest’anno come previsto, «anche se», ha aggiunto Tongyao, «non abbiamo rinunciato al progetto».
Il titolo Fiat ha chiuso ieri in rialzo del 9,91%. La nota della Chrysler è arrivata però a Borsa chiusa.