Susanna Turco, l’Unità, 21/3/2009, 21 marzo 2009
Oggi in gran solennità si scioglie Alleanza Nazionale, ma Giuseppe Ciarrapico detto il Ciarra («mi chiamano così da quando avevo quattro anni») non si sente alla vigilia di niente
Oggi in gran solennità si scioglie Alleanza Nazionale, ma Giuseppe Ciarrapico detto il Ciarra («mi chiamano così da quando avevo quattro anni») non si sente alla vigilia di niente. «Gnente», dice lui. Il suo giudizio preferito. Gianfranco Fini? « gnente». Francesco Storace? «Gnente». Il futuro della destra è con Berlusconi, naturalmente, e anche il presente, se è per questo. Editore, imprenditore dell’acqua e poi della sanità, ex proprietario della Roma, 90 giorni a Regina Coeli, oggi senatore del Pdl, il Ciarra a 75 anni continua a chiamare Mussolini «il Principale», a rivendicare il saluto romano (tutti i giorni, al picchetto del Senato) ed è in quell’età nella quale tutti i ricordi si trovano alla stessa distanza. Il nonno che fece i soldi con lo «strozzinaggio buono» ai mercati generali e l’altro «integerrimo industriale, però noiosissimo», ma pure, per dire, quello di Dario Franceschini («lo conobbi a Ferrara, accompagnando Almirante a incontrare vecchi fascisti»). Claretta Petacci che da Salò mandava a prendere i film americani in Sviz- zera per non annoiarsi, la scollatura di Sofia Loren sbirciata di nascosto per una serata intera. I 2,8 metri della scrivania che aveva il Duce a Palazzo Venezia: «L’ho comprata su e-bay per 37 milioni di lire, non so dove metterla». Le sue lezioni di storia contemporanea all’Università di Latina. L’Italia «dei nani» di oggi e quella di ieri: «Che poi il fascismo fece anche cose orribili, come il rastrellamento del Ghetto. O le leggi razziali, il Principale fece un’autentica cretinata». Non andrà alla fiera di Roma, a veder morire An? «Figuriamoci. Coi necrofori?». Ma faranno anche l’esaltazione di Almirante... «Dettaglio che trovo strano, perché Fini si esercita sempre più nell’antifascismo non richiesto: è una delle sue quaranta svolte. Lui, che non è mai stato fascista». Dice così perché avete litigato. «Non ci parliamo da anni. Quando disse: ”Ciarrapico io non l’avrei mai candidato”, chiusi con lui per sempre. evidente che presentargli Almirante fu da parte mia uno sbaglio ma- dornale». Dica, lei che si iscrisse all’Msi nel ”47. Da oggi dove se ne andrà il popolo della destra? «Guardi che oggi non succede proprio niente. Questo congresso è un vòtapiatto». Prego? «Un vòtapiatto. Nell’800, i poveri della costa laziale inventarono questo piatto, che è fatto friggendo in padella gli scarti dei calamari. Cuocere gli avanzi, nella speranza che abbiano conservato il gusto, ma il gusto non c’è più». E così, An... «An è il secondo vòtapiatto. Il primo fu a Fiuggi, nel 1994». E dunque, il popolo di An dove va da oggi? «Ma è evidente: nel Pdl. Berlusconi è entrato nel cuore dei fascisti da tempo. Non è mai andato a festeggiare il 25 aprile, sul fascismo non ha mai detto una parola contro». Fini, invece... «Chiariamoci, anche io sono andato in Israele, molte volte. Però non sono andato in giro per le strade con la kippah, capisce?». Mussolini si rivolta nella tomba, lei dice. «Io mi rivolto anche fuori dalla tomba». Dovesse indicare il più mussoliniano di oggi? Berlusconi? «Non esageriamo. Ce può sta’ se parliamo di terza generazione». Intende Berlusconi, erede di Craxi, erede di Mussolini? «Ecco, Craxi, semmai. Una volta dovette fare un discorso sull’inaugurazione di un monumento ad Anita Garibaldi, mi chiese di ritrovargli quello che su di lei fece il Principale. Se lo guardò beato, faceva riavvolgere la pellicola per studiarsi le mosse». E Fini non può essere l’erede di Berlusconi? «Fini non può fare gnente. Lui dice adesso: delfino no. Squalo, semmai. «Macché squalo. Lo squalo te se magna. Quello non ti dà manco un mozzico». E dunque? «Dopo Berlusconi c’è solo Berlusconi. Io lo chiamo il Padreterno. Dice che 120 anni sono una conquista ormai acquisita dell’uomo occidentale e che, coi suoi mezzi, ce ne può aggiun gere altri 20. A me, ne regala 10». Siete coetanei, no? «Tre anni di differenza, a lui piace dire due. fatto così. Come per l’altezza. Ai tempi del Lodo Mondadori passai ad Arcore tre mesi, mi chiese quanto sei alto? Un metro e 71. Ma puoi guadagnare 4-5 centimetri, esclamò. E mi regalò un paio di scarpe col tacco». Che altro, per quella mediazione? «Un paio di quadri. Uno lo misi in barca, si inumidì: restaurarlo costò più del valore della tela». Nient’altro? «Nient’altro». Non ci crederà nessuno. «Eppure è così». Quando vi siete conosciuti? «Al meeting di Rimini, 35 anni fa». I vosti rapporti? «Buoni perché ci vediamo poco. Tanto lui ha la sua corte dei miracoli. I Cicchitto, i Bondi. L’unico che ha le palle, lì dentro, è Scajola. Però è troppo impulsivo. Berlusconi lo sa, e lo provoca». E Tremonti? «Mi è cordialmente antipatico, ma è molto intelligente. Berlusconi non lo teme, però. Sa, la sua voce...». La Meloni? «Una che dà le interviste a Chi per dire che va in vacanza in Sardegna perché abbronzata sta meglio...». La Gelmini? «L’ho detto anche a lei: nun te toje mai l’occhiali, che ci perdi». Calderoli? «Al concerto di Natale si è presentato in smoking, la mattina, al Senato. Era l’unico». Ci saranno le correnti nel Pdl? «Ci sono già». Perché Berlusconi vince? « finita l’era dei partiti. Basta partiti, dico nei comizi: applausi sempre. Berlusconi non ha un partito. lui, e basta. Quindi vince».