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 2009  marzo 21 Sabato calendario

Eva Pföstl, La questione tibetana, Marsilio, 2009,156 pagine, 9 euro. Occupazione. Anno1949, la Repubblica Popolare Cinese dichiara il Tibet parte integrante della Cina, nel 1950 lo invade

Eva Pföstl, La questione tibetana, Marsilio, 2009,156 pagine, 9 euro. Occupazione. Anno1949, la Repubblica Popolare Cinese dichiara il Tibet parte integrante della Cina, nel 1950 lo invade. Prima dell’occupazione il Tibet, territorio cuscinetto strategico a fini difensivi, era uno stato indipendente (presieduto dal Dalai Lama), sottoposto a mero protettorato da parte della Cina. Il precedente: l’occupazione cinese sotto l’impero Manciù (1909-1911). ONU. Quando, nel 1950, il governo tibetano tentò di presentare un appello all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, fu sostenuto solo da El Salvador. Londra e Parigi temevano interferenze con la propria rivendicazione rispettivamente su Hong Kong e Algeria, gli Stati Uniti combattevano già contro la Cina nella guerra in Corea. Europa e Usa rimettevano all’India, diventata indipendente, l’iniziativa, ma il primo ministro indiano Nehru, che sognava un ordine morale rivoluzionario guidato da India e Cina, assicurò che la questione tibetana si sarebbe risolta con negoziazioni pacifiche (l’appello fu escluso all’unanimità dall’ordine del giorno). Resistenza. Il 10 marzo 1959 la sollevazione nazionale guidata dal movimento di resistenza tibetano viene repressa dall’Esercito di Liberazione cinese (per la Commissione Internazionale dei Giuristi si trattò di genocidio). Il 17 marzo 1959 il Dalai Lama cerca asilo politico in India seguito da oltre 80 mila profughi. Tibetani attualmente in esilio: 135 mila. Riforme. Nel 1960 New Delhi dona ai Tibetani terreni coltivabili nel sud del Paese per la fondazione di comunità indipendenti (la maggior parte attualmente a Dharamsala). Nel frattempo il Dalai Lama ha riformato il governo tibetano in esilio in senso partecipativo: come una monarchia costituzionale, il potere legislativo spetta all’Assemblea nazionale elettiva, e il potere esecutivo al capo dello Stato (Dalai Lama), e al Kashag (gabinetto articolato in sei dicasteri, eletto dall’Assemblea, guidato dal primo ministro, capo Kalon, eletto direttamente dal popolo). Nel 1963 la nuova Costituzione, che sancisce, tra l’altro, la rinuncia all’uso della forza come strumento di politica internazionale. Umiltà. Il sistema elettorale tibetano, basato sull’umiltà e la negazione dell’autopromozione, con previsione di due tornate elettorali: nella prima non esistono candidati, bensì gli elettori indicano preferenze, nella seconda, su richiesta della Commissione elettorale, si candidano i più votati. Il governo viene finanziato con tasse volontarie versate dai rifugiati di tutto il mondo. TAR. Nel 1965 l’istituzione della Regione Autonoma del Tibet, di nome ma non di fatto. Nel corso della Rivoluzione culturale (1966-76), il motto di Mao Tze Tung («Creare il nuovo distruggendo il vecchio»), in Tibet valse la proibizione dell’esercizio delle attività religiose, lo smantellamento del sistema monastico e la distruzione di manufatti millenari della civiltà tibetana (l’istruzione superiore accessibile ai tibetani solo in scuole di lingua cinese). Nella Costituzione del 1975 fu eliminato anche il diritto delle nazionalità a mantenere lingua, tradizioni e costumi. Strategie. La politica di conciliazione praticata da Deng Xiaoping (salito al potere nel 1976), articolata in strategia esterna (obiettivo convincere il Dalai Lama a fare ritorno in Cina promettendo l’apertura di trattative, con esclusione del riconoscimento dell’indipendenza), ed interna (miglioramento delle condizioni economiche del Tibet, concessione della libertà religiosa e di espressione della cultura tibetana). Risultato: l’afflusso di cinesi di etnia han in Tibet (attirati dagli investimenti cinesi per rilanciare l’economia, sono attualmente 7,5 milioni contro i 6 milioni di tibetani), e la riapertura dei monasteri (focolai di nazionalismo), riaccendono il movimento indipendentista. Discorsi. L’offensiva del Dalai Lama (che accettando le condizioni del suo rientro avrebbe legittimato la sovranità della Cina): lanciare una campagna internazionale, invocando il sostegno degli Stati Uniti, che nel 1987 lo invitano a parlare davanti alla Commissione per i diritti umani. Il Dalai Lama chiede la trasformazione del Tibet in zona di pace, il riconoscimento delle libertà democratiche ai tibetani e l’avvio di negoziati, ottenendo la formulazione di un disegno di legge da parte del Senato. A meno di una settimana dal suo discorso a Washington, il 27 settembre monaci nazionalisti del monastero Drepung a Lhasa organizzano una manifestazione, che provoca arresti. Seguono tumulti. Strasburgo. Il 15 giugno 1988 il Dalai Lama per la prima volta rinuncia all’indipendenza del Tibet, parlando davanti al Parlamento Europeo a Strasburgo, in cambio dell’autonomia politica. Di nuovo manifestazioni dei monaci indipendentisti e arresti. Nel 1989 la Cina impone la legge marziale in Tibet (nello stesso anno il Dalai Lama ottiene il premio Nobel per la pace). Cholka-Sum. ”Tibet etnografico”, oltre alla Regione autonoma del Tibet, comprende la maggior parte della provincia Qinghai e parti di Gansu, Sinchuan e Yunnan, abitate attualmente per il 53 per cento da Tibetani (equivalgono a un quarto del territorio della Repubblica Popolare cinese). I Tibetani ne rivendicano da sempre la riunificazione. Minoranze. Le regioni delle minoranze etniche occupano il 60 per cento del territorio cinese, l’89 per cento delle praterie, il 37 per cento delle foreste, oltre il 50 per cento delle zone con risorse idriche (la popolazione della Repubblica Popolare Cinese è cinese al 93 per cento). Da qui l’accusa di imperialismo da parte delle minoranze. Sinallagmi. Il primo ministro indiano Vajpayee in visita in Cina nel 2003, affermò che la Regione autonoma del Tibet è parte integrante della Cina, ottenendo in cambio il riconoscimento del Sikkim come parte dell’India. Prima di allora la Cina aveva ritenuto il Sikkim stato indipendente occupato illegalmente dall’India, così incorrendo in un inconveniente nel 2000, quando, essendo il diciassettesimo Karmapa Lama fuggito dal Tibet per rifugiarsi nel Sikkim, non aveva potuto protestare ufficialmente con l’India (facendolo avrebbe riconosciuto implicitamente la sua sovranità sulla regione). Reincarnazione. L’annuncio, nel 2007, da parte del governo cinese di regolamenti per disciplinare la reincarnazione di tutti i monaci tibetani (in Cina vige l’ateismo di Stato). In risposta il Dalai Lama ha annunciato che deciderà di non reincarnarsi prima di morire, in alternativa di nominare il proprio successore (rompendo con le tradizioni del Paese), e comunque che non si reincarnerà in terre sottoposte il controllo cinese. Panchen Lama. Lama di secondo grado. L’undicesimo riconosciuto dal Dalai Lama, fu rapito il 14 maggio 1995 all’età di sei anni con tutta la famiglia. Attualmente è il considerato il più giovane prigioniero politico (il governo cinese ha ammesso nel 1996 di detenerlo agli arresti domiciliari in custodia preventiva presso una località segreta). Al suo posto un altro undicesimo Panchen Lama, scelto dal Partito comunista cinese come «autentica reincarnazione» del decimo. Genocidio. L’apertura di indagini, nel 2006, da parte del Tribunale speciale in Spagna, sul genocidio ai danni di Tibetani (per un totale, secondo le accuse, di oltre un milione di vittime tra uccisi e dispersi, a partire dal 1950). Facciata. La modifica, nel 2001, della Legge sull’autonomia regionale per le minoranze nazionali (1984), che definisce «una delle basi politiche dello Stato», «il sistema di autonomia regionale per le minoranze etniche». Vincitori di concorso tibetani del 2006 a Lhasa tra mille candidati per cento posti da funzionario: due. Disparità. Reddito medio annuo pro capite dei contadini tibetani nel 2007: 2.788 yuan (quattromila nel resto della Cina). Pianificazioni. Età media degli abitanti del Tibet: 21 anni i tibetani, 30 i cinesi han (che possono avere un solo figlio, anziché due o tre come i primi). Buddismo. Buddisti praticanti nella Repubblica Popolare Cinese al di fuori del Tibet: 180 milioni. Südtirol. «Penso che dal modello di autonomia del Trentino Alto Adige possano essere apprese alcune lezioni utili per risolvere la questione tibetana» (Dalai Lama).