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 2009  marzo 20 Venerdì calendario

SWATCH E LA SORPRESA ITALIA «VENDIAMO DI PIU’»


A guardare i dati della Federazione Svizzera dell’Orologeria c’è poco da stare allegri, tranne per quanto riguarda (sorpresa!) l’Italia. Nella classifica dei primi sei Paesi importatori vengono considerati positivi il -5,5% della Francia (gennaio 2009 rispetto allo stesso mese delle scorso anno) e il - 8,3% della Germania, mentre per Hong Kong (-12%), Usa (-28,5%) e Giappone (-24,2%) si può parlare di una severa batosta. L’Italia, quinta in classifica, prima della Germania, si difende benissimo con il suo 0,6% in positivo, specialmente mettendolo in relazione al calo mondiale, che è, globalmente, del 21,5%.
Sono questi i dati sui quali viene misurato il bilancio di Swatch Group per il 2008, presentato a Ginevra. «A onor del vero – esordisce Nick Hayek, presidente della direzione generale del più potente gruppo orologiero svizzero – anche febbraio è stato fortemente negativo per la maggior parte del mondo, mentre a marzo alcuni Paesi, in Medio Oriente ed Europa, sembrano risalire la china. Ma non ci aspettiamo grandi risultati a breve termine, anche se riteniamo che la crisi non sarà poi tanto lunga specialmente per aziende come la nostra, poco indebitata con le banche (oltre il 75% del capitale è cash) e in possesso di un
know how totale che ci consente di gestire direttamente la filiera produttiva, dal progetto al compratore».
Le cifre salienti del 2008 parlano di un fatturato lordo che sfiora i sei miliardi di franchi svizzeri (+0,4 rispetto all’anno precedente) che però si traduce in un risultato netto di 838 milioni di franchi svizzeri, in calo del 17,4%. «Ma – riprende Hayek – si tratta di un calo dovuto essenzialmente al rapporto sfavorevole nel deprezzamento di parecchie valute nei confronti del franco svizzero. Laddove il cambio è sostanzialmente stabile, come nel caso dell’euro, i risultati sono decisamente migliori. Anche per questo abbiamo deciso di distribuire un dividendo identico a quello dell’anno precedente, che era stato ottimo».
Nessuna crisi, quindi? «La crisi finanziaria c’è e si sente, ma siamo ottimisti. Non a caso abbiamo messo in mobilità parziale solo 30 dei nostri oltre 30.000 dipendenti (e contiamo di riassorbirli a giugno), abbiamo iniziato la produzione di due nuovi movimenti cronografici, entrambi innovativi, e stiamo investendo in nuove tecnologie relative alle batterie, alle celle solari e all’energia ricavata dall’idrogeno. Siamo molto attenti al futuro e riteniamo che se anche per un certo periodo i nostri utili dovessero diminuire un po’ non sarà un gran male. Meglio mantenere l’occupazione e continuare, come abbiamo sempre fatto, a controllare tutte le fasi della produzione, senza far ricorso a fornitori esterni. Il tutto, ovviamente, continuando a dipendere il meno possibile dalle banche ».
E l’Italia? Florence Ollivier- Lamarque, nel consiglio d’amministrazione come responsabile per i mercati francese, spagnolo e, appunto, italiano, sorride: «La situazione spagnola sembra essere piuttosto pesante, ma per quanto riguarda la Francia e l’Italia il discorso è completamente diverso. Forse perché i nostri Paesi sono più abituati a vivere periodiche crisi, il che ci porta ad essere meno indebitati di quanto non accada altrove e a reagisce senza isterismi, contraendo i consumi, ma senza esagerazioni. E in momenti come questo è la cosa migliore da fare».
Augusto Veroni