Roberto Petrini, la Repubblica 20/3/2009, 20 marzo 2009
CAVILLI E LUNGAGGINI RECORD DI INVESTIMENTI PRIVATI AL PALO
Un paese bloccato. Non solo quello delle grandi opere pubbliche di cui si parla normalmente ma anche quello degli impianti e degli investimenti privati. Di chi è la colpa? Della burocrazia e della incapacità di decidere da parte della pubblica amministrazione. In Italia ci sono circa 60 impianti, cantierabili nel 2009 e nel primo semestre del 2010, in grado di dare una spinta fondamentale all´economia, impantanati a causa di norme e codicilli che partono dalla Commissione europea, passano per i ministeri dell´Ambiente e dei Beni culturali e arrivano fino a Regioni, Province e Comuni. In tutto 18 miliardi di capitali esclusivamente privati (che possono sviluppare nell´arco di 3-6 anni investimenti globali per 27 miliardi), inchiodati al nastro di partenza.
A fare il punto della situazione è un corposo rapporto, nato da un gruppo di studio promosso dal ministro dell´Economia Tremonti, realizzato dal presidente dell´Impregilo Massimo Ponzellini che verrà presentato nel corso di un seminario a porte chiuse della nuova associazione «Italiadecide», presieduta da Luciano Violante, cui partecipano esponenti di primo piano di entrambi gli schieramenti politici, tra i quali Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato, Giulio Tremonti e Gianni Letta. «Le sette fatiche di Ercole» è intitolato il rapporto, che allude alle difficoltà per le grandi imprese a far partire i cantieri. Nelle secche una serie di grandi gruppi come Atlantia, Enel, Eni, Falck, Gavio, Impregilo e Terna.
Quali attività subiscono maggiormente l´«ostruzionismo» di norme e burocrazia? Nell´elenco degli impianti bloccati, a causa di una firma dell´assessore piuttosto che da un via libera della Sovrintendenza, ci sono impianti di stoccaggio del gas naturale, impianti eolici, la conversione di una centrale a carbone dell´Enel a Porto Tolle, centrali a biomassa, un rigassificatore, elettrodotti, impianti fotovoltaici e per la gestione dei rifiuti, raccordi autostradali.
Nella classifica di «chi blocca cosa», i prima linea c´è il ministero dell´Ambiente: in tutto 19 progetti incagliati per un valore di circa 6,1 miliardi. Al secondo posto ci sono 24 progetti fermi a causa di ostacoli amministrativi regionali, provinciali o comunali (spesso per la cattiva gestione della conferenza dei servizi) per 1,3 miliardi. Altri 11 progetti (per 2,4 miliardi) sono impantanati a causa di leggi regionali: in particolare in Basilicata, Calabria, Molise e Veneto. Un progetto è fermo per via della Ue (l´autocamionabile della Cisa) e, infine, la Sovrintendenza di Palermo tiene al palo 4 progetti per l´eolico per 244 milioni.
I singoli casi danno la misura dell´Italia degli ostacoli. In prima linea c´è la valutazione dell´impatto ambientale: si può attendere anche quattro anni senza esito come accade per gli impianti a biomassa di Monreale e i due eolici in provincia di Foggia della Apiholding. Oppure può essere la Sovrintendenza di Palermo a non esprimersi sulle eliche dell´Enel e della Ser, lasciando la questione in sospeso. Il Parco del Pollino deve invece esprimersi sua centrale a biomasse dell´Enel. L´impatto di stoccaggio di gas della Edison resta fermo perché, nonostante il via libera della conferenza dei servizi nel novembre scorso, manca ancora il decreto di concessione. Oppure si tira in ballo addirittura il Consiglio di Stato come nel ricorso della Regione Sardegna per le pale eoliche di Buddosò (Sassari).