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 2009  marzo 20 Venerdì calendario

ERRORI, SOSPETTI, SCANDALO DEI BONUS TIM GEITHNER E’ GIA’ NELLA BUFERA


Timothy Geithner è sempre più solo. L´ex ragazzo-prodigio dell´economia "made in Usa", arrivato con Obama al vertice del Tesoro dopo una vita di successo in tutte le istituzioni finanziarie che contano, nel giro di un paio di mesi è diventato il simbolo (negativo) delle difficoltà della Casa Bianca di fronte alla crisi: i repubblicani ne chiedono apertamente la testa, i democratici lo criticano, il Fondo Monetario lo attacca e con lo scandalo dei bonus per i manager Aig la sua popolarità ha virato decisamente verso il fondo. Un po´ capro espiatorio ma certamente un po´ responsabile, perché non c´è dubbio che in questa vicenda - come più in generale nella gestione della crisi - "Tim" Geithner ci abbia messo del suo. Errori, sottovalutazioni, incomprensioni e un po´ di arroganza.
Lui si difende come può. Spiega che ha saputo dei bonus solo il 10 marzo, mentre la Fed (come ha rivelato il Washington Post) lo sapeva da mesi ma si è ben guardata dall´avvisare l´amministrazione. «Le critiche fanno parte di questo mestiere - dice - ma mi assumo le mie responsabilità». Ammette di aver aspettato «due giorni» prima di informare la Casa Bianca, un ritardo che ha irritato Obama e il suo principale stratega David Axelrod: «Probabilmente le cose non sarebbero cambiate, certamente mi sarebbe piaciuto essere avvisato prima».
I repubblicani chiedono a gran voce che si dimetta, John Boehner - leader del "Gop" al Congresso - dice che Geithner «sta camminando su una sottile lastra di ghiaccio» ma nelle ultime 48 ore pesanti bordate sono arrivate anche dal campo democratico.
Christopher Dodd, il potente senatore del Connecticut che guida la "commissione banche" si è sfogato sulla Fox News (il network capofila dei critici) raccontando come "Tim" abbia fatto pressioni su di lui perché cambiasse il testo di un suo emendamento che avrebbe limitato l´erogazione dei bonus a favore dei dirigenti di società (come appunto Aig) aiutate dal governo con il "bailout" miliardario.
L´ira inarrestabile di opinione pubblica e Congresso ha votato ieri una legge stilata in fretta e furia dai democratici che prevede di applicare una tassa straordinaria del 90% sui bonus percepiti da tutti i manager delle aziende (come Aig) che hanno ricevuto dal governo più di 5 miliardi di dollari.
Non sono pochi quelli che non credono alla buona fede di Geithner. Che "Tim" - fino a pochi mesi fa a capo della Federal Reserve di New York - con tutte le conoscenze e le amicizie che ha negli ambienti di Wall Street abbia saputo così tardi dei bonus Aig a molti sembra poco probabile e del resto da "ambienti" vicini alla Fed vengono fatte circolare voci sul fatto che il Tesoro fosse stato informato da tempo.
Sul ministro del Tesoro arrivano il j´accuse anche da parte del Fondo Monetario Internazionale. Ieri un rapporto del Fmi ha definito il piano di Geithner per affrontare la crisi «privo di dettagli essenziali», il direttore Strauss-Kahn non perde occasione per ricordare agli Usa l´urgenza di un piano preciso, ministri e funzionari di paesi europei e asiatici si lamentano per la mancanza di interlocutori. Non hanno torto, visto che il Tesoro Usa è ancora privo di tre sottosegretari in ruoli essenziali (compreso il vice di Geithner) e che Obama ha ricevuto una serie di "no" dai candidati che aveva scelto insieme a "Tim".
A difendere Geithner pubblicamente è rimasta solo la Casa Bianca. Ma il fatto che il presidente sia dovuto correre in suo soccorso tre volte nel giro di tre giorni è la pubblica dimostrazione delle difficoltà in cui il ministro del Tesoro si trova. Al momento la popolarità di Obama resta alta; ma il rischio che la tempesta raggiunga prima o poi direttamente la Casa Bianca più passano i giorni più diventa reale.