Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 20 Venerdì calendario

ORRORI DELL’ESERCITO ISRAELIANO "BELLO A GAZA , SI SPARA SU TUTTI"


Un banale malinteso. Un ufficiale che ordina ad una donna palestinese di piegare a destra quando esce dalla sua casa. La donna, che è con due bambini, non lo capisce e piega a sinistra. Su un tetto vicino c’è appostato un soldato con un mitra pesante. Ha ordine di sparare su chiunque venga da una direzione determinata. Avrebbe dovuto essere avvertito che la donna con i bambini si è sbagliata. Invece non lo è stato. Allora lui obbedisce agli ordini. Magari ha puntato alle gambe della donna. Ma in definitiva sul terreno restano i cadaveri della donna, e dei bambini. «Dal suo punto di vista, ha fatto il suo lavoro. Non so come dirvelo... la atmosfera fra quelli con cui ho parlato è che la vita dei palestinesi, diciamo, era molto, molto, molto meno importante di quella dei nostri soldati».
 la testimonianza di Ram (la sua identità completa non è nota), un reduce della operazione «Piombo Fuso» a Gaza, che ieri ha dominato le pagine di Haaretz e Maariv, e le trasmissioni radio-televisive. Il mese scorso Ram ed altri suoi commilitoni hanno parlato delle proprie esperienze di guerra a Gaza nel «Centro Rabin» del seminario Oranim (Galilea) dove si preparano le nuove leve dell’esercito israeliano. In prevalenza sono iscritti a quei corsi membri di kibbutz, cioè socialisti. Il direttore Dany Zamir è un ufficiale di riserva, politicamente di sinistra. Ascoltati gli interventi di Ram e dei suoi compagni, ha inoltrato un documento dettagliato al Capo di stato maggiore, gen. Gaby Ashkenazy, il quale ieri ha ordinato un’inchiesta.
I racconti dei soldati sono in parte «per sentito dire». E’ possibile che non conoscessero il quadro completo della situazione sul terreno e delle informazioni di intelligence. Ma descrivono un esercito in cui soldati non esitano ad abbandonarsi a vandalismi gratuiti nelle case palestinesi occupate per ragioni tattiche, ad esempio «scaraventando dalle finestre il frigorifero, i mobili, le stoviglie» per fare spazio ai militari. Ci sono anche casi opposti. Come racconta Yossi, il suo ufficiale ordinò che la casa palestinese occupata fosse poi «sciacquata, riordinata, con le coperte ben ripiegate e riposte negli armadi». «Non credo che l’esercito siriano, o quello afghano, sciacquerebbero la casa del nemico», dice Yossi. Ma tutto dipende dall’ufficiale sul posto, e il suo faceva eccezione. Nel seminario Oranim diversi soldati hanno avuto piuttosto l’impressione che per loro a Gaza tutto fosse lecito.
Aviv: «Ecco quello che è bello a Gaza... Vedi un tizio sull’asse, passa il sentiero, non deve avere armi, tu non devi identificarlo in maniera particolare, puoi semplicemente sparargli». «C’erano un sacco di allarmi - ammette Aviv - potevano esserci kamikaze, ma io avevo la impressione di aver con me persone assetate di sangue». Benyamin racconta al contrario di aver avuto ordine di impedire che i palestinesi si avvicinassero al confine. Si imbatte così in una figura «sospetta»: è un agricoltore di 70 anni, con un cassa di pomodori. «Nessuno di noi voleva un agricoltore sulla coscienza. Abbiamo fatto dietro-front. Se qualcuno pensa che abbiamo messo a repentaglio la sicurezza di Israele, ce lo faccia sapere».
La guerra a Gaza, dicono, è stata tutto sommato «noiosa». I miliziani di Hamas erano scappati, si nascondevano nei bunker. Il tempo passava lentamente, senza episodi di rilievo. Quando da un minareto qualcuno ha finalmente sparato su di loro c’è stata gioia, «perché abbiamo potuto inaugurare il nuovo mitragliatore». «Il Rabbinato - ricorda Ram, che serviva con soldati iscritti in istituti religiosi - ci ”bombardava” con testi sacri, abbiamo ricevuto una tonnellata di Salmi. Fra di noi molti avevano la sensazione di combattere una guerra di religione». «La cosa più sgradevole - dice Ghilad - è espellere una famiglia dalla sua casa. Non augurerei a nessuno di prendere una nonna di 90 anni e sbatterla fuori».
Secondo il gen. (riserva) Yiftah Ron-Tal i racconti di questi soldati sono «molto atipici» e forse imprecisi, non essendo sempre di prima mano. «Va ricordato che Hamas si è fatto scudo di civili, che dietro ad una finestra dove compariva una donna con un bambino a volte spuntava la canna di un fucile». La magistratura militare ha comunque preso sul serio queste deposizioni e vuole andare fino in fondo. Nei siti internet le esternazioni dei soldati sono invece oggetto di critiche furiose: con un nemico barbaro e crudele come Hamas, dicono in tanti, Tsahal «si è comportato davvero con i guanti». Altri ancora insinuano un dubbio: che Haaretz abbia ricevuto importanti finanziamenti dall’Europa «per denigrare, come è peraltro solito, lo Stato di Israele».