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 2009  marzo 20 Venerdì calendario

INTERVISTA A RITA RUSIC


L’idea è buona e infatti è d’importazione. Il «comedy show» debutta domenica alle 21.30 su La7, s’intitola Grazie al cielo sei qui e lo conduce Leonardo Manera: ogni puntata, cinque attori (fra loro Claudio Santamaria, Cristiana Capotondi, Sabina Guzzanti, Gioele Dix) vengono buttati «dentro» una storia insieme ad altri colleghi che, a differenza loro, conoscono il copione. Vince chi s’arrangia, improvvisa, inventa e, insomma, bluffa meglio. E premia non il solito televoto, ma una giuria una e trina: Lina Wertmuller, Ricky Tognazzi e Rita Rusic. Dei tre, la Rusic è quella che intriga di più. Riassumendo: attrice in film forse dimenticabili (tipo Attila, flagello di Dio con Abatantuono), protagonista di una telenovela sicuramente indimenticabile come il divorzio da Vittorio Cecchi Gori e produttrice, sia more uxorio che da sola, di alcuni dei maggiori successi recenti del cinema italiano.
Come si trova nel ruolo di giudice?
«Bene. Però al cinema l’ultima cosa che si chiede agli attori è d’improvvisare. Serve a Fiorello quando recita a soggetto su un canovaccio. Sul set, dove tutto è scritto e riscritto, no».
Però negli anni d’oro della commedia all’italiana si improvvisava, eccome. Pensi a Totò.
«Era un cinema ”amatoriale”, il che non vuol dire che non fosse grande. Ma oggi non c’è più. Aveva ragione Mastroianni».
Cosa diceva?
«Che un attore più è stupido e più è bravo. Perché non discute, esegue».
Autorevoli osservatori fanno notare che gli italiani che recitano peggio sono quelli che lo fanno di mestiere.
«Una volta. Oggi siamo pieni di ragazzi bravissimi. E soprattutto di ragazze. La sorpresa di Grazie al cielo sei qui saranno appunto le donne».
Che però fanno sempre le bonazze...
«Colpa dei copioni, non delle attrici. La grande novità di oggi è che anche le belle (e i belli) si sono messi a recitare».
Come produttrice, qual è il film di cui è più orgogliosa?
«Beh, Il ciclone. Pieraccioni era uno sconosciuto e incassò 75 miliardi».
E quello di cui si è pentita?
«Pentita, nessuno. Ma mi ha fatto soffrire Ferie d’agosto di Virzì. Tanto che mi coprii di macchie rosse assolutamente psicosomatiche».
La prima qualità di un produttore?
«Dare al pubblico quello che il pubblico vuole. Ma fare anche quello che gli piace. Insomma, dev’essere metà artista e metà imprenditore».
Se conta solo il botteghino, viva i cinepanettoni!
«E infatti Aurelio De Laurentiis è bravissimo. Magari non ha mai avuto un vero successo ”d’autore”, ma per i film natalizi è un asso. Comunque i cinepanettoni li ho fatti anch’io. Insieme ai miei parenti».
Cecchi Gori non lo nomina proprio?
«Per carità: è il padre dei miei figli. Ma sono separata da dieci anni e ormai il passato è diventato remoto. O forse trapassato. E io vivo nel presente. Aveva ragione Freud: uno dei tre segreti per essere felici è avere la memoria corta. E infatti ho dimenticato gli altri due».
Cosa manca al nostro cinema?
«Un po’ di soldi. Fra noi e gli americani nel cinema c’è la stessa differenza che fra le scarpe del povero e del ricco».
Cioè?
«Loro portano le scarpe nuove anche quando piove. Noi quelle usate».
Lo Stato deve continuare a finanziare il cinema?
«Sì. Uno Stato che si rispetti rispetta la cultura. Ma vorrei capire chi decide chi finanziare. Chi sono? Sono davvero meritocratici? E così via».
In un film, a Berlusconi che parte darebbe?
«La sua. La fa già così bene...».
E a Franceschini?
«Quella di avvocato delle cause perse».
Prossimo film?
«Da attrice, Polvere, sui giovani e la droga. Da produttrice, Scusa ma ti voglio sposare di Federico Moccia. Un genio».
Bum!
«Davvero. intelligente, conosce il cinema e il suo pubblico».
Attrice, produttrice: a quando la regia?
«Quando sarà passata la crisi e avremo di nuovo la possibilità di fare errori. Oggi sbagliare un film non è un incidente, è una catastrofe».