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 2009  marzo 19 Giovedì calendario

Appello alle iscrizioni nella scuola Carlo Pisacane [26 Febbraio 2009] Pubblichiamo di seguito l’appello lanciato da un gruppo di genitori della scuola Carlo Piscane, nel quartiere romano di Torpignattara, dove su 173 alunni, 143 non hanno la cittadinanza italiana ma 99 di loro sono nati in Italia

Appello alle iscrizioni nella scuola Carlo Pisacane [26 Febbraio 2009] Pubblichiamo di seguito l’appello lanciato da un gruppo di genitori della scuola Carlo Piscane, nel quartiere romano di Torpignattara, dove su 173 alunni, 143 non hanno la cittadinanza italiana ma 99 di loro sono nati in Italia. Invitano i genitori a iscrivere, prima del 28 febbraio, i loro figli nella scuola. Siamo un gruppo di genitori della scuola elementare Carlo Pisacane di Roma. Vi scriviamo perché ci aiutiate a diffondere questo appello affinché si possano trovare al più presto dei genitori intelligenti e sensibili pronti ad iscrivere i loro figli alla scuola Carlo Pisacane. A causa del violento attacco subito dalla scuola nei giorni scorsi da parte della stampa e dei media in generale, aggressione che ha screditato ed offeso l’istituzione scolastica ed il corpo docente, ed ormai a ridosso della chiusura delle iscrizioni, ci troviamo con una bassa percentuale di bambini italiani iscritti alla prima classe delle elementari. Un numero insufficiente di iscritti provocherebbe l’inevitabile chiusura della Carlo Pisacane, che da sempre ha rappresentato, nel quartiere, l’unico strumento per la socializzazione e l’integrazione, soprattutto dei bambini stranieri, ma anche delle loro famiglie. A seguito delle polemiche sollevate sulla nostra scuola nei giorni scorsi ed esasperati dai toni minacciosi di alcuni genitori e dalle dichiarazioni di discredito apparse sui media, scriviamo per far conoscere anche un altro punto di vista. Il VI municipio di Roma, e Torpignattara in particolare, non sono un ghetto ma una realtà multietnica e multiculturale dove la progressiva penetrazione dei migranti ha reso evidente l’esigenza di confrontarsi con il problema dell’integrazione dei nuovi arrivati nella società. L’integrazione può essere la semplice annessione dei pochi nella cultura dei molti, scelta che comporta l’assunzione di rischi e responsabilità di non poco conto o, invece, la condivisione di una realtà comune in continuo cambiamento, nel rispetto reciproco e senza omologazioni. Sperando che l’intento comune sia quest’ultimo, è chiaro che la scuola ricopre in questo senso un ruolo di prim’ordine perché il bambino straniero, che impara la lingua spesso meglio e più in fretta degli adulti, e che interagisce quotidianamente con i coetanei, può diventare il primo mediatore culturale della famiglia, trasferendo ad essa la cultura indigena. Una lunga premessa per dire che quanto sta accadendo intorno alla nostra scuola è mortificante e ignobile: mortificante perché non viene riconosciuto quanto da anni la scuola sta facendo per la socializzazione e l’integrazione tra i bambini; ignobile perché si sta volontariamente squalificando la competenza del corpo docente, che ha dimostrato di saper offrire ai bambini, con una didattica di alta qualità, la possibilità di un apprendimento scolastico senza lacune o ritardi. In prima elementare i nostri figli, italiani, bangladesi, romeni, polacchi, colombiani, filippini, algerini o egiziani, stanno imparando a leggere e scrivere in stampatello e corsivo. Riconoscono i numeri pari e dispari, ordinali e cardinali, eseguono le addizioni con ”3 numeri” e qualcuno, avendo capito ”la magia” delle operazioni, sa già eseguire le sottrazioni prima ancora che la maestra le abbia spiegate. Insomma, arrivano alle scuole medie senza difettare di preparazione o conoscenza, come affermato più volte dagli organi preposti a dare giudizi in materia didattica. Ma, soprattutto, vanno a scuola sereni ed incontrano i compagni italiani, bangladesi, romeni, polacchi, filippini, algerini, colombiani o egiziani, alle feste, in palestra o al cinema. La Carlo Pisacane non è un Eden. I problemi tra chi non parla la stessa lingua ci sono e non si possono negare, ma non si deve trasferire nella scuola il conflitto tra adulti che ha origine nelle difficoltà del quartiere. E’ complicato chiedere di versare una quota di 5 euro per la cassa comune o tradurre il verbale del consiglio di classe, ma è anche bello scoprire che all’iniziativa, a pagamento, del teatro per carnevale ha aderito l’85 per cento dei bambini. Screditare la Carlo Pisacane è un atto vigliacco operato da chi vuole usare i bambini per fini diversi da quelli nobili dell’integrazione e della cultura, costringendoli a subire l’insofferenza e l’ostilità di chi si nasconde dietro all’integrazione per mascherare il proprio «gattopardesco» desiderio di voler cambiare tutto senza cambiare nulla. Rivolgendoci a loro ci viene da dire: attenzione, quello che si semina si raccoglie. Rivolgendoci a voi, che leggete, un invito: venite a vedere, la scuola Pisacane è aperta a tutti! Grazie. Paola Piovesan, Tiziana Catonio, Silvia Miele, Rupali Gomez, Ahlam Soudi, Elena Cercere, Edith Pilien, Andrei Perianu, Chen-Mei, Ombretta Burla, James Gomez, Adnan Chami, Rid Ali, Xiao Juan.