Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 19 Giovedì calendario

Cinema, cucina e passione. Un triangolo perfetto, quasi da sembrare scontato. Ma ad Alba, piccola capitale di un’eccellenza enogastronomica che profuma di tartufo e Barolo, hanno aggiunto un ingrediente in più

Cinema, cucina e passione. Un triangolo perfetto, quasi da sembrare scontato. Ma ad Alba, piccola capitale di un’eccellenza enogastronomica che profuma di tartufo e Barolo, hanno aggiunto un ingrediente in più. E per celebrare il triplice legame hanno scelto, come film di apertura dell’Alba International Film Festival, uno sconosciuto quanto sorprendente documentario americano che ribalta i soliti accostamenti: Pressure Cooker (Pentola a pressione), firmato da Mark Becker e Jennifer Grausman e presentato in sala dallo chef stellato Enrico Crippa. Se sul grande schermo il cibo è abitualmente associato al piacere sontuoso - Il pranzo di Babette -, all’abisso autodistruttivo - La grande abbuffata - o al godimento sensuale delle varie versioni al cioccolato, questa volta ci troviamo di fronte a una inedita storia girata tra i fuochi di una public school di Filadelfia, dove gli studenti sono ragazzi ispanici e afroamericani in cerca di un riscatto sociale a colpi di padella. Per un anno intero, i due registi hanno collocato la loro cinepresa nella classe-cucina della professoressa Wilma Stephenson, un colonnello col grembiule che esordisce con i ragazzi dicendo: «Qualsiasi cosa abbiate sentito su di me, sappiate che è cento volte peggio». E la ricerca dell’omelette perfetta diventa un’opportunità per fuggire al destino di friggere hamburger per tutta la vita in qualche catena di fast-food, ottenendo borse di studio per le migliori scuole di cucina del Paese. Un «success movie» coinvolgente, che martedì sera è stato presentato dal «cuoco con la stella Michelin» Enrico Crippa, ha mettendo in luce la portata universale dei valori «dell’apprendimento, della disciplina e del gioco di squadra». Così è partita l’ottava edizione del Festival, quest’anno tutto incentrato sul tema delle passioni e dei legami, confrontandosi con la musica, la televisione, la filosofia, la religione e la scienza. «Un festival appassionato - dice il direttore artistico Bruno Fornara - che intende far venir voglia allo spettatore di muoversi tra i film come se andasse a spasso per il mondo e per il cinema». Fino a domenica, saranno quattro le sezioni a rendere fitto un calendario di proiezioni e incontri. «Andar per film» presenta dieci titoli in concorso, fra fiction e documentari inediti e provenienti da tutto il mondo (Iran, Taiwan, Afghanistan, Giappone, Gran Bretagna, Tunisia) giudicati da una giuria popolare presieduta dal regista di «Santa Maradona», Marco Ponti, offrendo una panoramica piuttosto completa «dei punti di frizione presenti in giro per il pianeta». Nella sezione «EXistenZe», che nel titolo strizza l’occhio al film di Cronenberg, ospiti come l’ex magistrato Gherardo Colombo, gli scrittori Domenico Starnone e Francesco Piccolo, il conduttore radiofonico Matteo Bordone, il cantante dei Baustelle Francesco Bianconi presentano al pubblico una pellicola a propria scelta, tra classici e riscoperte che vanno da In nome del popolo italiano di Risi a Le forze del male di Polansky, declinando varie passioni: spirituale e religiosa, fisica e chimica, amorosa e politica. Nell’anno della vittoria di Barack Obama negli Usa, della crisi economica mondiale e di quella della politica partecipata in Italia, la sezione «They have a dream» propone infine un percorso in sei film e due incontri per mettere a confronto due Paesi, due culture e due forme diverse di passione civile. «L’intento finale - sottolinea Paolo Pellegrini, Presidente dell’Associazione Progetto Infinity - è da sempre quello di procedere nella ricerca spirituale ed esistenziale». Anche cucinando.