Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 17 Martedì calendario

UN BENE COMUNE PASSA DAL KURDISTAN LA CAROVANA ITALIANA


A Istanbul è iniziato il V Forum mondiale dell’acqua. A qualche chilometro di distanza, in una sede universitaria, si è aperto anche un Controforum che raccoglie tutti coloro che si rifiutano di fare dell’acqua una merce, ma puntano a farne un bene comune, distribuito equamente. Molto più in là, in Kurdistan, viaggia la Carovana promossa dal Cevi (Centro di volontariato internazionale) e dal Comitato italiano per il contratto mondiale dell’acqua e che è guidata da Emilio Molinari. La Carovana raggiungerà il Controforum tra pochi giorni.
Molinari racconta così gli aspetti salienti delle prime tappe in Kurdistan: «abbiamo incontrato Osman Baydemir, sindaco di Dijarbakir che è anche presidente dell’associazione di 84 municipi del Kurdistan. Questi ha ribadito la volontà di resistere e di mettersi in rete con tutti gli altri sindaci per l’acqua pubblica dell’Europa e del mondo». Molinari ha inoltre aggiunto che è stato possibile realizzare un incontro tra il direttore della società di gestione pubblica della rete idrica di Dijarbakir con esponenti della rete idrica della Provincia di Milano. «Anche in questo caso si sono gettate le basi per una collaborazione futura».
La Carovana si sente un po’ tradita dalla Risoluzione del parlamento europeo approvata il giorno stesso della partenza per Dijarbakir e Istanbul. Il presidente del Parlamento ha avuto l’incarico di portare la Risoluzione al Forum dell’acqua di Istanbul.
Molinari parla di ambiguità: in effetti se il punto 1. dichiara che «l’acqua è un bene comune dell’umanità....», il punto 2. è già più problematico, asserendo che «l’acqua va proclamata bene pubblico e dovrebbe essere posta sotto controllo pubblico, a prescindere dal fatto che sia gestita, interamente o parzialmente, dal settore privato». Più sotto, si arriva ai punti 18 e 20 che chiedono cose assai diverse: Il 18 richiede che «...nel contesto della proprietà pubblica... siano permessi sforzi maggiori per coinvolgere il settore privato nella distribuzione dell’acqua, onde far tesoro dei suoi capitali, delle sue competenze e della sua tecnologia, al fine di migliorare l’accesso all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie per tutti....»; mentre il 20 sottolinea i vantaggiosi «sistemi di partnership pubblico-privato, in cui le autorità pubbliche restano proprietarie delle infrastrutture e stipulano un contratto di gestione con il settore privato».
Ma tuttoil sitema ufficiale dell’acqua è intriso di ambiguità. Forse per rispondere a una carenza assoluta di denaro le Nazioni unite, al momento di lanciare gli obiettivi del millennio comprendenti il programma di riduzione della sete mondiale in vista del 2015, hanno affidato alla Banca mondiale il compito di trovare una soluzione. La Banca mondiale non ha fatto altro che indirizzarsi ai maggiori esperti, cioè alle grandi multinazionali dell’acqua attraverso il World Water Council, ente incaricato di organizzare i Forum e in buona sostanza di fare la politica dell’acqua nel mondo. Il risultato è che il Forum è in mano a Loïc Fauchon, presidente della società che gestisce l’acquedotto di Marsiglia (Group des Eaux de Marseille) ed è metà di Suez e metà di Veolia, le multinazionali del settore.
Lo spirito del World Water Council è dunque quello e lo conferma il fatto che i suoi membri sono per il 41% esponenti dell’industria idrica, a confronto del 27% di esperti e professori, il 17% di rappresentanti dei governi, il 10% di persone della società civile e 5% di organizzazioni intergovernative. Questi dati sono tratti dal rapporto biennale del Council pubblicati nel sito di Emma Lui dal titolo esplicito: «Stop the World Water Forum».
Al Forum ufficiale, dal titolo anch’esso ambiguo «Colmare il divario per l’acqua» sono attesi 20mila partecipanti di 3mila organizzazioni. Molti rappresentano i governi di tutto il mondo, nonché le principali imprese che con l’acqua hanno a che fare. Ma quale è il divario da colmare? Quello che ci separa dall’acqua potabile per tutti, 20 litri almeno a persona, dai servizi igienici e le fognature in ogni abitazione di tutti i quartieri di tutto il mondo, dalla riduzione del numero dei bimbi che muoiono per aver bevuto acqua non potabile (uno ogni 15 secondi)? Oppure il divario preso di mira è quello che ostacola la diffusione del partenariato pubblico privato, ritarda l’avvento della gestione privata, mortifica la cessione delle fonti di acqua pulita alle imprese di imbottigliamento? Non possiamo che augurarci che il Forum risponda in modo non ambiguo alle perplessità sollevate. Ma per l’intanto non possiamo che sperare nelle capacità del Controforum di rispondere alle vere esigenze del pubblico: turco, curdo e di tutto il mondo.