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 2009  marzo 14 Sabato calendario

ALZARE L’ETA’ PENSIONABILE, IL MOMENTO E’ OPPORTUNO


Le donne italiane al lavoro tra i 55 e i 64 anni sono circa il 23% del totale. In Svezia il 70% delle donne di quell’età lavora, negli Stati Uniti il 50 per cento. La media europea (Ue-15) è di circa il 41 per cento. Per gli uomini nella stessa fascia di età le quote sono 46% in Italia, 76% in Svezia, 58% nella media Ue e 70% negli Stati Uniti (dati Ocse 2007). La Svezia è spesso citata a modello dalla sinistra italiana come un Paese equo e da imitare. Gli Usa sono al capo opposto con un welfare più limitato. In entrambi Paesi gli ultracinquantenni lavorano molto di più che in Italia.
Questi dati davvero impressionanti sono il risultato di sciagurate politiche pensionistiche degli anni 80 che hanno abbassato sempre più l’età pensionabile differenziandola fra uomini e donne e, fino a non molto tempo fa, fra impiegati pubblici e non, a favore dei primi. L’innalzamento dell’età pensionabile dovrebbe quindi essere una delle priorità di questo Governo, dato che l’aspettativa di vita aumenta, la natalità è scesa e la montagna di debito pubblico che ci grava sulle spalle non ci permette sufficiente latitudine per attuare politiche fiscali espansive e di protezione sociale in un momento di grave recessione. Tutte cose così ovvie, dette e ridette.
Finalmente il Governo ha riaperto il dossier pensioni, ma solo perché tirato per la giacca dall’Unione europea, altrimenti l’imbarazzante silenzio sull’argomento sarebbe continuato. Non si è fatta attendere la trita e scontata reazione negativa dei sindacati, che hanno parlato di "accanimento" del Governo contro i lavoratori anziani e le donne in particolare. Visti i dati sopra descritti, non si capisce come si possa usare questo termine.
Ora inizieranno gli infiniti incontri tra Governo e sindacati con il solito teatrino della concertazione. Invece il Governo dovrebbe assumere questa riforma (l’innalzamento dell’età pensionabile per uomini e donne) come un punto fermo, di scontro se necessario, con i sindacati, evitando la concertazione. talmente ragionevole che si debba lavorare un po’ più a lungo per offrire più protezione sociale a chi non l’ha, che i sindacati, se continuassero a opporsi, finirebbero per perdere ulteriore credibilità politica e prestigio.
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E alla fine magari imparerebbero a guardare agli interessi generali e non solo a quelli dei loro iscritti, ovvero soprattutto lavoratori anziani.
Questo Governo ha una solidissima maggioranza e un’opposizione in grave difficoltà, quindi non corre alcun rischio elettorale nel medio periodo. Inoltre siamo nel mezzo di una grave recessione ed è facile "vendere" questa riforma come necessaria a reperire le risorse per superare la crisi. Lo sanno anche i bambini ormai che l’unico modo per ancorare il debito pubblico è agire sulle pensioni. Anzi lo sanno soprattutto i bambini, perché saranno loro a pagare le conseguenze di ulteriori ritardi di questa riforma.
Vi sono stati momenti di svolta nelle relazioni sindacali in altri Paesi che sono stati generati da battaglie simbolicamente importanti. Due sono i più noti. In entrambi i casi si era nel mezzo di una recessione e di un grave declino socio-economico e vi erano due governi neoletti con una solida maggioranza. Nel suo primo mandato il presidente americano Ronald Reagan precettò i controllori di volo, sconfiggendo una lobby che, come altre, bloccava il rinnovamento del mercato del lavoro e delle relazioni sindacali. Il primo ministro inglese Margaret Thatcher ingaggiò una durissima battaglia con i minatori inglesi per ristabilire il controllo su un mercato del lavoro ingessato. E i minatori inglesi nel 1979 avevano condizioni di lavoro ben più dure della gran parte degli italiani di oggi, a cui si chiederebbe di andare in pensione più tardi. Queste due battaglie sindacali aprirono la strada per riforme del mercato del lavoro che negli anni 80 fecero uscire quei due Paesi dal declino della decade precedente.
Vista la solidità della maggioranza di governo, vista la gravità della crisi che richiederebbe misure fiscali eccezionali, se una riforma anche drastica dell’età pensionabile non si fa subito, quando mai la si farà? un’occasione da non perdere.