Dagospia 17/3/2009, 17 marzo 2009
2 - UNO-DUE-RCS: DAL ’PACCO’ MIELI, AL DOPPIO ’PACCO’ MIELI-PERRICONE DA FAR FUORI
I poteri forti sono deboli, così deboli e divisi da non riuscire a trovare la soluzione per il vertice del "Corriere della Sera" e del Gruppo Rcs.
Questa scoperta l’hanno fatta i milanesi ieri sera quando hanno visto uscire dalla casa di Tronchetti Provera in via Bigli, le auto blu dei soci più rappresentativi del Patto di sindacato che governa il Gruppo editoriale. Le facce di Luchino di Montezemolo, Giovanni Bazoli e Cesarone Geronzi erano eloquenti e facevano capire che la battaglia di via Solferino per sostituire Paolino Mieli è ancora in alto mare.
Il Patto di sindacato che doveva riunirsi domani slitterà di un paio di settimane perché questi illustri personaggi si sono impantanati in un balletto di veti incrociati che sfiora il ridicolo. Sembra impossibile infatti che gente così esperta di organigrammi non riesca a tirar fuori dal cilindro il nome di un giornalista in grado di sostituire quel Mieli sul quale hanno disegnato una croce.
Eppure di giornalisti in Italia ce ne sono circa 15mila e tra questi non mancano professionisti validi e giovani. Il guaio è che i soci del Patto esprimono poteri più vecchi che forti, e si avvitano nella ricerca di un grande nome che non riescono a trovare.
Cesare Geronzi
A incasinare il risiko del "Corriere" e di Rcs è stato Flebuccio De Bortoli, il direttore del "Sole 24 Ore" che con il suo gran rifiuto alla presidenza della Rai ha bloccato il percorso del turnaround editoriale. Poi ci si è messo di mezzo con la sua abilità di vecchia volpe lo stesso Mieli che ha fatto circolare candidature improbabili e impossibili.
Il risultato è un gioco della torre che nemmeno i grandi vecchi come Geronzi e Bazoli riescono a controllare. Insomma mentre a Roma i partiti si sfracellano tra di loro sul manuale Cancelli per la presidenza della Rai, a Milano (capitale dell’efficienza e della finanza) i poteri forti hanno trasformato il "salotto buono" in una specie di Villa Arzilla per giochetti senili.
lucio stanca
Qualcosa però è trapelato sui marciapiedi di via Bigli davanti alla casa di Tronchetti Provera e Dagospia ha raccolto i frammenti dell’unica decisione che è stata presa nel conclave di ieri. Sembra infatti che, messa da parte la questione "personale" di Mieli, abbia prevalso l’idea di un "pacchetto" dentro il quale oltre al direttore del "Corriere" è stato aggiunto anche l’amministratore delegato, Antonello Perricone.
Questo significa che i soci di Villa Arzilla (banchieri e manager del tutto estranei al mestiere di editore) hanno finalmente capito che la questione del "Corriere" è intimamente legata alla gestione dell’intero Gruppo Rcs. A salvarsi sarà certamente il notaio dalla cravatta rossa, Piergaetano Marchetti, che presiede il Consiglio Rcs dove domani salteranno fuori i dolori.
Giovanni Bazoli
Quello che doveva essere un "pacco" per Mieli è diventato un "pacchetto". I tempi sono cambiati: a Milano non c’è più Cuccia, a Torino manca l’Avvocato, a Roma ignorano Romiti. Con i loro difetti erano tre uomini che di poteri forti ne capivano davvero.