Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 17 Martedì calendario

SOLDI VERI


 come avere un tesoretto da oltre 70 miliardi e non poterlo riscuotere. A fare i conti dei debiti dell’amministrazione pubblica verso aziende e fornitori c’è da rimanere perplessi per l’entità del credito che imprese e professionisti hanno accumulato negli anni. E che non riescono ad incassare. proprio per questo motivo il vicepresidente di Confindustria Giuseppe Morandini (che è anche presidente della Piccola industria) chiede al governo di «pagare subito i debiti nei confronti delle aziende». A scomporre il debito, per competenza di spesa, si scopre che, una volta tanto, non è lo Stato centrale a far la parte del leone. Secondo le elaborazioni effettuate dai ricercatori del Centro Studi Sintesi, infatti, lo Stato (ministeri, Uffici centrali, Authority, ecc.) hanno accumulato a fine dicembre 2007 un debito verso i fornitori pari a 10.409 milioni di euro. E neppure l’aver accentrato la spesa con l’istituzione dell’Agenzia per gli acquisti della pubblica amministrazione (gestita dalla Consip) sembra aver snellito i tempi di pagamento.
sindaci mani bucate

A guidare la classifica delle amministrazioni che spendono di più sono i primi cittadini degli oltre ottomila comuni italiani. Secondo i giudici della Corte dei Conti (che hanno sede in tutte le regioni) i soli comuni italiani hanno maturato nel biennio 2006/2007 un debito complessivo - nei confronti di imprese e fornitori - pari a oltre 26 miliardi di euro. Ma non basta. Oltre a dovere un vero e proprio capitale a imprese e professionisti per servizi o forniture, i primi cittadini sembrano privilegiare la spesa corrente rispetto a quella in conto capitale. Come dire: si preferisce spendere per il funzionamento dei pubblici servizi rispetto alla spesa per investimenti e scopi produttivi. Insomma, si spende tanto per l’oggi e meno di un settimo del bilancio a disposizione per migliorare in futuro le prestazioni e i servizi ai cittadini. pur vero che le stratificazioni politiche lasciano in eredità ai sindaci che si alternano impegni di spesa deliberati da amministrazioni precedenti. Resta il fatto che la spesa corrente (forniture, affitti, servizi, ecc.) è di gran lunga superiore e continua a crescere anno dopo anno.

Non sembrano molto più puntuali nei pagamenti i governatori regionali. Sempre nel biennio oggetto dell’indagine compiuta dal Centro Studi Sintesi, le Regioni (a statuto ordinario e speciale) hanno maturato debiti nei confronti di imprese e professionisti per ben 9.479 milioni di euro. Ma attenzione: la scomposizione di spesa tiene distinti i debiti della sanità verso fornitori. Infatti l’attribuzione della gestione sanitaria direttamente in capo alle Regioni ha dato facoltà ai governatori di gestire direttamente il capitolo sanitario. Ma il risultato è cambiato di poco. Cinque regioni (Lazio, Campania, Abruzzo, Molise e Sicilia) hanno addirittura dovuto chiedere prestiti allo Stato per 4,8 miliardi di euro onde evitare il fallimento del sistema sanitario regionale. Complessivamente il debito sanitario delle Asl e delle Aziende sanitarie nel 2006 superava i 33.759 milioni di euro, senza tener conto delle regioni a statuto speciale che hanno un diverso sistema di calcolo ma che accumulano altri migliaia di milioni di debiti verso strutture convenzionate e centri specialistici.
Province ”salate”

Se solo non dovessero scomparire - come promesso in campagna elettorale dai due schieramenti politici - verrebbe da chiedersi come facciano i presidenti provinciali ad aver accumulato debiti verso imprese e fornitori per oltre 5.309 milioni di euro. Di competente, agli enti provinciali, ne sono rimaste poche, strette come sono tra le Regioni (che hanno assunto nuove funzioni) e i grandi centri metropolitani (che ne hanno prese in carico altre). Resta il fatto che tra il 2006 e il 2007 le oltre cento province italiane hanno accumulato debiti verso fornitori e prestatori d’opera per complessivi 5.309 milioni di euro. Ma è bene distinguere - anche in questo caso - la spesa corrente da quella per investimenti. Per funzionare gli enti locali provinciali spendono, infatti, quasi il 90% del proprio budget (circa 4.657 milioni). E solo 652 milioni per operare investimenti a lungo termine. Sarà anche per questo motivo che l’Italia si è aggiudica nel 2007 la maglia nera in Europa per i tempi di pagamento della pubblica amministrazione: mediamente oltre 138 giorni, rispetto ai soli 68 giorni della media Ue.