Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 17 Martedì calendario

«SENZA LIQUIDITA’ LE PICCOLE AZIENDE TORNANO AL BARATRO»


In questi giorni si comincia finalmente a parlare di soldi veri. Le aziende non chiedono aiuti di Stato, ma sostegni concreti. Il motto è insomma, smettere di anticipare i soldi al bilancio dello Stato e pagare le tasse giuste e al momento giusto.

Presidente Galassi ci sono oltre 70 miliardi di euro sul piatto chiamato Pubblica Amministrazione. Invece di tante parole, se lo Stato debitore saldasse le fatture non sarebbe un modo per far ripartire l’economica?

«Certo sarebbe il primo passo di una catena di azioni che il settore manifatturiero dopo tante vane promesse, ora esige moralmente».

In che senso moralmente?

«Mi spiego. Per aiutare le aziende che hanno un fatturato oscillante tra i 2 e i 50 milioni di euro servirebbero tre iniziative. Prima, riformulazione dell’Iva che non deve più essere anticipata. Secondo, eliminazione dell’anticipo del pagamento delle tasse a giugno. Terzo, eliminazione della trattenuta dell’Iva sull’operatività all’estero. E questo per quanto riguarda gli aspetti fiscali. Le nostre aziende si aspettano qualcosa di più. Un cambio di atteggiamento da parte della politica. Il debito aumenta, le spese non sono contenibili e si pensa ancora di far pagare il conto alle Pmi».

Quindi i crediti dalla Pubblica Amministrazione sarebbero anche un messaggio politico?

«Aggiungerei che sarebbero anche un messaggio ai privati debitori. Visto che già lo Stato tira in lungo con le proprie fatture anche le aziende tra di loro continuano ad allungare i tempi di pagamento. Siamo arrivati a una media di 135 giorni. Col risultato che la scarsa liquidità fa lievitare il costo del denaro».

Visto che la banche non erogano come sopperire?

«Nella teoria come detto prima ci aspettiamo interventi fiscali seri e mirati. Nella pratica, senza liquidità le piccole aziende tornano al baratto. Sono sempre più i casi in cui piccole aziende pagano fornitori o creditori con un macchinario d’interesse alla controparte. Ma ciò non porta da nessuna parte».

L’internazionalizzazione rimarrà un’opportunità per le Pmi o con la crisi globale cambierà anche quest’aspetto di crescita?

«Sono convinto che l’internazionalizzazione rimmarrà un’opportunità e anche una valvola di sfogo. Ovviamente cambierà la geografia. Per esempio dalla Romania in molti si sposteranno in Maghreb o ovunque la pressione fiscale sarà dignitosa e non soffocante come in Italia».

Nel futuro vede nuovi contratti di lavoro che sostengano le Pmi e i lavoratori?

«I nostri dipendenti hanno trovato soluzioni migliori e più efficaci di quelle uscite dai tavoli di contrattazione che al contrario sono riusciti solo a mettere a repentaglio capitale umano. Anche su questo versante è tempo di cambiamenti epocali. Non lo chiediamo solo noi imprenditori ma tutta la società».