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 2009  marzo 17 Martedì calendario

«TRASFORMARE I CREDITI IN SCONTI FISCALI. UNA SOLUZIONE VELOCE E PRATICABILE»


«Idea ottima ma al momento di difficile realizzazione», commenta così a Libero il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Claudio Siciliotti, il fatto di poter compensare debiti certi e crediti certi tra Pubblica Amministrazione e imprese. Un articolo del codice civile prevede espressamente le compensazioni tra le parti, ma «Il problema della Pubblica Amministrazione sta nel fatto che in sè racchiude una molteplicità di Enti, Comuni, Regioni oltre all’Erario stesso», continua Siciliotti, «e ciascuno con bilancio autonomo». Il che significa che se un’azienda vanta credito con una Regione non può come previsto oggi compensare con le tasse.

Secondo i commercialisti l’idea avanzata da molte aziende soprattutto le Pmi e quelle artigiane è «decisamente condivisibile». Servirebbe però una piccola rivoluzione informatica. Bisognerebbe creare un sistema simile a quello bancario in grado di aggiornare, quasi in tempo reale, le compensazioni fiscali con i debiti di tutte le componenti della Pubblica Amministrazione - fanno sapere i commercialisti - in modo da creare una struttura unica che faccia da interlocutore con il privato.

Poi, all’interno del fronte della Pubblica Amministrazione, ciascun Ente procederebbe alla compensazione dei pagamenti.

«Non possiamo però dimenticare che senza una spinta politica sarà difficile avviare una tale riforma», prosegue Siciliotti. «Nel recente decreto legge anti-crisi al contrario si sono innalzati i paletti delle compensazioni proprio perchè l’Erario teme richieste di massa e in grado di intaccare il gettito». Come dire. La cosa è fattibile, ma se il governo muoverà nella direzione opposta le compensazioni saranno impossibili. Le categorie e le Pmi non disperino. Possono comunque spingere per un ordine super partes in grado di fare da mediatore. Lo dimostra il fatto che ogni giorno i commercialisti sono sempre più attivi nella rivisitazione delle regole da tempo cristallizzate.

Lo stesso Siciliotti, durante il recente convegno tenutosi a Torino, ha candidato la sua categoria alla riscrittura delle regole che devono governare complessivamente i rapporti economici e finanziari. «Sul piano delle regole la difesa del collegio sindacale», ha spiegato Siciliotti, «è a favore di un sistema di controlli preventivo contro i dissesti: non ha funzionato la strada anglosassone che si limita a certificare i risultati. I principi contabili internazionali non possono essere il linguaggio per i bilanci delle piccole e medie imprese. I commercialisti si propongono anche di affrontare il conflitto di interesse potenziale degli amministratori delle società quotate: per amministratori e sindaci gli incarichi devono diventare incumulabili. Infine il tema più caldo: l’efficienza della giustizia civile è un presupposto per la ripresa dell’Italia.

«Non è pensabile», ha concluso Siciliotti, «che a Lagos in Nigeria si facciano, con il supporto di esperti italiani, più conciliazioni di quante se ne siano concluse in un anno in tutta Italia». Dunque, la strada suggerita dai commercialisti è la conciliazione obbligatoria prima del contenzioso: in caso di mancato accordo, il professionista dovrebbe poi essere consulente del giudice per evitare manovre dilatorie. Siciliotti ha proposto infine l’intervento dei commercialisti nelle procedure di divorzio, visto che la disputa su come ripartire il patrimonio e le risorse reddituali allunga i tempi per arrivare alla separazione. Ma questi sono altri temi. Quello che serve alle aziende è un veicolo o meglio una categoria che nella confusione politica aiuti a portare buon senso.