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 2009  marzo 17 Martedì calendario

E MICHELLE SI FA L’ORTO IN CASA BIANCA


NEW YORK – Un orto rigorosamente biologico, pieno di gustosissima frutta e verdura fresca, coltivate senza additivi chimici e fertilizzanti per sfamare gli ospiti internazionali e lanciare un chiaro messaggio anti-crisi all’America in piena recessione economica. quello che, a dar retta ai media americani, la First Lady Michelle Obama ha intenzione di creare nel giardino della Casa Bianca.
L’Eden salutista sorgerà a due passi del leggendario Rose Garden: accanto ai roseti, Michelle farà piantare zucchine, broccoletti, piselli, insalata, mais e fagioli. «La First Lady ha intenzione di passare dalle parole ai fatti nella sua campagna per promuovere cibo sano», teorizza il New York Times,
«privilegiando i prodotti agricoli locali, rispettosi dell’ambiente e sostenibili, ai fini di un’alimentazione sana e libera dal junk food».
Non è la prima volta che un presidente e la sua First Lady si trasformano in agricoltori per invogliare gli americani in tempo di crisi a fare lo stesso. «Thomas Jefferson si coltivava le verdure da solo», spiega Alice Waters, la guru di Chez Panisse e Slow Food che ha ispirato la crociata per il cibo sano degli Obama. «E i Roosevelt – incalza – avevano un "Victory Garden" negli anni più duri della guerra, quando il 40% degli ortaggi Usa erano prodotti a casa».
L’orto come antidoto alla crisi, insomma.
«Lo spirito degli Obama è proprio questo», continua la Waters. «Pensare al cibo in relazione alla fame, ai diritti umani e alla recessione. Così facendo, aiutano anche l’ambiente». Le fiumane di turisti che ogni giorno visitano la Casa Bianca sarebbero invogliate a fare lo stesso nelle loro città, organizzando i «giardini del popolo», come li ha ribattezzati il nuovo ministro dell’agricoltura Tom Vilsack nell’inaugurare i lavori del primo a Washington.
Già nell’autunno del 1996 la Waters aveva inviato una lettera all’allora presidente Clinton, esortandolo a realizzare un giardino organico alla Casa Bianca. Clinton, che a quei tempi era ancora un aficionado del fast food che più tardi gli è costato un quadruplo bypass, la liquidò con un «grazie mille, mandami i semi per posta».