Lorenzo Salvia, Corriere della Sera, 17/3/2009, 17 marzo 2009
Tutto a un euro, affari record Aprono al posto delle boutique - Non andavano bene gli affari al «via Dante 12», negozio di abbigliamento uomo, donna e bambino nel centro di Bagheria, in Sicilia
Tutto a un euro, affari record Aprono al posto delle boutique - Non andavano bene gli affari al «via Dante 12», negozio di abbigliamento uomo, donna e bambino nel centro di Bagheria, in Sicilia. Bastava aprire quella porta per avere una perfetta fotografia della crisi. Una fotografia scattata dal basso, ad altezza d’uomo, che non parla di Pil o di export ma di pantaloni e magliette accumulati lì sugli scaffali, di clienti sempre meno numerosi e di scontrini sempre più bassi. «Nel periodo di Natale il calo delle vendite aveva raggiunto il 40 per cento», racconta il titolare Emanuele Corvaja. A fine gennaio «via Dante 12» ha chiuso ma dopo un mese, negli stessi locali, l’intraprendente signor Corvaja ha aperto un negozio di casalinghi. Detersivi, batterie, scope ma anche piccole idee regalo, tutto allo stesso imbattibile prezzo a prova di crisi. Un euro. «La gente vuole risparmiare e noi ci siamo adeguati», dice il signor Corvaja che adesso è tornato a sorridere perché gli affari vanno bene. Non è il solo. Se nel 2008 i consumi sono diminuiti secondo Confcommercio dello 0,8 per cento, il settore dei negozi «tutto ad un euro» va. La catena Shop Prezzofisso – 104 negozi in franchising sparsi per l’Italia, compreso quello di Bagheria – ha registrato negli ultimi tre mesi del 2008 un aumento delle vendite del 20 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007, quando la crisi sembrava ancora lontana. La catena concorrente Eurocity – 130 negozi in Italia – nello stesso periodo ha segnato una crescita del 15 per cento. Insomma, anche con la crisi (alcuni) commercianti sorridono. «Nei nostri negozi – dice Paolo Campello, amministratore delegato di Komitalia, la società proprietaria del marchio Shop Prezzofisso – non entrano più soltanto casalinghe e studenti. Negli ultimi mesi vediamo tante facce nuove, avvocati, professionisti. Risparmiare piace a tutti». Ma come è possibile vendere tutti quei prodotti ad un prezzo così basso? Una buona metà della merce sugli scaffali dei negozi tutto ad un euro arriva dai Paesi extra Cee, soprattutto Cina e India. Compra la società madre e poi distribuisce ai negozi affiliati, tutti aperti in franchising. «Ma l’altro 50 per cento – spiega Michele Senter, responsabile franchising del gruppo Eurocity – lo compriamo in grandi stock alle aste fallimentari». Ed è proprio questo il trucco che permette di vendere sotto costo qualche prodotto di marca. Da un annetto alcune catene hanno cominciato ad affiancare ai prodotti da un euro, quelli da due, da tre, in alcuni casi addirittura da cinque euro. In fondo anche qui funziona come ovunque: prodotti civetta per attirare il cliente e altri un po’ più cari per guadagnarci qualcosina in più. Marco Venturi, presidente di Confesercenti, guarda con attenzione al nuovo fenomeno e invita alla prudenza: « bene che sul mercato ci sia concorrenza ma attenzione perché ad un euro prodotti di qualità non si possono vendere. A quel prezzo si può vendere merce che vale meno di un euro. Naturalmente a patto che non sia pericolosa per il consumatore». Resta il fatto che il sistema funziona e gli affari vanno bene: mentre i gruppi tradizionali aspettano che passi la nottata, le catene monoprezzo prevedono nuove aperture anche durante quest’anno di crisi. Forse perché, con 36 mila negozi chiusi nel 2008, le aste fallimentari rischiano di diventare sempre più numerose. Prezzi bassi contro la crisi, dunque. Un meccanismo semplice ma con un’avvertenza. Ai tempi del vecchio conio, come direbbe Bonolis, i negozi tutto ad un euro si chiamavano tutto a mille lire. Sono ancora convenienti, per carità. Ma in pochi anni i prezzi li hanno raddoppiati pure loro. Lorenzo Salvia