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 2009  marzo 19 Giovedì calendario

MISTER OUTLET E IL BELLO DELLA CRISI


Dice di non essere un finanziere, però nell’agosto 2007, racconta a Panorama, ha avuto la netta sensazione che i mercati fossero sull’orlo di una china discendente e ha venduto tutti i suoi titoli. Così oggi è «liquido, e felice». Aggiunge anche di non essere davvero un commerciante, ma è l’uomo che dall’America ha portato per primo in Europa la formula degli outlet, cattedrali dello shopping di lusso a prezzo scontato che attirano milioni di consumatori. E in Italia, a Serravalle Scrivia, vicino all’autostrada Milano-Genova, ha aperto il più ricco di marchi in tutto il Continente, l’unico con le vetrine di Bulgari.

Insomma, per essere uno che «non è né questo né quello», Joey W. Kaempfer, 60 anni, presidente e azionista al 70 per cento del McArthurGlen Group, numero uno europeo degli outlet, certo gli affari li sa fare. Americano del Connecticut, ha iniziato a Washington creando nel 1977 la Kaempfer company specializzata nella costruzione e gestione di palazzi per uffici. Poi, sfuggendo a una delle tante crisi cicliche dell’immobiliare, nel 1993 è approdato in Europa dove ha fondato il McArthurGlen Group, un colosso da 2,2 miliardi di euro di fatturato nel 2008 (495 milioni solo in Italia) con 17 outlet village fra Italia, Francia, Germania, oltre 10 mila collaboratori tra diretti e indiretti e 65 milioni di visitatori. E Kaempfer, incurante della crisi, ha programmi di crescita ambiziosi: aprire entro il 2010 quattro nuovi outlet a Napoli, Atene, Berlino e Salisburgo e raddoppiare quello, inaugurato a settembre 2008, di Noventa di Piave (Venezia). Con un investimento di oltre 400 milioni di euro.

I consumatori, anche quelli che possono, frenano gli acquisti e lei progetta nuovi centri: la crisi proprio non la preoccupa?
Sarei un pazzo se non mi preoccupassi. Molte persone stanno perdendo o rischiano di perdere il lavoro, noi stessi stiamo pensando a snellire l’organizzazione. Quindi ci saranno in giro meno soldi da spendere. Anche per il lusso.

Ha segnali concreti?
Le grandi marche che vendono anche nei nostri centri, e noi abbiamo rapporti con oltre 700 partner di livello, per il 2009 hanno tagliato del 25-35 per cento la produzione per i loro negozi: questo la dice lunga sulle loro attese di vendita.

E le sembra una bella notizia?
Per noi sì. In tempi duri ha più possibilità chi offre qualità a prezzo scontato. Magari perderemo clienti delle fasce medio-basse, ma guadagneremo clienti fra i ricchi, alla ricerca di nuovi risparmi. Aumenteranno anche le aziende interessate a trovare un canale per l’invenduto, quindi la nostra offerta sarà più ricca.

Con la crisi sono in arrivo nuove griffe?
Abbiamo concluso da poco con Armani (dal 5 marzo presente nel Veneto designer outlet di Noventa) e Sergio Rossi. A breve apriremo a Serravalle il primo negozio Ferrari e stiamo cercando di convincere la Gucci. L’unica che resiste è la Louis Vuitton.

Ma alcuni grandi come Prada e Gucci hanno i loro outlet, e li stanno potenziando…
 vero, stanno facendo cose eccellenti, sono stato da Gucci in The mall a Leccio, Firenze, e da Prada e ho fatto acquisti per mia moglie. Ma noi non offriamo solo merce, bensì un modo piacevole di vivere una giornata con la famiglia. Non a caso lavoriamo con i migliori architetti del mondo e cerchiamo di ricostruire atmosfere particolari. Per esempio a Caserta, che sarà inaugurata nell’autunno 2009, la facciata richiama la Reggia. E ad Atene il design riprende le linee stilistiche dell’architettura ateniese tardo Ottocento.

Non pensa che sia ora di stili più sobri e meno firmati?
Le cose belle piacciono sempre. I nostri armadi sono pieni, ma più i tempi sono grami più le persone hanno bisogno di gratificazione.

Già, gli armadi: non pensa di andare oltre abiti e gioielli?
Ho cominciato a ragionare sull’arredamento firmato, ma c’è un problema. I margini non sono così alti come nella moda e quindi non sono possibili sconti altrettanto forti, che da noi vanno da un minimo del 35 fino al 70 per cento.

I vostri outlet sono in Europa, che sarà in recessione, si prevede, fino al 2010. Ha progetti per esportare il modello in paesi emergenti?
Tutti pensavano di trovare la soluzione alla crisi in Cina o in India, tuttavia anche là ormai ci sono problemi. Io mi muovo a medio raggio. Ho già opzioni su terreni per iniziative in Turchia e in Russia, per ora non spingo sull’acceleratore. Vista l’aria che tira, sarà un successo chiudere il 2009 ai livelli del 2008.

E che dice del modello dei vostri centri? Continuerete con il villaggio?
Ad Ashford, in Gran Bretagna, Richard Rogers, partner di Renzo Piano, ha creato per noi una location che è la più grande tensostruttura esistente. Un out let bellissimo, ma troppo freddo e cerebrale. I nostri villaggi invece fanno sentire le persone rilassate, non vedo perché cambiare formula. Al massimo potrei seguire l’idea di chi vorrebbe che oltre allo shopping center costruissi un vero villaggio, con case, giardini, magari un golf… ma di certo non ora.

Lei ha progetti di investimenti impegnativi in tempi di credit crunch. Per fortuna è liquido, perché andare in borsa oggi…
Oggi la borsa è in una fase pessima, ma io non ci ho mai pensato perché non amo i riti delle società quotate, detesto dover creare artifici per accontentare analisti & c. E i profitti preferisco dividerli con i miei collaboratori.

In ogni paese conservate la gestione degli outlet, però avete dei soci finanziari. In Italia il partner per un terzo degli investimenti è la Fingen di Corrado e Marcello Fratini, che sono entrati nella nuova Alitalia. Pensa sia un buon affare?
Il prezzo del petrolio è sceso, un ottimo aiuto per le compagnie aeree in generale. Quanto alla nuova Alitalia, per ora continuo a volare British Airways. Non mi hanno ancora offerto voli scontati… scherzo, ovviamente.

Di certo crede negli aeroporti, visto che ha creato una nuova divisione per vendere lusso a prezzo pieno dentro gli scali.
In effetti abbiamo dei progetti. Siamo partiti con l’aeroporto Marco Polo di Venezia, dove abbiamo creato un’area di 1.400 metri quadrati su due piani chiamata Collezioni, ma sto già trattando con altri tre scali e questa volta non rimarrò confinato in Europa, anche se escludo gli Stati Uniti. Uno sarà di sicuro in Asia (girano voci su Bangkok, ndr). Un altro potrebbe essere in Medio Oriente.

Che cosa può creare di così diverso dai negozi che ci sono già nei duty free?
A Venezia, per esempio, abbiamo aggiunto del buon cibo. E un portafoglio di grandi firme degno delle principali strade dello shopping mondiale. Di certo le vendite per metro quadrato sono aumentate. Vuol dire che funziona.

Funziona sempre più anche la vendita di prodotti di lusso scontata su internet, e si moltiplicano i siti come Bluefly, Overstock o l’italiano Yoox. E voi?
Negli ultimi sei mesi ho studiato l’e-commerce, mi sono incontrato con i principali operatori, tra cui Yoox, una internet company bolognese. probabile che faremo il nostro Mcarthurglen.com, abbiamo idee e mezzi da investire, magari in partnership con altri, ma di certo sarà una società a parte. Insomma, gli outlet continueranno a crescere.