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 2009  marzo 14 Sabato calendario

LE ASSICURAZIONI, FONSAI E IL FATTORE LIGRESTI


Anche le assicurazioni piangono. Dai massimi, il settore in Europa ha perso il 70%: 27% più dell´indice del mercato. Le compagnie, in quanto investitori istituzionali, soffrono quando le Borse vanno male. Ma il loro sembra un lento declino: in 10 anni, il valore complessivo delle assicurazioni di Eurolandia, in percentuale sul totale delle società quotate, è calato dal 12% al 5%.
Ai problemi del settore, Fonsai somma l´intrinseca debolezza finanziaria del gruppo, imposta dal mantenimento del controllo da parte di Ligresti con il minimo impegno di capitali, e dall´uso degli attivi della compagnia per garantire al medesimo un posto al tavolo del capitalismo delle relazioni (Mediobanca, Rcs, Pirelli, Impregilo, Alitalia) e degli affari immobiliari, anche se forse non sono gli investimenti migliori per gli assicurati.
Per conoscere il bilancio Fonsai 2008 bisognerà attendere il 23 marzo. Quindi, faccio riferimento ai dati dei primi 9 mesi, che evidenziano già con chiarezza i problemi.
Le prospettive per il settore automobilistico sono nere. E dato che la spesa per assicurare i veicoli segue quella per i beni assicurati, per Fonsai, leader italiano nell´Rc Auto, si annunciano tempi difficili. Aggravati dal Decreto Bersani 2 che, a detta di Fonsai, ha aumentato la concorrenza e ridotto il premio medio pagato. Così, i premi Rc Auto sono diminuiti del 3% (e il trend rimane negativo).
Nel ramo vita, sembra finita la pacchia dei prodotti finanziari mascherati, che hanno generato polizze complicate, per giustificare commissioni spropositate, contabilizzate al collocamento pur essendo pluriennali, e vendute attraverso il quasi monopolio bancario nell´accesso al risparmio. E che spesso hanno scaricato il rischio sulle spalle dell´investitore: Fonsai ha 207 milioni di proventi finanziari netti, mentre ne contabilizza 597 di perdite sui prodotti a rischio degli assicurati. Per non parlare delle Index con titoli Lehman e dalle banche islandesi, poi fallite.
Nel futuro di Fonsai ci dovrà essere il ritorno a prodotti vita tradizionali, meno redditizi, la perdita di rilevanza del canale bancario (oggi predominante), lo sviluppo in rami diversi da Rc Auto e un robusto taglio dei costi (1,4 miliardi di provvigioni e costi di gestione su 8 di premi). Non sarà breve, né indolore.
Come tutte le assicurazioni, anche Fonsai deve convincere di avere i capitali per assorbire le perdite in borsa e fronteggiare il trend negativo dell´immobiliare. A settembre dichiarava 3,6 miliardi di attività immobiliari e 2,2 di titoli azionari. Quante perdite abbia cumulato a oggi, non è stimabile. Una parte del rischio azionario è stato coperto, ma non si sa a quale livello del mercato. Né si conoscono i criteri di valutazione degli immobili e delle partecipazioni "strategiche". E sorprende che abbia riclassificato 1,5 miliardi di investimenti, grazie a una deroga alle regole contabili pensata per i titoli "tossici", pur dichiarando di non averne in portafoglio.
Ironicamente, però, sono le obbligazioni a basso rischio (80% degli investimenti) che alla lunga potrebbero costituire la principale minaccia alle fortune di Fonsai. Oggi limitano le perdite, ma in uno scenario prolungato di bassi tassi, la gestione finanziaria non riesce più a contribuire agli utili, e costringe la compagnia ad assumersi più rischi.
Così gli investitori penalizzano Fonsai: in Borsa vale appena il 45% del suo patrimonio, uno sconto del 34% rispetto alla media mondiale di settore. Prima o poi, potrebbe essere necessario rafforzarsi patrimonialmente. Ma è un´opzione non percorribile, viste le risorse limitate a disposizione di Ligresti. Che, anzi, impegna capitali del gruppo assicurativo per facilitare il suo controllo, chiedendo a Fonsai di detenere l´11% di azioni proprie e il 6,7% della controllante Premafin. E nonostante la crisi, Fonsai dichiara di voler pagare un lauto dividendo. Forse bisogna far salire liquidità ai piani altri della piramide, per far fronte ai debiti.