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 2009  marzo 14 Sabato calendario

LE TENTAZIONI PERICOLOSE


La querelle sui prefetti nasce da un comma inzeppato in un articolo della legge di conversione del decreto sulle misure urgenti per l´economia, che autorizza il Ministero dell´Economia a sottoscrivere, a particolari condizioni, speciali obbligazioni emesse da banche per rafforzare la propria posizione patrimoniale (i cosiddetti Tremonti bond).
A prescindere da quelle obbligazioni, il comma istituisce «presso le Prefetture� uno speciale osservatorio con la partecipazione dei soggetti interessati» (quali siano non si dice), per consentire al ministro di riferire periodicamente al Parlamento «sul finanziamento dell´economia», «fornendo dati disaggregati per regione e categoria economica». Pur scontando la ricorrente pulsione a istituire "osservatori" di ogni sorta quando si intravede un problema, questi sul credito appaiono veramente singolari. Per ottenere i «dati disaggregati» bastano un paio di valorosi funzionari del Ministero che passino un po´ di tempo sul sito della Banca d´Italia, ove, alla sezione Bollettino statistico, li troveranno in copia, distinti per localizzazione, appunto e per categoria. A meno che� A meno che non si volesse assegnare agli osservatori la funzione di buca da lettere ove impostare denunce e lamentele (come la "bocca della verità" di Santa Maria in Cosmedin per i Romani di altri tempi) e al prefetto compiti di accertamento in merito, a livello di azienda. L´imponente adunata dei prefetti d´Italia al Ministero dell´Interno, arringati da due ministri, ma neppure dotati, per quanto se ne sa, di un modello uniforme di raccolta di dati, nonché le numerose e difformi richieste inviate dalle prefetture alle banche potevano far temere che così fosse. Banca d´Italia ha ritenuto opportuno dissipare questa impressione, o impedire questa tentazione: se non si vuole leggere il bollettino, le richieste di dati per regione e per categoria economica delle controparti vanno rivolte alle filiali della Banca, da sempre competenti a raccoglierli e ad elaborarli; i dati aziendali individuali restano coperti dal segreto d´ufficio a norma del Testo Unico Bancario.
Il ministro dell´Economia non sembra avere eccepito a questa messa a punto, salvo che egli voglia intervenire per legge sul Testo Unico. Affermando che una vigilanza bancaria a livello europeo sarebbe opportuna, ha detto cosa nota e giusta: ci si attende che, entro gli stretti limiti imposti dall´art. 105.6 del Trattato, egli assuma iniziative in tal senso nella sede comunitaria. Messa dunque da parte, e ridotta alla sua modesta dimensione, la saga dei prefetti, resta la questione seria che ne era alla base: la brusca decelerazione del credito nei mesi recenti, a cui si collega l´altra delle "obbligazioni Tremonti".
La decelerazione del credito non trova spiegazione univoca. Certamente, in una situazione di recessione e di caduta della produzione, vi contribuisce una riduzione di domanda. Ma certamente vi è anche una restrizione di offerta, che può dipendere da almeno tre cause: una difficoltà di raccolta; una maggiore cautela delle banche a motivo del peggioramento della qualità dei mutuatari dovuto alla recessione, ma a sua volta aggravato dalla stretta creditizia; una debolezza del patrimonio di vigilanza, che provoca una contrazione dell´attivo, ossia dei prestiti. Quest´ultima causa è stata prevalente in Inghilterra e negli Stati Uniti e ha motivato le ripetute e ingenti iniezioni di capitale pubblico nelle banche. In Italia un problema di inadeguatezza patrimoniale si pone con urgenza per una fra le banche maggiori e in misura notevole per un´altra. Per esso, ma non per le altre cause di restrizione creditizia, le "obbligazioni Tremonti" rappresentano il rimedio adeguato. Quelle obbligazioni non sono però ancora pronte. Esiste un decreto attuativo della legge, ma non esiste ancora l´accordo quadro con l´associazione bancaria per la definizione del protocollo d´intenti che specifica le condizioni � non poche e non leggere � a cui la sottoscrizione da parte del Ministero dell´Economia è subordinata. A motivo di quelle condizioni, le banche che non hanno problemi imminenti di capitalizzazione non mostrano grande ansia di emettere obbligazioni destinate al Ministero. Probabilmente lo faranno lo stesso, ma per motivi, diciamo così, di cortesia politica.
Ma, non attendiamoci grandi effetti. Se vi è carenza di capitale i "Tremonti bond" impediranno certamente una contrazione del credito; se no, non necessariamente ne consentiranno un´espansione. Si sente dire che, con un requisito patrimoniale dell´otto per cento dell´attivo, un euro in più di capitale genera automaticamente 12,5 euro in più di prestiti: ma, affinché ciò avvenga, serve anche una maggiore raccolta di 11,5. Ce lo insegna non qualche diavoleria finanziaria, ma la buona vecchia partita doppia.