Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 14 Sabato calendario

TV, SI ALLUNGA LA STORIA DI PINOCCHIO


Non è soltanto uno dei libri più famosi del mondo, ma anche uno di quelli che più hanno ispirato cinema e televisione. Scritto nel 1881 da Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi, pubblicato due anni dopo, tradotto in tutto il mondo in centinaia di edizioni e versioni, nella memoria collettiva Pinocchio ha finito spesso per coincidere con il cartone animato di Walt Disney, realizzato esattamente 70 anni fa. Per la verità, non era la prima volta che il burattino più celebre della storia diventava una star del cinema: la prima versione fu quella di Giulio Antamoro del 1911, con Polidor nei panni del burattino. Seguirono quelle di Comencini, Nuti, Benigni. Si ricorda un Totò vestito da Pinocchio. Anche Francis Ford Coppola ci ha provato, ma il suo progetto è finito nelle aule dei tribunali. Quanto al romanzo, alzi la mano chi è certo di aver letto Le avventure di Pinocchio in edizione integrale (in Italia edita, con il supporto di illustratori diversi, da Giunti, Mondadori, Garzanti, Einaudi).
Adesso arriva un nuovo Pinocchio: vedremo un «Grillo Parlante con le tette», la voce e i modi irriverenti di Luciana Littizzetto. E non solo. Diretto dal regista di Montalbano, Alberto Sironi e sceneggiato da Ivan Cotroneo e Carlo Mazzotta, prodotto da Lux Vide di Luca e Matilde Bernabei, il nuovo Pinocchio arriverà sul piccolo schermo a maggio, su Raiuno. Il progetto è ambizioso e la sfida ardua: fare dal romanzo di Collodi un nuovo film, avendo «contro» il persistente ricordo di quelli di Comencini e di Disney, stratificatisi nella memoria delle ultime generazioni di italiani. In fondo, anche Benigni si è arenato su Collodi. Ma Pinocchio è la favola italiana più nota al mondo, anzi la fiaba più letta tout court. E allora la sfida vale il rischio, 70 anni dopo Disney e 37 dopo Comencini.
L’idea è di proporre una versione «glocal»: locale (girata a Civita di Bagnoregio, Viterbo) e globale (girata in inglese), dal cast internazionale. Strade nuove nel rispetto della tradizione, quindi, dicono gli autori: la storia, dai toni anche cupi, di un bambino che impara a diventare grande attraverso una difficile maturazione e la scoperta dei sentimenti ma, contemporaneamente, il desiderio di paternità di Geppetto. La novità maggiore è però la presenza dello stesso Collodi che, interpretato da Alessandro Gassman, fa da cornice alla storia del burattino: in crisi creativa, lo scrittore trova l’ispirazione per una storia presso un falegname suo vicino di casa.
Chi non è come Collodi comanda in questa versione è - appunto - il Grillo Parlante: Littizzetto in marsina e brache verde oliva, antenne su riccioli biondi, look molto disneyano. Sarà una voce della coscienza molto presente, una specie di angelo custode che accompagnerà Pinocchio lungo tutto il suo percorso e non finirà invece subito sciacciato su un muro come nel romanzo. Anche perché il compito di sgridare Pinocchio e cercare di indirizzarlo sulla retta via sarà piuttosto affidato alla Fata Turchina, che avrà il volto di Violante Placido, e dovrà vedersela con la biondina alla Jean Harlow dell’immaginario Disney e con la Gina Lollobrigida della versione comenciniana. Nei panni di Geppetto c’è l’inglese Bob Hoskins e in quelli di Pinocchio il ragazzino, pure inglese, Robbie Kay: abito rosso a fiori, cappelluccio a cono bianco (in mollica) come nell’iconografia tradizionale, pare che sul set fosse un mostro di bravura, in grado di mettere all’angolo gli attori «grandi». In una difficile alternanza di interpreti stranieri e italiani, si trovano Joss Ackland nei panni di Mastro Ciliegia, Thomas Sangster in quelli di Lucignolo (bambino prodigio dai tempi di Love Actually, è già stato un giovane Hitler e un altrettanto giovane Tristano), Margherita Buy come Maestra.
Intanto la Disney ringiovanisce il suo, di Pinocchio. Come ricorda Lella Smith, curatrice dell’immensa Animation Research Library di Glendale, dove sono conservate le decine di milioni di disegni che compongono il cuore della storia Disney (i disegni preliminari sono in questi giorni esposti allo Spedale degli Innocenti di Firenze), quello di Disney fu un progetto non facile. Erano anni di crisi economica e guerra imminente, Walt voleva qualcosa di più rassicurante. Ci furono all’epoca, proprio per gli adattamenti, polemiche in Italia da parte degli eredi di Collodi. E proteste diplomatiche. Costato l’incredibile (per allora) cifra di tre milioni di dollari, Pinocchio fu un mezzo flop, non ripagò cioè delle spese il suo creatore, anche perché l’Europa era già in guerra. E solo con il tempo e le riedizioni, a partire dagli Anni 50, si trasformò in uno dei classici dell’animazione.