Maurizio Molinari, La stampa 14/3/2009, 14 marzo 2009
COMPLOTTO CONTRO LA PLAYMATE
Potrebbe essere stato un complotto a uccidere Anna Nicole Smith, la playmate maggiorata morta per aver assunto un eccesso di farmaci in un hotel della Florida nel febbraio di due anni fa.
A far trapelare la tesi del complotto è Jerry Brown, procuratore generale della California, che ha incriminato per «cospirazione» tre delle persone che furono a più stretto contatto con la playmate nei suoi ultimi tre anni di vita. Si tratta di Howard Stern, compagno del sex symbol che ebbe nel 2003 il titolo di «Playmate of the Year», e dei due dottori che le somministravano i farmaci: Kristhine Eroshevich e Sandeep Kapoor.
«Abbiamo numerose prove sul fatto che i tre cospirarono fra loro per far avere ad Anna Nicole Smith migliaia di pillole», ha affermato il procuratore durante una conferenza stampa a Los Angeles, sottolineando che «spesso ciò avveniva senza un legittimo motivo medico».
Il meccanismo che i tre avevano creato era molto semplice: i dottori firmavano ricette che Stern andava a ritirare ed era poi lui a spingere Smith a consumarle, e quando la donna aveva dei dubbi Eroshevic e Kapoor facevano in maniera da dissiparli velocemente. La modella si fidava di loro come di nessun altro ma erano proprio loro ad avvelenarla, giorno dopo giorno seguendo un copione che assomiglia a un romanzo di Agatha Christie.
«I due dottori hanno ampiamente violato i loro obblighi medici mentre Stern era il canale che adoperavano per trasformare Smith in una dipendente da farmaci», ha aggiunto Brown, secondo il quale il complotto risale al giugno del 2004 e si è protratto fino al 26 gennaio del 2007 ovvero appena dieci giorni prima dell’apparente suicidio di Smith nella suite del «Seminole Hard Rock Hotel and Casino» di Hollywood, Florida.
Durante questo periodo i due medici firmarono 95 diverse ricette, intestate anche a nomi fittizi, facendo arrivare sul comodino di Anna Nicole Smith dosi imponenti del farmaco contro l’insonnia «Ambien», del molto potente «Hydromorphone» che provoca il sonno profondo, dell’ansiolitico «Clonazepan», del metadone che modifica i riflessi del cervello di fronte al dolore, dello «Xanax» adoperato in genere per calmare attacchi di panico e del «Ronf-Gong Lin II». Le medicine venivano prelevate in differenti farmacie di Los Angeles oppure alle isole Bermuda.
Il decesso, all’età di appena 39 anni, venne attribuito a un’accidentale overdose di farmaci frutto della depressione in cui la donna era caduta dopo la morte del figlio Daniel Wayne - anch’egli a causa di abuso di stupefacenti - e della nascita della piccola Dannielynn. Ma la ricostruzione del procuratore ora prospetta un diverso scenario: la cospirazione aveva indebolito di molto il fisico della donna, al punto da rendere molto possibile un decesso continuando ad assumere tali quantità di pillole e il fine potrebbe essere stato quello di impossessarsi dell’eredità della playmate, a cominciare dai proventi dei diritti tv per lo sfruttamento di una delle immagini femminili più popolari negli Stati Uniti.
Stern d’altra parte subito dopo la morte della donna tentò di avere la custodia della bambina - designata erede - e se fosse riuscito nell’impresa l’ipotesi dell’indagine è che i proventi economici sarebbe stati forse suddivisi con i due dottori. Ma Stern perse la custodia perché l’esame del Dna dimostrò che il padre biologico era il fotografo Larry Birkhead e da quel momento la polizia di Los Angeles ha iniziato a indagare sui motivi che potevano aver spinto Stern ad affermare più volte il falso. Arrivando così a svelare la cospirazione.
Adesso l’ex fidanzato si è consegnato alla giustizia, è uscito su cauzione pagando 20 mila dollari e deve difendersi, assieme ai due dottori, da un’indagine che, pur non accusandolo ancora apertamente di omicidio, potrebbe terminare con una dura condanna in quanto il traffico illegale di farmaci è fra i crimini che la legge della California punisce con maggiore severità.
Le prove raccolte dagli agenti negli studi dei due dottori - anche Kapoor si è consegnato mentre Eroshevich dovrebbe farlo lunedì - d’altra parte sembrano schiaccianti: cumuli di ricette molte delle quali intestate a nomi falsi o agli stessi medici per acquistare in periodi identici centinaia di pillole di alcuni fra gli psicofarmaci più pericolosi. A complicare la posizione di Stern c’è il fatto che appena un mese fa dichiarò, in un’intervista alla tv «E!», di non aver mai tentato di ottenere illegalmente delle medicine per Anna Nicole Smith.
In realtà ciò era avvenuto perfino durante il periodo nel quale la protagonista di popolari serial tv era incinta della figlia: in quel caso le ricette venivano intestate al nome falso di «Michelle Chase», già adoperato dalla modella.
Per avere un’idea della dimensione della «cospirazione» nel deterioramento della salute dell’avvenente attrice bionda tutti gli undici psicofarmaci ritrovati nella suite dell’hotel in Florida accanto al cadavere erano stati somministrati da Eroshevic, otto dei quali erano intestati a Stern, due per «Alex Katz» - un suo pseudonimo - e uno alla stessa Eroshevic.