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 2009  marzo 16 Lunedì calendario

LA FRANCIA NELLA NATO E L’OMBRA DI DE GAULLE


 la Francia adesso il Paese più a vicino a noi in Europa? Storicamente italiani e francesi sono sempre stati in competizione per l’influenza sui Balcani e ora la regione sembra di particolare importanza dato il crollo delle economie ex sovietiche e il pericolo di destabilizzazione che ciò comporta. Se i francesi, come sembra, tornano a far parte dell’alleanza militare della Nato, a noi, come necessariamente filo-americani, che cosa converrà fare?
Giulio Prosperi
giulio.prosperi@email.it

Caro Prosperi,
Converrebbe chiedersi anzitutto perché la Francia abbia deciso di rientrare nell’organizzazione militare dell’Alleanza Atlantica. Il dibattito suscitato dalle intenzioni del presidente francese dimostra che la decisione è considerata da molti suoi connazionali una sorta di insulto alla memoria dell’uomo, il generale De Gaulle, che denunciò l’egemonia americana sull’Alleanza e cacciò il Comando Supremo da Fontainebleau nel 1966. Molti osservano che la Francia ha partecipato a tutte le maggiori operazioni della Nato in questi ultimi anni (Bosnia, Kosovo, Afghanistan) e che la sua formale appartenenza all’organizzazione cambia solo formalmente lo stato delle cose. Se gli effetti pratici saranno modesti, la decisione di Sarkozy, quindi, è a maggior ragione politica ed è probabilmente il frutto della grande crisi franco-americana del 2003.
In quella occasione la Francia si oppose alla guerra irachena e il suo ministro degli Esteri Dominique de Villepin pronunciò al Consiglio di Sicurezza un discorso che l’amministrazione Bush considerò insolente. Altri Paesi, in particolare Germania e Russia, presero posizione contro il conflitto. Ma l’atteggiamento di Chirac e del suo ministro degli Esteri suscitò negli Stati Uniti reazioni pressoché isteriche. Ricorda quando le «french fries» (le patate fritte alla francese) vennero ribattezzate «liberty fries»? Ricorda i negozi che rifiutavano di vendere prodotti francesi? La rabbia non fu soltanto popolare. Interrogata sul modo in cui gli Stati Uniti avrebbero dovuto reagire a questa «mancanza di solidarietà», Condoleezza Rice, allora presidente del Consiglio per la sicurezza nazionale, disse con toni tacitiani: «Punire la Francia, ignorare la Germania, perdonare la Russia».
Gli errori e i disastri della guerra irachena hanno contribuito ad ammorbidire l’atteggiamento degli Stati Uniti verso Parigi. Ma Sarkozy sembra essere giunto alla conclusione che la Francia non può permettersi di litigare con la maggiore potenza mondiale e che sarà tanto più influente quanto più avrà l’occasione di essere accanto all’America nelle maggiori sedi internazionali. Il presidente francese pensa in particolare al progetto di difesa europea, concepito da Jacques Chirac e Tony Blair nell’incontro di Saint-Malo del dicembre 1998 e considerato dagli Stati Uniti con grande sospetto. Se la Francia rientra nell’organizzazione atlantica sarà più facile, secondo Sarkozy, convincere Obama che il progetto non è diretto contro gli interessi di Washington. Aggiungo che il presidente francese ha chiesto e apparentemente ottenuto che due comandi importanti vengano assegnati a ufficiali del suo Paese: un compenso che dovrebbe permettergli di rendere la sua decisione meno sgradita agli eredi del gollismo puro e duro.
Alla sua domanda sul ruolo dell’Italia dopo il ritorno della Francia nell’organizzazione militare rispondo con due considerazioni. In primo luogo il nostro bilancio per la Difesa è troppo esiguo perché Italia e Francia possano considerarsi, in questo campo, concorrenti. In secondo luogo mi chiedo quale possa essere il futuro di una organizzazione che non può vantare grandi successi politici nella penisola balcanica e che non sta vincendo la guerra afghana. Capisco le intenzioni di Sarkozy, ma non credo che abbia giocato la carta della Nato nel momento migliore.